In un panorama sempre più ricco di titoli indie tutti da scoprire, gli sviluppatori di Seenapsis Studio e i publisher Goblinz Studio e Maple Whispering Limited hanno unito le forze per portarci A Long Way Down, un titolo che prende a piene mani dal genere dei roguelite con classica esplorazione dei dungeon e aggiungendoci elementi di deckbuilding, dal momento che ogni combattimento viene condotto usando un mazzo di carte per determinare le mosse del nostro party. Per chi volesse avere una prima veloce impressione sul titolo, che abbiamo provato in versione Early Access, eccovi un trailer:
Il gioco è giunto su Steam il 16 gennaio in early access dando globalmente una buona impressione anche se, come discuteremo tra poco insieme, c’è ancora molto da lavorare prima del rilascio definitivo di questo RPG, che in questi giorni sta subendo numerose modifiche specialmente grazie al feedback degli utenti. Ma andiamo con ordine, e buttiamoci in questo lungo viaggio in cui il protagonista Sam cercherà di ritrovare sé stesso, ritrovandosi in bilico tra la vita e la morte.
Ho perso il filo…
Partiamo dal primo elemento cardine di A Long Way Out: l’esplorazione del dungeon. Il titolo è infatti organizzato in un lungo numero di livelli successivi, dove il nostro protagonista andrà a muoversi all’interno di una vera e propria scacchiera piena zeppa di nemici e ostacoli da superare. La particolarità di questo aspetto risiede però nel fatto che saremo sia il nostro eroe sia un misterioso Dungeon Master, e avremo la facoltà durante il nostro turno di posizionare quadrati di vario tipo per aiutarci (o impedirci nel caso del nostro avversario) a raggiungere alcuni punti del livello al fine di completare i vari obiettivi e passare allo stage successivo.
In modo da continuare l’esplorazione senza intoppi, risulterà fondamentale infatti raccogliere il vari oggetti disseminati nella mappa tra cui i falò (per curare 50 punti di salute) ma soprattutto i blocchi di marmo che aggiungeranno ulteriori quadrati alla vostra riserva: cercate sempre di tenere d’occhio il numero in basso, in quanto se dovessero esaurirsi i quadrati non potrete più modificare la scacchiera e potreste trovarvi costretti a ricominciare il livello da capo! La casualità e la varietà di questa feature di esplorazione convince appieno soprattutto considerando anche il grande numero di quadrati diversi disponibili, nonostante invece l’assegnazione degli obiettivi sia a volte parecchio emblematica e frustrante. La versione da noi provata, infatti, ha un tutorial ridotto all’osso e succede a volte di rimanere bloccati senza sapere cosa fare, per poi scoprire che fosse indispensabile portare a termine una missione secondaria che aveva tutta l’aria di essere facoltativa e tutt’altro che collegata al filone principale.
Non si tratta di un problema grave che inficia l’esperienza di gioco, intendiamoci, ma certamente si rimane a volte veramente perplessi quando in fase di sviluppo scappa un aspetto del genere. Il nostro consiglio è quello di cercare di sfruttare al meglio le risorse a vostra disposizione tenendo conto che non potrete combattere all’infinito, specialmente all’inizio quando non saranno disponibili molte cure per ripristinare la salute. Detto questo, naturalmente può valere la pena svolgere alcuni compiti secondari, specialmente per prepararsi per gli immancabili boss di fine livello (che sono caratterizzati tutto sommato bene, senza però stupire più di tanto), ma specialmente all’inizio vi ritroverete costretti ad andare abbastanza spediti vista la pochezza del party nelle fasi iniziali del gioco.
Giocare è sperimentare il rischio
Ma passiamo adesso ai suddetti combattimenti, che risultano divertenti oltre ad essere sufficientemente profondi e strategici. Si tratta del classico sistema del combattimento a turni vecchio stile (con un certo numero di punti azione), dove però gli attacchi a nostra disposizione sono legati a quali carte pescheremo dal nostro mazzo nella mano iniziale e ad ogni inizio del turno. A Long Way Out, infatti, ha un gameplay molto interessante basato su un gioco di carte che annovera tra le proprie fila numerosi attacchi fisici, ma anche diverse magie, nonché potenti buff ed incantamenti per indebolire i nostri avversari. C’è chi potrebbe storcere il naso di fronte alla casualità, che può risultare a volte penalizzante, ma ci sentiamo di promuovere a pieni voti il sistema di combattimento e soprattutto il profondo impianto di crafting che ci sta dietro.
Tra un livello è l’altro (o dopo un fallimento, ovviamente) verrete infatti trasportati in uno spazio neutrale dove sarà possibile aprire il menù e spulciare i vari potenziamenti che vi permetteranno di aumentare le vostre probabilità di sopravvivenza in diversi modi, tra cui: migliorare le armi, organizzare il vostro mazzo per i combattimenti, ma anche potenziare o riciclare le magie del vostro arsenale al fine di aumentare le vostre risorse. Inutile dire che questo aspetto rivestirà un ruolo chiave, soprattutto per aver accesso ad un discreto numero di cure per prolungare la vostra sopravvivenza. Fate in modo, dunque, di dare la priorità alle magie di cura cercando però di portare anche qualche potente attacco, preservando per quanto possibile al tempo stesso la varietà delle carte disponibili. Può essere infatti pericoloso rimanere a lungo senza una cura disponibile, ma anche rimanere con pochi attacchi in mano durante il combattimento non è per nulla invidiabile come situazione. Nulla da dire su questo fronte, se siete fan come il sottoscritto dei giochi di carte avrete di che divertirvi, nonostante naturalmente per accedere alle magie più potenti sarà necessario il caro e vecchio grind.
Veste grafica e lato tecnico del prodotto
Diamo uno sguardo, infine, al lato tecnico del gioco, tenendo sempre presente che siamo ancora allo stadio beta di sviluppo e che è quindi lecito aspettarsi che sia ancora presto per avere un quadro completo. Per quanto riguarda la grafica, il titolo si lascia guardare (ricorda molto Slay the Spire, per chi ha presente di cosa si tratta), sia per le sue fasi di esplorazione che per i boss di fine livello e i personaggi: intendiamoci, nulla della grafica o dello stile di questo titolo fa gridare al miracolo, ma possiamo essere tutto sommato soddisfatti in questo campo. Sono invece da registrare e curare meglio le prestazioni, in quanto durante la nostra partita siamo stati spesso colpiti (purtroppo) da crash e alcuni bug, specialmente alla fine di un combattimento e di un livello o al momento di scegliere le magie da lanciare durante uno scontro. Speriamo che questo aspetto venga migliorato una volta terminato il gioco, perché c’è molto lavoro da fare al riguardo.
Nel chiudere l’analisi del lato tecnico, è giusto spendere qualche parole sulle musiche che accompagnano questo titolo, che risultano coinvolgenti e incalzanti nonostante non siano presenti molte tracce, e potreste trovarvi a rimuoverle in caso di ripetizione dello stesso livello; sicuramente avere più varietà avrebbe aiutato non poco, ma perlomeno la theme principale di combattimento è più che soddisfacente.
Conclusioni
Il gioco è ancora molto in evoluzione e lo sarà anche nei prossimi mesi, ma per quanto si è visto finora ha delle buone potenzialità, nonostante sia necessario lavorare parecchio specialmente sulla stabilità del titolo. Sicuramente non è un prodotto che fa gridare al miracolo o che può contare su valori eccelsi in nessun campo, ma A Long Way Down rappresenta nel suo piccolo un buonissimo passatempo che, specialmente per i fan dei giochi di carte, può essere un discreto modo per passare alcune ore a pescare carte e sconfiggere temibili nemici.