Quando si parla di censura, l’argomento è alquanto delicato. In un mondo libero e trasparente, non ci si dovrebbe nemmeno porre il problema. Tuttavia quello della censura è un tema centrale anche nel mondo videoludico. Per motivi di pudore, di politica, di morale. E questo 2017 non è stato di certo scevro da atti di censura che sono andati a modificare alcuni elementi di titoli che evidentemente sono stati considerati inadatti in alcune nazioni.
Nell’occasione della fine dell’anno, un video dal canale YouTube Censored Gaming ci propone un recap delle più importanti e forse clamorose azioni di modifica che sono state compiute in alcune nazioni.
Il caso creato da Wolfenstein II: The New Colossus in Germania è stato forse uno di quelli più noti ed eclatanti. La causa è stata una legge, l’articolo 86 del codice penale tedesco, che condanna l’uso di simboli nazisti come parte della denazificazione del paese dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Si è anche quindi intervenuto nella resa del personaggio di Hitler, eliminandone gli iconici baffi.
La maggioranza degli altri cambiamenti arriva dal Giappone, nella forma dell’attenuare alcuni succinti costumi (per l’Ovest del paese) e la violenza (per l’Est del paese). Si parla di tendenze decennali, quindi nessuna sorpresa.
Questo video in ogni caso, dimostra che questa forma di cultura popolare non è ancora “accettata” globalmente. Deve ancora conformarsi alle norme locali. In più i cambiamenti sono significativi perché ci mostrano che cos’è che va a disturbare in modo particolare la cultura della nazione dove il prodotto viene venduto, e lo fanno molto di più di qualsiasi possibile sondaggio o studio.
Sarebbe interessante andare a conoscere cosa però ne pensano direttamente i giocatori e gli utenti di ogni paese, di queste decisioni. Ce n’è davvero bisogno? O vanno a rispondere ad un esigenza di “controllo dei costumi” forse obsoleta? Di certo derivate “dall’alto”, possono non essere considerate necessarie dai più. A volte, si sa, chi decide è poco a conoscenza di cosa pensano davvero le persone. E questo vale per ogni ambito.
Fonte: polygon