Non è stato semplice scrivere questa recensione. Il motivo principale è il fatto che bocciare un titolo che è il risultato di anni di lavoro da parte di un team non è affatto piacevole. Ma non ci si può nascondere dietro a giustificazioni, se poi il prodotto finale si presenta nel modo in cui Devil’s Hunt si è presentato a noi. Il gioco, sviluppato da Layopi Games e pubblicato da 1C Entertainment, è in uscita proprio oggi su PC (via Steam) e sarà disponibile anche su console PS4 e Xbox One a inizio 2020. Per quanto i trailer di presentazione facessero presagire un titolo che poteva essere interessante, devo purtroppo annunciarvi che non è così. E se mi seguirete nelle righe successive capirete perché.
Devil’s Hunt è innanzitutto un’opera che ispira il suo comparto narrativo al romanzo Equilibrium di Paweł Leśniak, che ha come cardine principale lo scontro tra Paradiso e Inferno. Partendo da questa base, i ragazzi di Layopi Games hanno costruito un action game piuttosto classico, ponendo però nelle mani del giocatore la scelta se parteggiare per una o per l’altra parte. Qui iniziano e finiscono le cose interessanti di Devil’s Hunt. Perché purtroppo le scelte effettuate in fase di sviluppo risultano insufficienti, a partire da quelle estetiche fino alla gestione del gameplay vero e proprio.
L’incipit di Devil’s Hunt è abbastanza banale: ci ritroviamo nei panni del protagonista Desmond che, dopo un sogno “infernale” in cui potremo anche assaggiare un po’ del sistema di combattimento, si risveglia nella propria casa “hollywoodiana”, pronto per andare al lavoro. Il nostro protagonista è quanto di più anonimo di potesse scegliere: un “duro” (con tanto di giubbotto di pelle e catena ai jeans che partecipa a incontri di pugilato clandestini) che si ritrova a lavorare con un padre, il quale sembra avere nei suoi confronti un atteggiamento piuttosto freddo, e una fidanzata a cui sta per chiedere di sposarlo. Quello che è risultato più spiazzante, personalmente parlando, è stata la scelta di utilizzare un approccio quasi “filmico” in una produzione che non può permetterselo, rendendo quindi le scene di intermezzo quasi grottesche, con le animazioni davvero da titolo uscito su PlayStation 3, se non prima. Le scelte estetiche anonime si uniscono a rendere il risultato finale un mix tra un film indipendente di bassa qualità e The Sims, che cerca di porsi tra un DMC e un Uncharted, senza naturalmente riuscirci.
Per motivi che non voglio spoilerare (anche se, utilizzando un po’ di fantasia, potreste arrivare a immaginare, vista la banalità) il nostro Desmond si ritroverà quindi a ottenere degli speciali poteri demoniaci, nel bel mezzo di uno scontro tra Paradiso e Inferno in cui sarà un’importante pedina che potrà bilanciare le sorti dello scontro, scegliendo da che parte stare (l’avreste mai detto?). I comprimari in questo spettacolo non risultano particolarmente più convincenti dello stesso protagonista, con un design piuttosto banale e soprattutto, per la maggior parte, decisamente stereotipato. In generale la narrazione non convince, con una costruzione tra cutscene dalla qualità discutibile, situazioni non chiare e tagli inspiegabili tra uno scenario e l’altro – con lo stesso protagonista -, come se non avessero idea su come collegare le diverse sequenze. Discreto il doppiaggio inglese, che però per il momento non risulta supportato da sottotitoli, né in italiano né nella stessa lingua anglosassone, causando quindi un problema di accessibilità.
Ma veniamo a parlare di quello che dovrebbe essere il cuore dell’esperienza, ovvero il gameplay: come detto, Devil’s Hunt è un titolo action, in cui quindi ci troveremo nel bel mezzo di scontri corpo a corpo con diversi avversari. Desmond avrà a disposizione due tipi di attacco, diretto e pesante (RB e RT, giocando con un pad Xbox), entrambi riservati agli arti superiori. Avremo a disposizione una veloce schivata (A) e un tasto per il “parry” (LB). Sono anche presenti particolari attacchi speciali, attribuibili ai pulsanti X, B e Y, che potranno essere sbloccati mano a mano dall’albero delle abilità. Quest’ultimo è composto da tre sezioni differenti, ognuna delle quali fa riferimento ad una diversa “scuola”, con le loro diverse peculiarità (in una varietà tutto sommato discreta). Infine, è presente una sorta di modalità “furia” (che potrà essere attivata una volta riempita la specifica barra), grazie alla quale il nostro Desmond potrà temporaneamente trasformarsi in un demone e falcidiare gli avversari con attacchi devastanti (vi ricorda nulla?).
Sono presenti anche delle piccole parti di QTE e delle sorta di “finisher”, che potranno essere effettuate tramite R una volta che un nemico sarà stato stordito, dando origine ad una breve scena di uccisione. Queste risultano però tendenzialmente tutte uguali.
Combattere in Devil’s Hunt non darà particolari soddisfazioni, purtroppo, poiché gli scontri risulteranno piuttosto monotoni, con animazioni ripetute e la continua alternanza tra attacchi leggeri e pesanti, con anche in alcuni momenti delle hitbox discutibili e un tracking eccessivo (sia nostro che dei nemici). Questo anche perché le abilità non risultano particolarmente efficaci, a causa della macchinosità dei controlli e soprattutto dell’assenza del lock, che quindi potrebbe causare qualche situazione spiacevole. Anche una volta trasformato in demone, Desmond non farà altro che ripetere in continuazione lo stesso attacco, per quanto devastante. Il desing dei nemici risulta un po’ troppo monotono, con una varietà abbastanza sufficiente di fondo, che però non si traduce in una varietà di scontri, dato che i moveset risultano ripetitivi. Lo stesso si può dire delle boss fight che incontreremo, che non posso definire memorabili.
Ci sono diverse aree in cui ci ritroveremo, sostanzialmente in un’alternanza tra avanzamento e combattimento, classica per un action, ma che in questo caso risulta piuttosto noiosa e ripetitiva, senza particolari sorprese, se non alcune classiche “barriere” da sbloccare cercando i rispettivi punti di sblocco e piccoli enigmi ambientali. Non esiste un vero e proprio platforming, perché Desmond non avrà la possibilità di saltare, ma solo di salire e scendere tramite l’interazione in determinati luoghi, e un particolare teletrasporto da un punto all’altro, che sembra – in molti casi – più una scusa per evitare di aggiungere altri segmenti di mappa che altro.
Ci sono alcuni “collezionabili” sparsi, ma non risultano difficili da trovare, vista la semplicità delle mappe. A livello visivo, il lavoro svolto si può tutto sommato definire discreto (ho trovato soddisfacente la scelta estetica relativa ad esempio agli ambienti infernali), visto che si è cercato di prestare attenzione ad un discreto numero di dettagli. Il risultato grafico è comunque mediocre, con texture non particolarmente di qualità e modelli un po’ datati. Purtroppo non mancano i problemi tecnici: seppur abbia giocato con requisiti maggiori di quelli consigliati, il gioco ha sofferto di diversi scatti in momenti in cui non avrebbe dovuto, anche se di contro ho riscontrato una buona fluidità di framerate in altre situazioni. Una cosa che andrà in ogni caso sistemata, si spera con gli aggiornamenti post-lancio. La gestione della telecamera è discreta, anche se trovo inspiegabile la già citata assenza di lock in fase di combattimento.
Cos’altro dire su Devil’s Hunt? Preferisco fermarmi qui, in un bilancio che risulta purtroppo insufficiente. Una produzione che forse ha alzato un po’ troppo l’asticella dell’ambizione, con certo un obiettivo lodevole, che però non risulta affatto conseguito. Un titolo action che cerca di essere troppo simile ad altri comprimari di molto superiori, ma che non riesce davvero a convincere, con un sistema di combattimento insufficiente e personaggi tutt’altro che memorabili. Un po’ come Tantalo, che a causa della sua ingordigia e avidità fu punito dagli dei che lo condannarono ad avere per sempre una fame e una sete impossibili da placare.