Nell’esprimere una mera opinione su cosa è Blair Witch, ultimo videogioco di Bloober Team, non si può ignorare la sua vicinanza alla omonima serie cinematografica. Il primo film del 1999 ha avuto un impatto significativo sul cinema a basso costo, “confondendo” i ruoli di protagonista e regista. I risultati furono più che buoni, arrivando a ottenere un buon successo da parte di un pubblico rimasto ipnotizzato da un prodotto dal forte sapore amatoriale. Successivamente il franchise ha avuto un momento discendente fino ad arrivare al terzo film del 2016 che, risultando un mezzo flop, sembrava aver decretato la fine di questa saga. Eppure quando la nave stava affondando, ecco che arriva un possibile salvagente dal mondo del videogioco. Così il 30 agosto scorso debutta sulle piattaforme Microsoft Blair Witch.
Il videogioco è stato appunto affidato alle mani dello studio autore di Layers of Fear e di Observer, Bloober Team. Il prodotto finale, testato da me su PC, oltre a sfruttare l’immaginario della strega di Blair, promette una storia con più finali, basati sulle scelte del giocatore. Tutto questo strizzando l’occhio ad elementi appartenenti al genere degli horror.
Una storia… di spavento
L’avventura inizia nel 1996 con il protagonista, un ex poliziotto dal classico passato tormentato, che guida lungo una strada statale americana. Il nostro eroe si è prefissato l’obiettivo di ritrovare un ragazzino scomparso recentemente nella foresta abitata niente po’ po’ di meno che dalla strega di Blair. Ad accompagnare il giocatore ci sarà il fedele compagno dell’uomo Bullet, un cane poliziotto. Così, arrivati sul posto, iniziano le ricerche nella bellissima e turistica location naturalistica.
La storia narrata dal videogioco non si affida solamente a delle scene narrative, ma lascia al giocatore la possibilità di approfondire delle storie più o meno secondarie. Questa scoperta avviene attraverso dei collezionabili sparsi per la foresta, tra cui delle videocassette molto ma molto importanti. Tuttavia non tutte godono della stessa profondità o cura e perfino gli eventi del passato del nostro protagonista peccano di originalità e banalità. Di contro ogni racconto, soprattutto quello di Ellis, narrato con sequenze giocate e non, risulta ben amalgamato con l’esperienza e dal ritmo abbastanza cadenzato. Purtroppo non si può riscontrare lo stesso risultato nella sezione finale, ambientata in un luogo assai iconico per la serie, ma dalla lunghezza quasi snervante.
Di conseguenza si può ben capire che Blair Witch non punti sulla sfida, ma bensì sul creare un’atmosfera degna del genere di riferimento. Perciò non mancheranno sezione più al cardiopalma, dove la tensione la fa da padrona, accompagnate da altre dove si ricorre all’ormai tristemente noto jumpscare. Naturalmente molto del successo del titolo dipende da quanto si è disposti a sospendere le proprie capacità critiche per immergersi in una realtà dal forte sapore sovrannaturale. Nulla di nuovo o eclatante, ma neanche di fastidioso per un titolo horror. Insomma, stringendo all’osso, abbastanza bilanciato.
Nel mezzo del cammin di nostra vita…
Sebbene un paragone possa sembrare banale, addirittura scontato e forse eccessivo, la foresta di Blair Witch mi ha ricordato una certa selva di dantesca memoria. Il giocatore si troverà ad attraversare un luogo misterioso, quasi straniero, in cui il pericolo può nascondersi dietro l’angolo. Difatti si è chiamati ad affrontare oscure presenze, ombre e flashback di un oscuro passato. Proprio quest’ultimi oltre a farci conoscere il passato di Ellis, sprofonderanno il giocatore e il protagonista in un turbinio di visioni che rompono il confine tra passato e presente.
Tutto questo a testimonianza dell’ottima realizzazione della Blair Hills, che è sintomo della cura nella resa dell’atmosfera, di cui abbiamo parlato sopra. Si può iniziare, dicendo che, al netto di qualche sbavatura nella gestione del volume, il comparto audio stupisce. Soprattutto i rumori, classificabili nell’audio adattivo, che appartengono al bosco sono chiari e netti anche con l’uso di normali cuffie. Altro elogio va all’audio posizionale di Bullet, in grado di guidarci verso la sua posizione e di indirizzarci nei “combattimenti”. Infatti, se non si fosse capito, la foresta sarà abitata da creature ben diverse dal classico lupo cattivo. Il metodo principale per difendersi sarà l’uso della torcia a disposizione, affidandosi anche a Bullet che ci indicherà da quale direzione proviene il pericolo.
Tuttavia quando il gioco si apre ad un’azione più frenetica, mostra dei limiti nel comparto tecnico, andando ad inficiare in parte sul coinvolgimento del giocatore. Consapevoli delle loro possibilità, i ragazzi di Bloober Team hanno optato per spazi ristretti e non dispersivi, cercando di bilanciare il tutto anche sotto questo aspetto. In particolare a risultato finito vediamo come ad elementi convincenti, come la vegetazione, le luci e le ombre, se ne contrappongono altri meno superbi e dalle texture non perfette.
Lungo il sentiero…
In Blair Witch le dinamiche investigative saranno importanti, seppur non totalizzanti in quanto accompagnate da “combattimenti”, fughe e alcuni enigmi. Alcuni di essi saranno legati all’uso di una telecamera, un oggetto tanto caro anche alla serie cinematografica. In questo caso dovremo interagire con delle cassette, contraddistinte da una parte rossa e sparse per il bosco, allo scopo di modificare la realtà circostante. Infatti, se il nastro mostra delle diversità nell’ambiente rispetto alla controparte reale, basterà stoppare la registrazione in uno specifico punto per annullare tali differenze. In questo modo, agendo sui filmati, si potranno aprire porte, rimuovere ostacoli o far comparire oggetti che il nostro compagno potrà annusare per seguire una traccia.
Da sottolineare che per garantire una maggiore immersione si è scelto di rimuovere ogni indicatore a schermo ad eccezione di uno che indica la direzione da cui proviene l’abbaiare di Bullet. Tuttavia in contro tendenza, si è scelto di affidare la selezione di oggetti utili ad una ruota che appare a schermo e consente di gestire anche un inventario in cui riporre gli oggetti trovati. Altri strumenti fondamentali a cui potremo accedere tramite la suddetta ruota sono la torcia, il telefono, il walkie-talkie e la telecamera. Insomma una soluzione che può spezzare ritmo e immersione, ma che risulta necessaria per esigenze primariamente ludiche, dato che tali strumenti saranno molto utilizzati.
Il migliore amico di Ellis
Bullet naturalmente è guidato dall’intelligenza artificiale che sarà in grado di consentirgli una certa iniziativa, tuttavia al giocatore è affidato un menù ricco di comandi e azioni del tutto similare alla ruota sopra enunciata. In questo modo avremo al fianco un valido compagno in grado di avvertirci dei pericoli oppure di seguire una traccia se selezioniamo il comando cerca. L’efficacia di questi ordini e il comportamento del cane dipenderà dal rapporto che si instaurerà tra lui e il protagonista/giocatore. A questo scopo il gioco fornisce un comando per coccolarlo ed uno per sgridarlo. Naturalmente i due andranno bilanciati e dosati, senza abusare di uno o dell’altro. In sintesi, si può tranquillamente affermare che Bullet adempia al suo ruolo di sostegno per Ellis in un viaggio tutt’altro che piacevole.
Conclusioni
Blair Witch è un prodotto caratterizzato da dei contrasti. A sequenze tutt’altro che riuscite, se ne contrappongo altre più convincenti, a delle animazioni convincenti una carenza di texture e cosi via. Tutto quanto impacchettato in un videogioco dalla longevità non molto elevata, 5-8 ore. Naturalmente la durata può addirittura aumentare visto che i finali multipli garantiscono una certa rigiocabilità. Ognuno di essi sbloccabili di fronte a scelte magari non intuitivamente riconducibili a uno in particolare. Stringendo all’osso, si tratta di una formula che al netto dei difetti, riesce comunque a convincere. In particolare propone una formula collaudata con qualche meccanica quantomeno interessante che riesce a centrare il suo obbiettivo: trasmettere ansia e paura, catapultando in un bosco tutt’altro che amichevole, in cui perdersi è un attimo.