Arriva anche su Switch questo interessante Angels of Death, un JRPG creato da Makoto Sanada e pubblicato da Active Gaming Media, dai toni tipici del survival horror. Un rpg molto più dark rispetto ai vari Zelda e Final Fantasy, che ha avuto anche un adattamento manga ed uno anime. Riuscirà a conquistare il pubblico?
Hai 3 secondi per scappare…
Fin dai primissimi minuti di gioco, ci accorgiamo che Angels of Death sia un rpg diverso da molti altri in circolazione. Questo grazie all’atmosfera piena di suspence ed al terrore provato dalla giovanissima Rachel, una ragazzina che si ritrova in un luogo sotterraneo sconosciuto e che non sa come possa esserci finita. Le musiche d’atmosfera si avvicinano tranquillamente al ben più noto Resident Evil, e già da queste ci rendiamo conto che non ci troviamo in un mondo da fiaba nè in un parco giochi: il posto è pericoloso e presto avremo un assaggio di ciò che ci aspetta.
Dopo aver girovagato nelle prime stanze e scoperto macchie di sangue ed altre cose da far rabbrividire, Rachel viene attaccata da un serial killer che le dà 3 secondi di vantaggio per scappare: a quel punto ci tocca imboccare la strada giusta correndo a più non posso, pur di sfuggire allo spietato assassino che ci ucciderebbe all’istante nel caso ci dovesse raggiungere.
E’ così che si presenta questo Angels of Death, con un messaggio molto chiaro: non sarà soltanto il solito rpg del tipo “risolvi un enigma, trova la chiave e apri la porta”, spesso dovremo proprio scappare o evitare che l’assassino di turno riesca a prenderci per un Game Over sicuro… come la morte. Successivamente, l’assassino Zack si unisce a lei per aiutarsi a vicenda a scappare da questo posto maledetto. Ma una cosa che fa rabbrividire già nel primo capitolo è la richiesta di Rachel di essere uccisa, in cambio del suo impegno nel rendersi utile ad uscire da questo orribile posto.
Come si esce da qui?
Nel gioco, diversi assassini e psicopatici si susseguono come antagonisti. Alcuni vanno sconfitti, altri muoiono ed altri ancora potrebbero addirittura unirsi a noi. Non mancano le scene d’azione in cui dobbiamo scappare, ma la componente principale del gioco è senz’altro l’esplorazione. Rachel, talvolta affiancata da qualche altro NPC, è chiamata ad esplorare a fondo l’ambiente che la circonda alla ricerca di oggetti, chiavi o altre cose che possano aiutarla ad andare avanti. Bisogna controllare bene i vari oggetti e mobili presenti in ogni stanza, parlare con altri personaggi, disattivare trappole e così via. Talvolta abbiamo un tempo limitato per compiere determinate azioni, come ad esempio disattivare una sedia elettrica o trovare una via di fuga da una stanza inalata da un gas velenoso. Il Game Over è spesso all’orizzonte, se inseguiti da qualche psicopatico o privi di idee sul come sfuggire a certe situazioni disperate. Il mio consiglio è di salvare spesso, cosa che a volte vi fa fare il gioco stesso poco prima che inizi una situazione pericolosa.
Durante l’avventura ci sono molti dialoghi: a volte è la stessa Rachel a parlare con sè stessa, ma tante conversazioni vengono fatte con gli assassini che incontriamo lungo il cammino. A mio avviso, questo è uno dei punti forti del gioco: i dialoghi sono costruiti bene, e rendono chiara la psicologia di ogni personaggio e quali siano le sue intenzioni ed il suo modo di fare in certe situazioni. La stessa Rachel è un personaggio difficile da capire, almeno all’inizio quando dice ad un altro personaggio che vuole essere uccisa. Forse una nota dolente va segnalata sulla durata degli stessi: talvolta i dialoghi sono molto lunghi, e per quanto siano interessanti da seguire anche ai fini dell’evolversi della trama, spezzano un po’ troppo il ritmo e la tensione in alcuni punti del gioco.
L’horror retrò? Ci piace
Per l’occasione, avendo tra le mani questo Angels of Death che ricorda i classici rpg 8 e 16 bit di un tempo, ho battezzato l’ottimo e nostalgico N30 Pro per Switch. Ovviamente si può giocare con i Joy-Cons, ma affiancare al titolo un pad retrò come questo è stata una mossa vincente che ha aumentato le emozioni provare durante il gameplay. Controller a parte, quando ho girovagato per i primi ambienti iniziando a scoprire macchie di sangue e letti d’ospedale, la mia espressione più o meno seria si è trasformata in un malefico sorriso di felicità. Finalmente avevo tra le mani un horror dal comparto tecnico della vecchia scuola! Sprites personaggi e palette colori sono da retrogaming (il che non ci dispiace affatto, anzi forse è un punto a favore), ma sono soprattutto le musiche a creare l’atmosfera surreale che ci circonda. Oltre a queste, c’è da aggiungere un’ottima scelta degli ambienti e di eventuali trappole e trabocchetti, che spesso ci metteranno a dura prova.
I numerosi oggetti da ispezionare, le porte da aprire e soprattutto la scarsa illuminazione nella maggior parte degli ambienti ci porta un senso di paura ed inquietudine non indifferente. Ci sono anche momenti in cui dobbiamo sfuggire all’assassino di turno e trovare la strada giusta prima che le batterie della nostra torcia si esauriscano del tutto, con la torcia stessa che o ci illumina tutto l’ambiente o ci dà la schermata nera, senza vie di mezzo… cosa che aumenta di non poco la tensione.