2084 di Feardemic è uno sparatutto in prima persona indie, che presenta un’ambientazione in stile horror cyberpunk. Il gioco, nato da una jam di sole 72 ore, momentaneamente è in early access. Per questo motivo quest’articolo sarà un’anteprima del gioco e non un giudizio finale, dato che gli sviluppatori hanno promesso di ampliare il loro prodotto regolarmente.
Trama
Nell’anno 2084 la quindicesima Repubblica distopica polacca è in tumulto dopo lo scatenarsi di un’infezione mortale che ha trasformato alcuni cittadini in zombi. In questo clima di emergenza il giocatore vestirà i panni di Laura Lofi, giovane ricercatrice della Chiron Incorporated. La protagonista del gioco avrà l’incarico di indossare una sorta di visore della realtà aumentata, che la trasporterà all’interno di luoghi popolati dagli infetti. Lo scopo sarà quello di farsi strada all’interno di veri e propri labirinti, uccidendo una serie di nemici base e il boss di fine livello. Il giocatore avrà a sua disposizione un’armatura potenziata ed anche un’arma laser con la possibilità di hackerare una serie di dispositivi elettronici.
Hacking e altre meccaniche
L’hacking rappresenta sia lo strumento attraverso il quale il giocatore interagisce con l’ambiente che una meccanica fondamentale. Sfruttandola, attraverso un minigioco che richiede particolare attenzione e velocità, si potrà hackerare dei dispositivi elettronici, i quali possiede una diversa funzione. Alcuni ci consentiranno di ricaricare la vita o dei colpi potenziati, altri apriranno porte e passaggi, altri ancora saranno in grado di paralizzare i nemici.
Ovviamente la meccanica principale è l’insieme di elementi legati strettamente allo shooting. In questa direzione il gioco mantiene un approccio standard, in quanto rappresenta un esemplare puro del genere di appartenenza. Infatti nella resa del sistema di shooting e nel ritmo frenetico, 2084 strizza l’occhio agli esponenti, che negli anni 90 hanno inventato il genere, come ad esempio Doom. Particolare menzione va fatta inoltre alla gestione del puntamento dell’arma. Infatti quest’ultima sfrutta un mirino sempre presente sullo schermo, il quale viene controllato tramite mouse, se si decide di giocare con la tastiera e il mouse stesso, oppure con l’analogico destro qualora si usi un gamepad.
Infine altra meccanica principale è l’esplorazione degli ambienti. Sebbene risulti lineare e a volte ci spinga a un limitato backtracking, essa sottolinea ed esalta una costruzione degli ambienti tutt’altro che superficiale. Inoltre l’avanzare in un labirinto, sconosciuto e popolato da creature ostili, risulta comunque funzionale alla creazione dell’atmosfera e del pathos che gli sviluppatori volevano creare
Estetica e level design
Graficamente ed esteticamente si tratta di una produzione che non fa gridare al miracolo. La natura di studio indipendente di Feardemic si fa sentire, ad esempio sulla varietà dei nemici oppure sulla grandezza degli ambienti. Sicuramente alcuni giocatori potrebbero preferire un maggior spazio di manovra nei movimenti, nonostante la presenza di un tasto per il dash. Eppure in quest’ultima piccola sbavatura, si fa di un limite una virtù. Infatti gli stretti corridoi, che dominano nella creazione dei livelli, risultano sufficientemente immersivi e quantomeno strutturati con coerenza. Gli ambienti appunto sono stati ideati, nella loro estetica e nel loro insieme, in funzione del senso di isolamento e di oppressione, che si voleva trasmettere. In maniera analoga i dispositivi elettronici, che fungono da supporto al giocatore, sono inseriti negli scenari in maniera azzeccata, seppur non generosa.
Comparto tecnico e sonoro
Dal punto di vista più tecnico il tutto risulta comunque fluido e solido, ad eccezione di sporadici bug e un raro pop up dei nemici nel primo livello. Insomma si tratta di piccoli dettagli, che potranno essere tranquillamente smussati nei due anni circa di gestazione del videogioco.
Passiamo al comparto sonoro. In primis è obbligo dire che, come qualsiasi videogioco ad ambientazione horror, la fruizione è consigliata con un buon impianto stereo o con delle cuffie. Ahimè però nel comparto sonoro si possono incontrare dei piccoli passi falsi come delle piccole sorprese. In particolare le musiche, sebbene funzionali alla caratterizzazione dei livelli, non sono abbastanza incisive e di certo i giocatori non si ricorderanno questo prodotto per la colonna sonora.
D’altro canto troviamo in un escamotage, associato alla gestione del sonoro, un elemento apprezzabile nell’esplorazione dei livelli. Gli zombi stessi ci segnaleranno la loro presenza, non potendosi esimere nelle immediate vicinanze dal annunciarsi con delle grida. Per carità non si tratta certo di qualcosa di originale, ma se proprio “si prende ispirazione da altri, quantomeno lo si faccia da chi fa un bel compito”.
Consigli
Prima di mettere il punto a questa anteprima, vorrei dedicare spazio a delle mie considerazioni sulle possibile aggiunte che a parer mio gioverebbero al videogioco. Sebbene la scarsa longevità della campagna del titolo, solo tre livelli, sia compensata da un livello di sfida sicuramente impegnativo, in primis gradirei che lo studio aggiungesse dei nuovi livelli alla storia.
Altre aggiunte risiedono nell’ampliamento delle modalità offerte. Al momento ne è disponibile una sola oltre la storia, la quale ci fa affrontare orde infinite di nemici, nel tentativo di fare il miglior punteggio. In effetti, nonostante non sia un amante del multiplayer, soprattutto competitivo, ormai è chiaro a tutti che parte del successo dei moderni FPS poggi proprio su di esso. Infatti non mi spiego l’assenza della possibilità di giocare delle mappe in multiplayer sia in maniera collaborativa che competitiva. L’ultima modalità che arricchirebbe il titolo potrebbe essere quella che permetterebbe di rigiocare singoli livelli in maniera indipendente e non sequenziale.
Conclusioni
L’opera si presenta come un FPS dal ritmo frenetico, che riesce anche ad amalgamare in maniera convincente la meccanica dell’hacking. Proprio quest’ultima risulta a mio parere contestualizzata, tanto da non risultare un’aggiunta fine a se stessa, ma un qualcosa che spezza la monotonia delle sparatorie. Tirando le somme, 2084 si rivela un gioco interessante, soprattutto se si pensa che la struttura portante del gioco è stata realizzata in 72 ore. Tuttavia, analizzandolo solo per ciò che offre, al giorno d’oggi abbiamo un titolo, che si trova ancora nel suo bozzolo, lasciando solamente immaginare il suo vero potenziale. Non ci resta che aspettare e vedere come si evolverà dall’Early Access