Abbiamo testato il secondo capitolo della serie tratta dal manga/anime Attack on Titan, ora disponibile anche per Nintendo Switch. Tra lame, giganti, basi e ricognizioni c’è molto su cui discutere.
Lottare per la libertà
La modalità storia di Attack on Titan 2 ripercorre tutti gli eventi dalla prima alla terza stagione dell’anime. A differenza del precedente capitolo, però, il giocatore vestirà i panni di un cadetto e non di un personaggio principale, così da vivere l’intera trama da esterno. Il tool di creazione personaggio si presenta in modo curato e ben fornito: con una buona dose di pazienza e creatività sarà possibile creare qualunque genere di volto, mantenendo come unica limitazione la propria decenza. Creato il proprio cadetto, il gioco propone una lunga fase di tutorial mascherata (in modo intelligente) da addestramento al campo. Le meccaniche principali del titolo saranno dunque assimilate nelle prime ore, tranciando manichini enormi facendo squadra con personaggi come Eren, Mikasa ed Armin.
Si è parlato di meccaniche principali: come spiega anche il titolo in sé, Attack on Titan 2 basa il suo intero sistema di gioco sull’attaccare ed uccidere i Giganti, così da proteggere l’umanità. Il sistema dell’AMT (Attrezzatura per il Movimento Tridimensionale) permette un’esperienza di gioco diversa da altri titoli: sarà possibile muoversi liberamente tra un edificio e l’altro, agganciare l’obiettivo (il Gigante in questione) e gestire al meglio la propria mira così da recidere perfettamente il collo della bestia, uccidendola. Ogni combattimento è dunque molto simile alle scene viste nell’anime, pregno di dinamismo e precisione.
Risorse, strategia ed astuzia
L’alta disponibilità di movimento e velocità rispetto alla goffaggine dei propri nemici farebbe pensare ad un novizio che il titolo non offra alcuna sfida concreta. In realtà, fin dalle prime missioni il giocatore sarà messo alla prova da uno dei fattori più importanti da tenere a mente: la gestione delle risorse. L’AMT possiede una quantità limitata di gas, così come le lame da usare per affettare i Giganti, soggette ad usura dopo qualche colpo. Sarà dunque necessario tarare bene ogni attacco, poiché ogni fallimento comporterà uno spreco maggiore di risorse oltre ad un’esposizione maggiore ai nostri carnefici (ne parleremo in seguito). Il titolo non è troppo punitivo: in giro per la mappa sarà possibile costruire basi di rifornimento dove poter ricaricare gas e lame, a patto di proteggerle dall’attacco dei mangiauomini. Rispetto al capitolo precedente, AoT 2 introduce altre tipologie di basi, come le cannoniere che sparano costantemente ai nemici o le esplosive, debolissime torri che esploderanno non appena colpite da un gruppo di Giganti. Il numero di basi costruibili non è però infinito: inizialmente sarà possibile erigerne al massimo due. Questo numero può essere aumentato aiutando reclute amiche in difficoltà durante le missioni: un razzo di segnalazione verde indicherà il punto in cui il nostro amico ha bisogno d’aiuto. Fornendogli supporto, saremo ricompensati con la costruzione di una nuova base.
Mentre il nostro combattente costruisce, soccorre e si sposta agilmente in giro per la mappa, i Giganti non staranno mica a guardare. Oltre alla tecnica già conosciuta da chi è fan della serie, la “presa” con cui i mostri prima immobilizzano la preda per poi divorarla, AoT 2 rende i propri nemici ancora più pericolosi dotandoli di una ferocia maggiore. Dopo aver attaccato un Gigante, passerà del tempo prima che si accorga di noi. Non appena l’indicatore di rabbia si sarà riempito al massimo, lo schermo verrà ricoperto di rosso e la bestia cercherà in ogni modo di divorarci, arrivando persino a lanciarsi verso di noi. In quel frangente sarà necessario avere una massiccia dose di riflessi per due motivi: primo, se non riusciremo a schivare la presa, sarà molto difficile cercare di sfuggire prima di essere divorati (morendo); in secondo luogo, un perfetto tempismo permetterà di sferrare un efficace contrattacco, in grado di ferire profondamente il braccio del nemico. In sintesi, il titolo premia molto il giocatore coraggioso ed astuto che deciderà di rischiare nei momenti più difficili.
La vita tra una missione e l’altra
AoT 2 permette un’immersione anche fuori dal campo di battaglia: tra ogni fase di combattimento il personaggio avrà accesso ad un HUB centrale, il Quartier generale del corpo di ricerca. In questa zona sarà possibile acquistare e forgiare nuove armi, accessori ed abilità, presentando un’interessante componente GDR. Oltre al selezionare la missione successiva, sarà possibile discutere con i vari personaggi principali della trama, stringendo con loro un possibile rapporto d’amicizia. Sì, la propria recluta tiene un diario dove conserva tutta le informazioni riguardanti le persone che ha conosciuto durante e dopo l’addestramento: sarà consultabile in qualsiasi momento e fungerà da menù, così da tenere a mente tutte le nozioni apprese sui personaggi. Durante i dialoghi si avranno spesso più opzioni di risposta: solo scegliendo quella giusta aumenteremo il livello di amicizia col nostro interlocutore. Ottenere un determinato rapporto con un personaggio consente di sbloccare abilità passive uniche da equipaggiare (per esempio il livello 1 con Eren sblocca un’abilità difensiva contro le prese dei Giganti). Il titolo cerca dunque di fornire al giocatore un’occupazione diversa dalla solita carneficina di Gigante presentando questa tipologia di minigioco. L’unica pecca sta nel fatto che ad ogni dialogo d’amicizia concluso saremo riportati all’entrata della caserma, costretti a tornare indietro dove magari avremmo voluto parlare con qualcun altro seduto accanto al nostro precedente interlocutore: ripetere questi spostamenti dopo ogni sessione di dialogo, talvolta può effettivamente rivelarsi frustrante.
Interessante la gestione dell’equipaggiamento e del suo potenziamento: ogni tipo di lama o accessorio possiede dei vantaggi e degli svantaggi rispetto alla versione base. Alcune lame hanno più durevolezza ma sono meno letali, altre infliggono più danno ma hanno un raggio d’azione più corto. Inoltre, equipaggiare tre elementi dello stesso set fornisce un bonus passivo unico. È giusto menzionare anche la presenza di un modo alternativo di combattere i Giganti: le armi da fuoco. Raggiungendo una base durante una missione è possibile passare da un’impostazione all’altra: usando le armi da fuoco non potremo più scegliere la zona del Gigante da colpire, ma colpiremo automaticamente quella più vicina. Il gameplay cambia dunque radicalmente, dando più importanza al posizionamento con l’AMT rispetto alla precisione da usare con le normali lame. Aggiungiamo la possibilità di muoversi a cavallo nelle missioni di ricognizione, mezzo molto più veloce dell’AMT e personalizzabile in caserma.
Online, pregi e difetti
La modalità online permette di richiedere aiuto per una missione o di giocare la modalità alternativa, dove sarà possibile impersonare i vari personaggi della trama sbloccati man mano che procederemo nella modalità storia. Non abbiamo trovato molti giocatori connessi, ma l’esperienza è stata stabile e divertente. Lo stesso non si può dire però per il frame rate nei momenti più confusionari di alcune missioni: con la Switch collegata alla TV, alcune fasi del combattimento dove sono presenti più NPC su un Gigante causano dei drastici cali di FPS – che per fortuna non perdurano per un periodo esteso. Un vero peccato, visti i pregi grafici generali del titolo: le texture sono più che apprezzabili ed i personaggi sono fedelissimi agli originali, i suoni di ogni colpo sono ben espressi (sentirete con forza ogni squarcio causato ai nemici) e la musica di sottofondo dà un buon ritmo ad ogni azione. Il doppiaggio in giapponese è impeccabile, la traduzione in italiano dei dialoghi un po’ meno. Vi capiterà di notare alcuni errori durante le ore di gioco, ed anche questo è un difetto che si poteva davvero evitare.
Trattando di difetti, veniamo al dunque presentando, a nostro parere, il più grande: la monotonia del gameplay. Sì, è giusto: Attack on Titan tratta della lotta contro i Giganti, ed è questo che bisogna trovare in un gioco ad esso ispirato. Ma è davvero possibile trovare solo questo? Passerete la maggior parte delle ore di gioco seguendo lo stesso schema in ogni missione: incontrate un Gigante, lo agganciate, mirate al collo. Non c’è nemmeno bisogno di ingegnarsi per colpire parti diverse del nemico (le braccia per impedirgli di attaccare e le gambe per immobilizzarlo), perché tanto basta semplicemente mirare al collo. Anzi, cercare di variare lo stile di gioco colpendo più parti si rivelerà addirittura controproducente, dato che ogni attacco sferrato consumerà risorse. Le uniche variazioni sono date dalla presenza di Giganti Anomali, che possiedono una barra della salute danneggiabile solo dopo aver colpito i vari punti deboli disseminati sugli arti. Ma, una volta superata questa fase, persino questi boss di fine livello si riveleranno essere solo una versione più coriacea dei Giganti base. Un peccato notare questa mancanza di varietà nel gameplay, che una volta giunto alle parti finali della modalità storia può addirittura sembrare stucchevole al giocatore che avrà già abbattuto nello stesso modo centinaia di Giganti.
In conclusione
Attack on Titan 2 è un buon titolo, in grado di intrattenere per molte ore il giocatore con un sistema di gioco più che fedele all’anime. Il combattimento contro i Giganti è dinamico e divertente, così come l’avanzamento GDR permette una progressione graduale e ben strutturata. Esteticamente il gioco presenta poche imperfezioni: la pecca maggiore del titolo risiede purtroppo nella natura stessa del gameplay, che col tempo diventa monotono. Uccidere Giganti diventerà sempre meno interessante, dopo che ne avrete abbattuti un centinaio.