Dopo una lunga campagna su Kickstarter in cui si è distinto dagli altri progetti per ambizione del progetto e setting del gioco, Agony è finalmente stato pubblicato. Il titolo è arrivato su PC, PS4 e Xbox One. In questa occasione analizzeremo la versione PC, per vedere se i ragazzi di Madmind Studio hanno mantenuto le promesse della campagna di crowdfunding.
In Agony vestiamo i panni di un’anima dannata il cui nome, che scopriremo poco dopo, è Amraphel. Il nostro compito sarà quello di fuggire dall’inferno. Tuttavia, la nostra missione non sarà facile in quanto non incontra i favori dei demoni che governano l’inferno, che non mancheranno dal divorarci appena ci vedranno scorazzare per posti che non ci appartengono.
Il gioco parte con un menu abbastanza scarno e di bassa qualità. Iniziando la modalità storia, veniamo rapidamente introdotti in un filmato che ci mostra la nostra caduta agli inferi. Fin dal primo approccio è palese il lavoro fatto dagli sviluppatori per stupire (e anche disgustare) i giocatori. Le mura, il “pavimento“, il soffitto… in Agony tutto è fatto di interiora umane, o almeno le ricorda. E così non è raro vedere varchi composti da denti umani e, perché no, con due enormi mani che le afferrano. Una direzione artistica di tutto rispetto che, nonostante i limiti purtroppo imposti dalla censura, non si fa mancare nulla per far venire il voltastomaco ai poveri giocatori.
Le meccaniche di gioco sono alquanto semplici. Bisognerà muoversi all’interno dell’inferno, risolvendo puzzle ed enigmi. Ad esempio ci verrà chiesto di esplorare veri e propri labirinti in lungo e in largo per collezionare alcuni oggetti che ci serviranno per far sbloccare delle porte. O ancora, dovremo trovare dei sigilli da memorizzare per poi ridisegnarli con un dito dove ci verrà richiesto. Il gioco non manca dal premiare i giocatori più “esploratori“, seminando qua e là delle statue che ci permetteranno di sbloccare degli extra all’interno del menu (concept art, fumetti, dipinti, eccetera). Una delle prime sezioni del gioco ci chiederà di raccogliere oggetti mentre percorriamo un enorme labirinto. Il compito ci sarà reso difficile dai demoni che non aspettano altro che catturarci e divorarci. Per scampargli potremo accovacciarci, nasconderci nei numerosi cunicoli presenti nel labirinto (o tra i cadaveri), trattenere il respiro e distrarli lanciando la nostra torcia per far rumore altrove. In caso non riuscissimo a salvarci, i demoni ci uccideranno al primo colpo.
Alla nostra morte, tuttavia, ci sarà data una sorta di “seconda possibilità“, in quanto la nostra anima si libererà e andrà in cerca di altri corpi da “possedere“. Saremo noi a guidarla. Durante la nostra esplorazione del labirinto dovremo togliere il sacco che copre la testa di tutti i dannati che incontriamo, in modo da permetterci di possedere i loro corpi in caso di morte. Tuttavia quest’operazione è a tempo e, se non svolta entro il tempo limite, ci toccherà ricominciare dall’ultimo checkpoint. Altra meccanica importante, seppur non sempre funzionante, è il fascio di luce. Premendo il tasto F, infatti, il nostro personaggio emanerà un fascio di luce dalla mano che ci indicherà, per qualche metro, la via giusta da intraprendere. Questa feature, comunque, è limitata. Viene ricaricata quando troviamo le statue o ai checkpoint. Non sempre funzionante, come dicevo, perché a volte si infrange inspiegabilmente contro i muri, nonostante quella non sia la via giusta. O a volte ci indica due direzioni opposte. Ad ogni modo, quando funziona, è una feature davvero importante, soprattutto per un titolo come Agony che fa facilmente ricorso ai labirinti.
Gli stessi labirinti sono un po’ la maledizione (ironia della sorte) di Agony, in quanto non sempre ben congegnati, troppo dispersivi e spesso frustranti. Gli obiettivi spesso non sono chiari. Un esempio? [spoiler title=’SPOILER’ style=’default’ collapse_link=’true’]Durante il labirinto della follia, bisognerà raccogliere degli arti di un povero malcapitato che troveremo crocifisso in una zona del labirinto e riattaccarglieli. Sono riuscito ad uscire dal labirinto nonostante gli mancasse ancora il braccio sinistro e la gamba destra e il gioco mi ha fatto proseguire come se nulla fosse, lasciandomi con più di qualche perplessità.[/spoiler]
Ad ogni modo, la sensazione è che ai Madmind Studio gli sia servito un po’ di “rodaggio” durante la primissima parte del titolo, in quanto i primi 60-90 minuti scoraggiano fortemente dal proseguire oltre. Fortunatamente “per dovere di cronaca” ho dovuto continuare e, dopo quella prima sezione abbastanza noiosa e confusionaria, ho visto la qualità del gioco salire. Non che dopo diventi un capolavoro, ma la noia iniziale non si fa più sentire e il gioco, pur non essendo divertentissimo, riesce comunque nel suo compito di intrattenere.
In conclusione, Agony è un titolo interessante, va senz’altro premiata la sua originalità. Il setting dell’inferno è proposto in una veste davvero deplorevole e da brividi. La sensazione, però, è quella che con una location del genere si poteva fare molto meglio, è quasi un peccato. Il titolo, comunque, offre qualche ora di gameplay valido ma si limita a fare il “compitino” e non offre niente che lo renda speciale. Non mi sento, comunque, di gettare la spugna del tutto sui Madmind Studio. Perché le idee c’erano tutte per Agony. E il gioco, credetemi, poteva valere molto molto di più.
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