Dopo una brusca interruzione con AquaNox:The Angel’s Tears, la serie di Acquanox è pronta a tornare con Aquanox Deep Descent. Quest’ultimo sancirà, a partire dal 16 Ottobre un ritorno negli abissi marini per gli utenti Steam che decideranno di dargli fiducia. Infatti, fin dal filmato introduttivo veniamo a conoscenza del fatto che, a causa di disastri nucleari avvenuti in superficie, l’umanità è costretta a vivere negli oceani. Tuttavia, non contenti dei risultati ottenuti dai precedenti conflitti in superficie, i vari paesi hanno formato coalizioni contrapposte ancora una volta in competizione tra loro. Da queste premesse nascono le avventure di un gruppo di eroi, ibernati da quando gli umani hanno lasciato la superficie. I protagonisti, nel tentativo di recuperare le loro memorie e trovare un nuovo scopo, si destreggeranno tra le fazioni di Aquanox Deep Descent, ricoprendo il ruolo di mercenari. Insomma, una premessa narrativa che non darà vita a una storia indimenticabile, ma che funge da buon collante tra le sezioni all’insegna dell’azione.
Guerra subacquea
Prima di dar “fuoco alle polveri” nella modalità campagna, il giocatore può selezionare uno dei tre livelli di difficoltà, in base al quale saranno modificati valori importanti come le statistiche dei nemici. Una volta impostato il proprio “preset”, modificabile comunque in game, si accede ad un breve tutorial che introduce le meccaniche essenziali riguardanti i controlli della tastiera o del mouse e purtroppo non è tutto rose e fiori. Infatti, allo scopo di evitare un eccessivo numero di combinazioni di tasti per il controller, è stato implementato un menu richiamabile tramite il tasto select. Nulla di negativo fin qui, tuttavia una volta attivato quest’ultimo copre la visuale del giocatore senza mettere il gioco in pausa, lasciandolo in balia del fuoco nemico durante gli scontri. In queste casi è consigliabile, perciò, rinunciare alle funzioni ad esso collegate, come ad esempio craftare sul momento munizioni o kit curativi, ottenibili quindi solo come bottino randomico dall’uccisione di un nemico.
Naturalmente il gioco, agendo nella sfera d’azione del genere FPS, ruota principalmente intorno agli scontri a fuoco in un oceano pieno di pericoli, sia a causa della fauna ormai geneticamente modificata che per le fazioni sopra descritte. Tuttavia il combattimento si basa principalmente su un sistema di attacchi e coperture che tende a reiterare le stesse meccaniche tanto che può risultare fastidioso nei scontri più lunghi, anche se tale sensazione non sarà sempre presente dato che il combat system, inizialmente, richiede una certa pratica per essere padroneggiato. Comunque, ogni sottomarino sarà dotato di una serie di strumenti utili per fronteggiare ogni tipo di minaccia. Nello specifico la varietà di armi è soddisfacente e ogni esemplare verrà introdotto gradualmente in modo tale che il giocatore abbia un certo raggio d’azione nel costruire la propria build, composta da due armi e due moduli(es.mine) alla volta. Infine, le armi si dividono in due tipologie: primarie che sfrutteranno delle munizioni che vanno acquisite una volta esaurite e secondarie le quali, invece, si ricaricano semplicemente facendo raffreddare l’arma.
In fondo al mar
Per quanto riguarda la modalità campagna, l’esplorazione degli abissi, una componente “gestionale” dei sottomarini e un sistema di crafting si accompagnano ai combattimenti veri e propri. Nello specifico il giocatore potrà muoversi liberamente all’interno delle ambientazioni oppure portare a termine delle missioni primarie e non, che spesso si concludono con l’ennesimo scontro. Naturalmente non mancheranno ricompense utili, soprattutto se si concludono le missioni secondarie, a volte legate a singoli personaggi, che però mancano di un certo carisma tanto da arrivare a somigliarsi molto le une alle altre. Proseguendo nell’esplorazione, invece, ci si può relitti e giacimenti di risorse da vendere, ma che costituiscono anche i materiali necessari a costruire oggetti, come munizioni o kit medici. In particolare, la raccolta di risorse avviene semplicemente avvicinandosi luoghi di recupero incandescenti, scansionando l’area in questione qualche secondo e poi raccogliendo il bottino raccogliere il bottino. Insomma, si tratta di operazioni snelle ma allo stesso tempo ripetitive senza le quali però si è costretti a comprare l’equipaggiamento necessario o affidarsi al carico lasciato dalle navi nemiche una volta distrutte.
Navi
Il giocatore durante la campagna avrà possibilità di usare più di un singolo sottomarino, dove ognuno di questi possiede le sue statistiche e il suo stile di gioco. Inoltre, attraccando ad una delle tante stazioni presenti, il giocatore potrà accettare le varie missioni, comprare varie risorse con i crediti trovati tra i relitti e personalizzare ogni nave. In quest’ultimo caso si ha la possibilità di modificare l’aspetto estetico del sottomarino, cambiare il tipo di armi equipaggiate e aggiornare le varie componenti del veicolo. Naturalmente quest’ultima operazione ha un costo specifico che si differenzia in base al tipo di aggiornamento da eseguire e che corrisponde ad una certa quantità sia di crediti che di risorse.
Compagni di ciurma
Non stupisce che Acquanox Deep Descent preveda due modalità multiplayer: la CO-OP per un massimo di 4 persone e il deathmatch per un massimo di 8. La prima permette agli utenti di affrontare gli eventi della campagna insieme, ovviamente la difficoltà del gioco verrà aumentata, mentre la seconda prevede sia scontri a squadre che in pvp. Insomma qualcosa di assai classico, ma una feature presente riesce a rendere il deathmatch un pò più interessante, ossia la possibilità di inserire dei bot nella partita. Ancora una volta non si tratta di una funzione innovativa o rivoluzionaria, ma data l’aggressività dell’intelligenza artificiale risulta una scelta azzeccata soprattutto negli scontri tutti contro tutti. All’atto pratico, dopo la scelta di una delle quattro mappe presenti e del proprio veicolo da combattimento, ci si getta nella mischia, dove ogni proiettile, kit curativo o kit scudo sprecato farà la differenza. Di conseguenza sarà fondamentale soppesare ogni azione, tenendo conto che nella mappa sono presenti un certo numero di ricariche che una volta raccolte non saranno disponibili per un certo periodo di tempo.
Il blu dell’oceano
Analizzando principalmente il lato estetico di Aquanox Deep Descent, colpisce particolarmente il modo in cui si è cercato di creare un’ambientazione coerente con la premessa del gioco. Tuttavia, proseguendo nel gioco, si può avvertire una certa ripetitività anche negli elementi degli scenari, lasciando una sensazione di amaro in bocca che può far storcere il naso. In fondo sarebbe bastato veramente qualcosa in più, “un poco di zucchero” e questa sensazione sarebbe stata assai meno forte, soprattutto perché supportata da un comparto tecnico che fa il suo dovere. In effetti il gioco risulta ottimizzato il giusto, con dei requisiti minimi piuttosto bassi e dei consigliati che al giorno d’oggi non possono essere considerati esosi.
Conclusioni
Tirando le somme, bisogna sottolineare che Digital Arrow con Aquanox Deep Descent è riuscita nell’obiettivo di gettare delle discrete fondamenta da cui far ripartire una saga che era ormai con un piede nella fossa. Ovviamente, come già specificato, non mancano gli aspetti da migliorare, come ad esempio la ripetitività di alcuni elementi dello scenario o delle missioni. Tuttavia, nella sua struttura più ludica il titolo può regalare delle piccole soddisfazioni, nonostante una campagna non proprio longeva, dei server non proprio affollatissimi e le poche modalità multiplayer comunque ben congeniate. In conclusione, il ritorno negli abissi si è rivelato più una gita al mare, ma la pazienza e l’evoluzione delle meccaniche che funzionano possono veramente riportarci in lidi più grandi.