Da qualche giorno sono partiti diversi sconti sul PlayStation Network. Si parte da giochi “retrò” come i primi Resident Evil e i Jak & Daxter, per passare poi ai titoli a meno di 5€ ed infine arrivare a quelli a meno di 15€, dove ho trovato, comprato e platinato il videogioco che vi andrò a recensire. Proprio ieri sono arrivate anche le offerte del weekend dove compare Dark Souls Remastered ma anche Dragon’s Crown Pro. Oggi analizzeremo Cat Quest, titolo realizzato dai The Gentlebros (i quali sono in lavorazione sul secondo capitolo), giunto inizialmente sui dispositivi mobile per poi approdare su PC e PlayStation 4, e da poco anche su Switch. Andiamo a scoprire pregi e difetti di questo GDR pieno di gatti e draghi.
Quando una storia è gattastica
Arrivando direttamente da cellulare la storia di Cat Quest non poteva essere epica e longeva, ma resta comunque una trama facile da seguire e non senza qualche sorpresa. Certo i cliché da gioco di ruolo fantasy ci sono tutti: draghi, un malvagio intento a far suo il mondo, fabbri, re, quest e chi più ne ha più ne metta. Allo stesso modo, però, renderlo tutto sotto forma felina è stata una trovata geniale. Noi saremo il classico eroe muto a cui è stata rapita la sorella e, per salvarla, dovremo sconfiggere il malvagio Drakoth, intento a conquistare il reame. Tutto molto lineare, ma sarà il gameplay ed i moltissimi dungeon (nonché la spiccata ilarità di tutto il titolo) a farvi andare avanti. Risulterà difficilissimo staccarvi dal gamepad una volta fatto partire il gioco. Fate conto che io in due giorni non solo l’ho completato al 100%, ma l’ho anche platinato. Certo, non è difficile da platinare ma questo vi fa capire quanto un semplicissimo “giochetto da cellulare” trasportato su console possa catturarvi.
Insomma non aspettatevi un GDR che vi porterà via centinaia di ore per completarlo (anche se è presente il new game plus e la possibilità di aggiungere dei malus), ma un’avventura “gattastica” piena di dungeon, quest, armi ed armature.
Dove i dungeon ne fanno da padrone
In Cat Quest tutto il gameplay si basa sui dungeon e sulle armi (ed armature) che troverete. Ogni caverna, tutte affrontabili fin da subito ma che avranno un livello consigliato (fino al 99, più una extra), conterrà diversi nemici (del livello consigliato) e uno o più scrigni. In tutti gli scrigni si potranno trovare elmi, pettorali od armi, con caratteristiche diverse. Nel caso in cui dovreste trovare un doppione questo andrà ad aumentare i parametri di quello vecchio, rendendolo più forte. Ci saranno, quindi, set predisposti ad aumentarvi l’armatura, altri ad abbassarvi la vita ma che vi aumenteranno l’attacco e così via. Ogni volta che il vostro personaggio salirà di livello aumenterà non solo la vostra vita ma anche il vostro attacco fisico e quello magico. In Cat Quest, sono presenti anche sette magie, sei offensive ed una che vi farà recuperare qualche punto vitale. Potremo equipaggiarne solo quattro contemporaneamente richiamabili con i quattro trigger (R1, L1, R2, L2).
Se i dungeon non bastassero l’intera mappa, praticamente una world map, sarà invasa da mob. Ogni zona avrà un livello consigliato (non visibile), quindi se affianco alla barra della vita di un mostro vedete un teschio rosso vorrà dire che non siete nel posto giusto. In tutta la mappa sono presenti città e villaggi, con annesso “hotel” dove riposare e salvare, una “forgia” utile solo a comprare forzieri (solo con i soldi guadagnati in game, niente micro-transazioni), una bacheca per prendere missioni secondarie e, generalmente, un negozio per comprare o migliorare le proprie magie.
Il gameplay in sé e per sé risulta molto facile, con un tasto per attaccare e uno per schivare. I nemici avranno sotto di loro un cerchio od una freccia rossa che vi farà capire il loro attacco ed il range. Risulterà molto intuitivo e anche molto divertente, rendendo ogni scontro interessante (anche se poi si andranno a conoscere gli attacchi di tutti i nemici). Purtroppo quasi tutti i nostri avversari (non tantissimi), tranne pochissime eccezioni, avranno un solo attacco, il che fa diventare il gioco molto facile quasi subito (probabilmente data la sua nascita su mobile).
Non si può volere molto da un indie nato su cellulare ma…
Dal punto di vista tecnico, come pronosticabile, non ci troviamo certo di fronte ad un The witcher 3, ma i ragazzi di The Gentlebros sono riusciti a creare un mondo felino pieno di vita e di colori, con poche musiche ma tutte molto orecchiabili e mai fuori contesto. Ottima anche la traduzione in italiano con moltissime parole convertite per presentare al loro interno suoni come “miao”, “purrr” e altri, tipici dei gatti. Insomma nulla di che, ma resta un titolo guardabilissimo e molto colorato.
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