Sono passati esattamente vent’anni dalla pubblicazione del primo Age of Wonders, capostipite di una saga leggendaria che conta ancora tantissimi appassionati di strategia e 4X in tutto il mondo. Abbiamo vissuto vent’anni di guerre fra nani, elfi, necromanti e chi più ne ha più ne metta, immersi in un mondo fantasy classico, fra il crepitio di antiche magie ed il cozzare degli scudi. Per quest’ultima iterazione, però, qualcosa di grosso è cambiato. Infatti, Triumph Studios e Paradox Interactive, rispettivamente sviluppatore e publisher del titolo, hanno optato per uno stravolgimento totale circa l’ambientazione di gioco. Sono lontane anni le magiche lande degli elfi e la riconquista della superficie portata a termine dai clan dei nani: il team Triumph, con l’ultimo Age of Wonders: Planetfall, ci catapulta direttamente nello spazio più profondo, fatto di pianeti inesplorati, imperi dimenticati e fazioni pronte a tutto pur di garantirsi la sopravvivenza nelle vastità ostili del cosmo, regalandoci un’esperienza strategica 4X come mai la saga aveva fatto prima.
To Tame a Land
L’Impero, la grande Star Union, pilastro della civiltà e fautrice della più grande alleanza che l’universo conosciuto ricordi, è crollato. Il Cataclisma, un evento dalla proporzioni cosmiche, ha spazzato via quella che un tempo era una società solida ed estremamente avanzata, lacerandone nel profondo il tessuto sociale, riportando alla luce sopite rivalità fra le varie razze e fazioni, nuovamente pronte al conflitto armato pur di trovare nuovi Eden da colonizzare per la propria gente. Fondamentalmente l’incipit narrativo è così riassumibile brevemente e ci è sembrato non più che un pretesto narrativo, un clichè decisamente abusato ma funzionale, utile ad intavolare le diverse campagne a nostra disposizione, giocabili nei panni delle sei diverse razze che popolano l’universo di Age of Wonders: Planetfall. In ordine, ma non per importanza, abbiamo le Amazzoni, una fazione di sole donne accompagnate dai loro mastodontici dinosauri; l’Assembly, un gruppo di cyber-cultisti che predicano distruzione e morte; i Vanguard, la tipica fazione sci-fi di umani sopravvissuti al cataclisma, tecnologicamente avanzata; i Syndicate, una fazione umana totalitarista; i Kir’Ko, insettoidi spaziali antropomorfi un tempo schiavizzati dagli uomini; i Dvar, nient’altro che nani dello spazio, scavatori, cercatori ed abili nella terraformazione.
Dopo aver intrapreso la prima missione che funge da tutorial, nei panni degli intrepidi Vanguard, non ha importanza quale fazione sceglieremo per proseguire nella campagna, in quanto ogni razza forgerà la propria storia nell’universo di AoW: Planetfall attraverso il completamento di macro-scenari, scanditi dalla conquista e colonizzazione di un pianeta dopo l’altro. Una volta selezionato il nostro scenario di gioco, assisteremo a piccole sezioni animate che ci introducono man mano agli eventi, ricche di informazioni per i giocatori più attenti alla lore, che in qualche modo tentano – seppur timidamente, complice un doppiaggio non proprio ai massimi livelli – di raccontare una storia che fa tremendamente fatica a prendere piede. I toni sono spesso quelli della riconquista e della sopravvivenza, ma non sempre nel senso stretto del termine. Ad esempio, i Dvar – campagna che oltretutto mi sento di consigliare – hanno subito un’importante frattura sociale e noi ci ritroveremo al comando dei resti di un antico clan, nella difficile impresa di riconquistare l’onore perduto. Nel suo complesso, però, la storia ci è sembrata piuttosto blanda ed a tratti opaca, anche se non mancano momenti di ilarità, come la scoperta di un datapad con riferimenti ad un antico gruppo heavy metal dell’allora Star Union. Insomma, se da un lato gli eventi fanno fatica ad ingranare e quando lo fanno non ci raccontano nulla di nuovo, la vastità delle cose da fare in Age of Wonders: Planetall sopperisce egregiamente a questa mancanza.
Forgeremo alleanze, annichiliremo bellicamente o meno altre fazioni, sveleremo misteri sepolti nel tempo, ci impossesseremo di tutte le risorse che i vari mondi dispongono, e molto altro ancora, col fine ultimo di ricostruire il nostro impero perduto.
Un universo 4X
L’ultima iterazione della saga firmata Triumph, Age of Wonders: Planetfall, mischia sapientemente le rodate meccaniche strategiche 4X alla Civilization, ai combattimenti tattici a turni simili a quanto già visto in titoli del calibro di XCOM, il tutto spalmato su mappe incredibilmente dettagliate forgiate dai classici esagoni che ci guidano nell’esplorazione selvaggia dei vasti ed eterogenei pianeti. Ancor prima di partire per la nostra colonizzazione planetaria, è importante scegliere una delle razze a nostra disposizione. In questo senso, il titolo ci mette a disposizione un editor molto dettagliato ed essenziale allo stesso tempo, permettendoci così di modificare a nostro piacimento i tratti della nostra razza prescelta. Non solo ci permette di adottare modificatori positivi e negativi per controbilanciarne gli effetti in gioco, ma ci consente anche di caratterizzare l’aspetto del nostro personaggio principale grazie ad un editor particolarmente efficace.
E’ incredibilmente evocativo l’atterraggio della nostra nave madre, che un po’ ricorda quel piccolo passo che fu per un uomo, tradotto poi in un incredibile balzo per l’umanità intera. Quindi, una volta resi operativi tutti i sistemi, il titolo ci lancia contro una quantità abnorme di attività da svolgere. Anche se la quantità di attività ed informazioni potrebbe scoraggiare i novizi del genere, è proprio qui che Age of Wonders: Planetfall brilla di luce propria, complici gli esaustivi tutorial su schermo ed un’interfaccia di gioco estremamente limpida ed intuitiva. A differenza di molti altri 4X, dove la pianificazione tattica e l’attesa a volte estenuante dei turni di gioco sono le caratteristiche core, in Planetfall la progressione è molto più rapida e difficilmente dovremo attendere più di quattro o cinque turni per ottenere una determinata unità o edificio. Ciò si traduce in un’intensità di gioco molto più coinvolgente, che ben si adatta alla mole di contenuti che il titolo vuole offrire. Questo discorso, però, non vale per la Ricerca Tecnologica, fulcro dello sviluppo socio-economico-militare della nostra colonia spaziale. Infatti l’albero delle tecnologie, oltre ad essere imponente ed estremamente dettagliato, richiede diversi turni per la realizzazione di una singola tecnologia. In puro stile sci-fi è possibile sbloccare modifiche utili a costruire nuove colonie in mezzo all’oceano, abbattere letteralmente montagne terraformando un settore di gioco, semplicemente ottenere nuovi edifici, unità reclutabili e molto altro ancora.
Per poter prosperare, una colonia ha bisogno di Risorse. Sono diverse e tutte di fondamentale utilità: l’energia per mantenere attivi i nostri sistemi e reclutare le unità, i punti ricerca per sviluppare le tecnologie, i punti produzione, i punti influenza per sviluppare la diplomazia, il cibo per far crescere la popolazione ed infine la cosmite, una rara fonte di energia estremamente potente, utile per potenziare eroi, unità e sbloccare potenziamenti unici. Tutte queste risorse sono reperibili nel mondo di gioco, attraverso alcuni eventi o la rapida annessione dei Settori alla nostra colonia madre, ognuno dotato di biodiversità diverse, che forniscono particolari bonus o malus alla produzione. È molto stimolante esplorare la mappa ad esagoni alla ricerca del Settore perfetto per la nostra colonia. Infatti, in questo senso, l’esplorazione non è mai una meccanica fine a sé stessa e non è finalizzata unicamente al recupero di risorse sulla mappa strategica. Vagando per le lande di un Glacial Prime qualunque, ci si può imbattere facilmente in fazioni minori e maggiori, prendendo in considerazione di relazionarci con loro diplomaticamente o facendo parlare i nostri fucili al plasma. In questo senso, però, visto lo zampino di Paradox, ci aspettavamo una diplomazia molto più profonda ed esaustiva. Sfortunatamente non è così, e le opzioni diplomatiche sono veramente poche, come le modalità per ingraziarci le altre fazioni. Se è pur vero che ci tempesteranno di missioni da portare a termine, alla lunga queste risultano un po’ troppo banali, riducendosi spesso e volentieri nel distruggere tale armata piuttosto che un’altra. Fortunatamente, in nostro soccorso, ci sono le Operazioni Speciali. Non sono altro che delle abilità schierabili sulla mappa strategica o in combattimento, utili per costruire reti di spionaggio per tenere d’occhio i nostri vicini, migliorare le politiche sociali o semplicemente bombardare a tradimento il nostro nemico. Questa meccanica sopperisce in un certo qual modo ad una diplomazia non certo ai massimi livelli, e ci permette di adattarla a diversi stili di gioco.
Tactical combat
Planetfall è un titolo enorme che non lascia spazio a fronzoli. Gestire le colonie, sopratutto nei turni finali di una partita, non è un affare da prendere alla leggera. Se ciò non bastasse, il titolo gode di un perfetto esempio di combattimento strategico a turni, così, giusto perché il team Triumph non vuol farci mancare nulla. Se da un lato le battaglie durante i primi turni di gioco possono sembrare rapide e sbrigative, una volta formato un esercito di sei unità – il massimo trasportabile – le cose cambiano, e di molto. Immaginate dei nani armati di fucili al plasma accompagnati da grossi carri armati, fronteggiare dei cyber-cultisti dotati di capacità psioniche. Durante gli scontri l’utilizzo delle coperture è la chiave per la sopravvivenza, anche se poco possono fare contro un raggio laser sparato dal cielo. Il tutto, però, è molto ben bilanciato, per il classico sistema carta-forbice-sasso, dove un’unità sarà più utile contro un’altra, e viceversa. Ogni fazione ha il proprio set unico di unità e di Eroi. Quest’ultimi, oltre a salire di livello ed ottenere punti abilità, possono essere equipaggiati con oggetti unici, dalle armi fino le cavalcature. Anche le semplici unità godono dell’avanzamento di rank, potenziando sensibilmente le proprie caratteristiche. Inoltre è possibile modificarne a piacimento l’equipaggiamento, rendendone decisamente unico il playstyle. In questo modo, anche un’unità da early game, adeguatamente equipaggiata, può ribaltare le sorti di uno scontro end game.
Comparto Tecnico
Abbiamo provato Age of Wonders: Planetfall su Xbox One X e, sfortunatamente, dobbiamo muovere delle critiche all’ottimizzazione generale del titolo. Se l’esplorazione della mappa strategica gira liscia come l’olio, il framerate risulta ballerino in alcune circostanze, sopratutto durante gli scontri più concitati. Ciò non è giustificabile, in quanto non stiamo parlando di un gioco estremamente pesante. Nel complesso l’engine si muove piuttosto bene e regala scorci molto belli nella mappa di gioco, sfoggiando però tutte le sue imperfezioni grafiche e di animazione durante le battaglie a turni. Le musiche sono a dir poco eccezionali e accompagnano la colonizzazione planetaria con successo, senza mai risultare fuori contesto. Non possiamo dire lo stesso per quanto concerne il doppiaggio, che risulta banale e non di eccelsa qualità. Sfortunatamente, come da tradizione Paradox, ci teniamo ad informarvi che il Age of Wonders: Planetfall non è disponibile in italiano.