Ace Combat 7: Skies Unknown è il primo titolo per l’attuale generazione hardware di questa ultra ventennale saga. Il gioco pubblicato da Bandai Namco e sviluppato da Project Aces ha di fatto definito un genere: l’arcade-simulazione applicata agli aerei da combattimento. Il numero accanto al titolo non deve trarre in inganno, Ace Combat 7: Skies Unknown non è il settimo capitolo nel computo totale dei giochi usciti sotto questo nome. Si sono susseguite diverse versioni mobile, e diverse altre fuori dalla cronologia ufficiale. Ad esempio Ace Combat Zero: The Belkan War è stato in realtà un prequel del quinto episodio ed Ace Combat: Assault Horizon, penultimo in ordine di arrivo, ed era totalmente avulso dalla storyline principale. Il sottoscritto, autore di questa recensione, li ha giocati praticamente tutti, con la sola eccezione del primissimo capostipite e di qualche versione portatile. Ace Combat 7, tra l’altro, è il primo titolo del brand per le console/hardware di questa generazione. Si è dunque dovuto attendere parecchio per avere tra le mani questo nuovo lavoro. “Cieli sconosciuti”… iniziamo dunque a vedere cosa è cambiato e cosa è rimasto uguale.
Formula che funziona, non si cambia
Uno degli elementi chiave che hanno prodotto nel tempo il successo della saga è indubbiamente la storia che viene confezionata attorno al gioco propriamente detto. Sembra assurdo, paradossale. Ma il plot attorno a cui ruota praticamente ogni capitolo di Ace Combat è sempre uguale. Né più né meno di un personaggio Nintendiano che si ritrova a dover recuperare una principessa rapita. Il bello è che funziona ed il tutto funziona senza il peso della ripetitività. Due blocchi di nazioni che si fronteggiano da secoli. Generalmente il blocco più povero ed arretrato, grazie ad un’azione improvvisa, inattesa e spesso con qualche aiuto indiretto riesce ad occupare gran parte del territorio avversario. Da questa situazione parte la contro offensiva, generalmente guidata da un giovane promettente pilota fino al completo ristabilimento della situazione.
Cronache e racconti di guerra
Ace Combat 7 non fa la minima eccezione a questo schema ma, come per gli altri capitoli, ne esce a testa alta. Il trucco, gli elementi in più che riescono ad elevare e nobilitare anche questa volta la storia inserita nel gioco, sono senza dubbio lo stile narrativo e le vicende personali dei personaggi. Ace Combat narra storie di guerra e questo tipo di racconti piace e piacerà sempre. Questo è già un dato certo di cui il titolo si avvantaggia. Quanto al modo di raccontare le vicende, la saga di Bandai Namco ha sempre adottato uno stile particolare e suggestivo, a mio avviso perfettamente in linea con il tipo di storie raccontate. Generalmente il racconto è affidato ad uno o più dei protagonisti, che narrano gli eventi attraverso una serie di ricordi distanti, sbiaditi, lontani. Le vicende personali si intrecciano inevitabilmente con gli eventi del conflitto, legandoli indissolubilmente con una correlazione tanto forte quanto remota, a volte quasi onirica. Gli eventi di una guerra che influiscono nel microcosmo di un individuo. E lo stesso individuo, magari a notevole distanza di spazio e tempo, influirà sul conflitto.
Un po’ di tattica
A tutto questo, fanno da contraltare i briefing tattici, dove prima e dopo ogni missione si viene aggiornati sull’andamento del conflitto dal punto di vista numerico e di possesso territoriale. Ecco, il territorio. Gli episodi di Ace Combat ambientati nella cronologia ufficiale hanno in comune anche l’ambiente, la mappa geopolitica. Siamo in un mondo immaginario denominato “Strangereal”. In esso sono definiti continenti, regioni, regni ed ovviamente specifici luoghi. Ciò che lo differenzia sostanzialmente dal nostro mondo sono i devastanti effetti derivanti dall’impatto di un immenso asteroide nella zona dell’Eurasia.
Ogni volta che ci si torna a muovere in Strangereal si ha sempre più la sensazione di muoversi in un contesto conosciuto, con dei riferimenti ben precisi. Persino alcune importanti installazioni, che hanno avuto ruoli chiave nei giochi passati, vengono riprese e ripresentate. Una sola considerazione: scegliere Osea, Usea ed Erusea tra i nomi più ricorrenti di continenti/nazioni è piuttosto confusionario. Chi ha giocato a diversi episodi conosce il planisfero di Strangereal a menadito, ma per i neofiti avere dei nomi che differiscono tra loro soltanto per una sola lettera o quasi potrebbe produrre qualche fraintendimento, finendo col rendere tutta la storia decisamente meno godibile.
La storia della storia
Più prosaicamente, la modalità storia (campagna principale), si sviluppa lungo una serie di missioni in successione assolutamente e perfettamente lineare. Di questi tempi siamo abituati agli Open World ed in generale a titoli che, seppur con percorsi definiti ed obbligati, fanno di tutto per sembrare il più complessi possibile. Qui, al contrario si va dalla prima all’ultima missione, senza se e senza ma. Le ragioni possono essere legittime, su tutti il preservare una storia che, come dicevamo poco fa, è estremamente coerente e ben fatta. Tuttavia è inutile negare che in questo modo la progressione appaia piuttosto semplicistica.
Purtroppo o per fortuna il sottoscritto è un fan della serie di lunghissima data, e ben si ricorda la struttura del terzo capitolo. In versione giapponese – purtroppo quella occidentale venne brutalmente castrata. In Ace Combat 3: Electrosphere (siamo nel 1999 con la prima PlayStation) l’avanzamento era tutto fuorché lineare, senza nulla togliere alla complessità della trama. Storia a bivi, dove molte volte, a seconda delle scelte effettuate, si sarebbe andati ad affrontare la stessa missione con incarichi diametralmente opposti. Ad esempio alcuni capitoli della storia divenivano d’assalto o di protezione a seconda delle scelte effettuate in precedenza. Peraltro in molti casi la conclusione di una missione portava comunque ad un avanzamento della storia, sia che l’esito della stessa fosse stato soddisfacente o fallimentare.
Sono passati vent’anni. Avere quindi al giorno d’oggi una sfilza di missioni (venti, per la cronaca) inanellate come su una collana appare, pur con tutte le giustificazioni e motivazioni del caso, decisamente troppo lineare e limitativo.
Missioni tra le nuvole
Detto della storia e della struttura delle missioni è opportuno raccontare approfonditamente ciò che poi si è chiamati a dover svolgere nel corso del gioco. Varietà e ricchezza delle situazioni hanno sempre segnato le fortune, o sfortune, di ciascun capitolo della serie. In Ace Combat 7 si può tranquillamente affermare che il lavoro di diversificazione è stato effettuato in maniera egregia, pur con l’obbligo di fare qualche importante precisazione.
Iniziamo da quanto c’è di bello o di nuovo. Su tutti, adeguatamente promossa a livello marketing, è l’introduzione della volumetria delle nuvole. In tutti i predecessori le nuvole erano nulla più che degli elementi di coreografia sullo sfondo. Oppure erano completamente uniformi in un determinato intervallo d’altitudine. Ora sono degli oggetti “fisici”, con tutto ciò che la cosa comporta. Ci si può volare all’interno per nascondersi, sfuggire ai nemici, tendere imboscate. Di contro il velivolo e le armi risentiranno delle diverse condizioni meteo. Lo stesso vetro dell’abitacolo potrebbe opacizzarsi a causa dei cristalli d’acqua ghiacciata che possono venire a formarsi.
Da questo punto di vista Ace Combat 7 è uno splendido esempio di come l’avanzamento della tecnologia applicata al campo videoludico possa produrre concrete innovazioni non solo e soltanto di natura estetica. Si tende spesso a considerare l’hardware un mero mezzo, qualcosa di volgare e materiale in relazione alla fantasia astrattiva del game concept, diversamente considerata nobile ed elevata. La verità è che senza alcune opportunità messe a disposizione dalla “forza bruta” di un hardware, molti giochi non solo non sarebbero possibili, ma neppure immaginabili, concepibili. È un concetto che mi è molto caro, che ho più volte sottolineato nella rubrica D.I.G., perdonatemi quindi se ho sentito il bisogno di riportarlo anche all’interno di questa recensione. L’occasione, d’altronde, è stata estremamente ghiotta e calzante.
Scenario bellico
Anche a livello geologico il gioco non si fa mancare nulla. Vi sono contesti nuovi e grandi classici, che in un gioco di caccia a reazione ci devono sempre essere. Volare a bassa quota lungo un tortuoso canyon? C’è. Immancabilmente. Ed è giusto che sia così. Da un punto di vista più operativo il ventaglio di compiti è sufficientemente diversificato, seppur non originalissimo… Compiti di scorta, protezione, assalto, intercettazione, ricognizione: il campionario è davvero ricco ed esteso. Nondimeno le location offrono una grandissima varietà di ambientazioni, tutte ricostruite in maniera egregia. Certamente un gioco come Ace Combat 7 non è uno dei migliori titoli per poter apprezzare durante una sessione di gioco i particolari grafici.
Sfrecciare oltre la velocità del suono non è sicuramente l’occasione migliore per ammirare il panorama in maniera ravvicinata, ma il risultato finale è assolutamente lodevole e di grandissimo impatto. Gli effetti di luce, su tutti quello del sole sul mare sono resi al meglio e la ricostruzione dei vari insediamenti bellici è stata effettuata in maniera assolutamente meticolosa. Le piattaforme petrolifere presenti in una missione a metà gioco sono assolutamente fantastiche e dettagliatissime. Peccato che non si avrà assolutamente tempo per ammirarle! Beh, se volete gustarvi gli scenari lontano dall’incalzare della battaglia, sappiate che è possibile ritornare negli ambienti delle missioni portate già a compimento in modalità volo libero.
Medesimo discorso per quanto riguarda i velivoli. Se siete appassionati d’aeromodellismo sappiate che tutti gli aerei inclusi in questa produzione sono stati riprodotti nel migliore dei modi. Per forza di cose è impossibile ammirarne tutti i particolari durante un duello in volo, dove il mezzo del vostro nemico sarà grande quanto una mosca. Viceversa, nella comodità di un hangar, potrete dar sfogo al modellista dentro di voi.
L’inconveniente è il mio pane quotidiano
Paradossalmente l’evolversi di ciascuna missione risulta a volte di stampo sin troppo cinematografico, con un numero di colpi di scena talmente ricorrenti da divenire quasi scontati e prevedibili. Si parte con un briefing dove ci vengono illustrati come obbiettivi una serie di obbiettivi a terra? Già si sa che prima o poi ci toccherà, anche, fronteggiare una squadriglia nemica in un duello aria-aria. Droni? Affrontare un bel nugolo di mezzi volanti automatizzati è un denominatore comune presente in moltissime missioni. Tutto questo limita gli approcci più squisitamente tattici, enfatizzando di contro la componente arcade dura e pura. Anche il fattore tempo, sempre piuttosto limitato anche quando non vi sarebbe alcuna giustificazione sensata in relazione agli eventi in corso, tende ad incanalare l’esperienza di gioco complessiva nella medesima direzione.
Molto spesso sono presenti situazioni più simili ad una gara di tiro al bersaglio a tempo. Un peccato perché con questa impostazione alcuni approcci più ragionati divengono semplicemente controproducenti. Un altro aspetto spigoloso che deriva più o meno direttamente da un’impostazione di questo tipo è costituito da una curva della difficoltà non certo calibrata nel migliore dei modi. Alcune missioni sono sicuramente più impegnative di altre, vuoi per la presenza o meno di checkpoint, vuoi per il succitato limite temporale. Date tutte queste premesse, non a caso i velivoli più utili sono i multiruolo, cioè le classiche vie di mezzo adattabili un po’ a tutti i contesti. È arrivato quindi il momento di parlare del corredo bellico!
Il paradiso del piccolo guerrafondaio
Sicuramente il sistema di potenziamenti in Ace Combat 7 è uno degli aspetti più innovativi rispetto ai suoi predecessori. Da sempre è presente una valuta di gioco con la quale è possibile acquistare con il progredire nel gioco nuovi aerei e nuove armi speciali. La novità, valida, è costituita dal fatto che in questo nuovo capitolo tutto è stato inserito in una sorta di linea evolutiva ramificata, denominata nel gioco “albero degli aerei”. Lungo i rami di questo ipotetico albero (in realtà si sviluppa in orizzontale), si potranno acquistare aerei, armi e, novità, componenti specifiche.
Il risultato complessivo di questa impostazione è senza dubbio soddisfacente, ma occorre fare diverse precisazioni per spiegarlo e comprenderlo al meglio. Innanzitutto questa alberatura implica una sequenzialità piuttosto rigida nella cronologia degli elementi che si andranno a sbloccare. Se si desidera arrivare a possedere qualcosa in fondo ad un ramo, occorrerà farsi strada attraverso l’acquisto di tutti gli oggetti che lo precedono. È pur vero che l’albero ha sia delle diramazioni che delle ricongiunzioni, ma alcuni snodi risultano più o meno obbligati. Infine alcuni oggetti sono esclusivamente riservati ad impieghi multigiocatore online mentre altri sono equipaggiabili solo per la modalità storia single player.
Un occhio sul mirino, l’altro ai conti
Un po’ dei Top Gun, un po’ ragionieri. Un po’ Maverick, un po’ il rag. Ugo Fantozzi. Ace Combat 7 rappresenta un forzato ma imprescindibile punto d’incontro tra questi mondi. Ai fini di un successo nel gioco, occorre tener necessariamente conto del fatto che non è prevista alcuna possibilità di rivendita per ciò che avete acquistato, neppure a prezzo ridotto. Investite dunque con molta cautela il denaro faticosamente racimolato nel corso delle missioni: una volta speso, è speso per sempre.
Una buona notizia, che bilancia in parte queste rigidità, è rappresentata dal fatto che le parti acquistate potranno essere liberamente configurate ed utilizzate su tutti gli aerei in vostro possesso. In altre parole, un componente aggiuntivo può essere assegnato a tutti gli aerei, a fronte di un unico ed iniziale acquisto. Le uniche limitazioni sono costituite del fatto che ciascun componente occupa un numero variabile di mini-slot. Ogni aereo dispone di 34 mini slot per categoria: fusoliera, armi e abilità speciali (in genere capacità radar o stealth). È possibile infine equipaggiare un aereo con un numero massimo di otto parti speciali, indipendentemente dalla loro categoria di appartenenza.
Detto a parole potrebbe sembrare cervellotico, ma è più semplice di quel che sembra. Unica avvertenza, già accennata, è l’avere una certa cautela negli acquisti e prediligere i potenziamenti degli equipaggiamenti standard. Raccomandazioni tanto più importanti dal momento che non è possibile far soldi ripetendo missioni già svolte o ricevendo qualche spicciolo anche per le sortite andate male. Un modo indiretto per costringere l’utente a far cassa con le sfide online multigiocatore anche se non fosse minimamente interessato a questo tipo d’esperienza? Probabile, molto probabile. È tuttavia consentito ricominciare da capo tutta la storia usufruendo dei crediti e del materiale nelle mani del giocatore.
Storia e Multigiocatore, esperienze dal diverso sapore
L’unico punto in cui convergono, parzialmente, la modalità storia e quella online multigiocatore è proprio l’albero degli aerei di cui vi abbiamo appena parlato. Per il resto, purtroppo, le due esperienze restano su binari paralleli. La modalità storia è riservata esclusivamente al single player, quella online a scontri a squadre od in modalità tutti contro tutti. Al di là di tutte le customizzazioni ed orpelli vari, restiamo dell’opinione che Ace Combat 7: Skies Unknown il meglio del divertimento lo esprima nella modalità single player.
Remove before flight
Di Ace Combat 7 abbiamo parlato della storia, delle missioni, della grafica e del sistema di potenziamento e di tutte le novità di questo nuovo capitolo. Una volta entrati nell’abitacolo avremo tuttavia i medesimi riferimenti di tutti i titoli passati. I controlli, l’HUD e le varie opzioni sono state scrupolosamente mantenute. Si potrà scegliere se utilizzare dei controlli semplificati o se utilizzare il sistema di virata tipico degli aerei. Vi consigliamo quest’ultimo: ci si abitua più rapidamente e da molte più soddisfazioni. È possibile scegliere tra tre visuali, soggettiva pura, dall’abitacolo e in visuale esterna. Due tasti saranno riservati all’azionamento delle armi ed altri due consentiranno la selezione dell’arma e la scelta dell’obbiettivo da agganciare. Per maggiori info vi rimandiamo al nostro vademecum, che potete trovare a questo link.
Da un punto di vista tecnico l’azione è sempre fluida ed i controlli rispondono in maniera precisa ed efficace. Questo su tutti gli hardware utilizzati per giocarvi. Il titolo è perfettamente godibile sia utilizzando il Dualshock sia un device dedicato. Noi abbiamo utilizzato (per la versione PlayStation 4) anche il controller dedicato T-Flight Hotas 4 di Thrustmaster. Occorre qualche missione prima di trovarsi completamente a proprio agio, ma tutto sommato il processo di assuefazione avviene abbastanza rapidamente. Sicuramente l’esperienza di gioco se ne giova, ma al di là del piacere diretto, le prestazioni di gioco restano ottime anche con il Joypad.
Realtà virtuale (solo versione PlayStation 4)
La versione PlayStation 4 di Ace Combat 7 dispone di una feature esclusiva legata alla possibilità di utilizzare il visore 3D PSVR. Ad esso sono dedicate tre missioni esclusive, totalmente disgiunte da quelle inserite nella modalità storia, ma assolutamente paragonabili a queste ultime in termini di lunghezza e complessità. Siamo lontani dall’avere un gioco completamente fruibile in 3D, ma è già un bel passo avanti rispetto a molti titoli in cui l’utilizzo del visore è relegato ad una demo tecnica o poco più.
Asso dei cieli
Doversi esprimere in un giudizio sintetico su Ace Combat 7: Skies Unknown è per il sottoscritto un compito piuttosto difficile e sicuramente complesso. Da molti punti di vista è di gran lunga il miglior Ace Combat di sempre, ma dall’altro mostra il fianco ad una senescenza della struttura di gioco piuttosto evidente. In questo senso a poco serve l’arricchimento del comparto online, peraltro già presente in maniera embrionale nei precedenti episodi.
Molto probabilmente la chiave di valutazione per questo titolo può essere fatta solo tenendo conto della storia personale del singolo giocatore con questa saga. Se siete degli accaniti fan ne sarete soddisfatti. Allo stesso modo se siete dei neofiti completi ed il gioco vi intriga, avrete a che fare con un prodotto di sicura qualità. La prospettiva potrebbe essere ben differente se doveste aver già giocato a qualche episodio passato della serie e vi stiate domandando se questo capitolo potrebbe darvi qualcosa di radicalmente nuovo. In tal caso potreste rimanere delusi.
Versioni utilizzate:
Piattaforme: Xbox One, PlayStation 4 Pro, PSVR
Devices: Controller Xbox One, Dual Shock 4, T. Flight Hotas 4, PSVR