La galassia open world
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, la casa produttrice Frontier Developments lanciò sul mercato Elite. Era il 1984 ma nessuno, nemmeno loro, sapevano che dopo qualche anno (2014) sarebbero riusciti a produrre un gioco della portata di Elite: Dangerous.
È probabile che a molti di voi questo titolo non dica granché perché, come spesso accade, il mercato italiano è sempre meno appetibile. Il risultato è che molti grandi giochi non vengano pubblicizzati a dovere. Questo è ciò che è successo a questo open world di grandissimo livello, che negli anni è stato migliorato davvero sotto ogni punto di vista. Cosa non semplice quando si parla di un genere che, fino ad ora, non riguardava l’ambientazione stellare intesa come “a spasso per la galassia”.
Vorrei che per un momento immaginaste di essere teletrasportati nel 3300, da soli (o quasi) a bordo di una piccola nave spaziale con la quale non dovrete affrontare una missione o un deathmatch, bensì lo spazio infinito. Proprio così, l’intero Universo è a nostra disposizione. Elite: Dangerous porta il giocatore a sentirsi solo, quasi abbandonato, attraverso una Via Lattea riprodotta fedelmente, in mezzo ad una quantità pazzesca di pianeti e sistemi solari (tranquilli, c’è anche il nostro!). Il tutto accompagnato da un repertorio audio eccezionale, aspetto fondamentale per ogni grande open world che si rispetti.
Immersi nello Spazio
In questa avventura la solitudine sarà un esperienza straordinaria. Il concetto di Spazio è qualcosa di molto bello da vedere, esattamente come lo immagineremmo. Parlo di solitudine perché spesso saremo soli ad esplorare qualcosa che probabilmente non scopriremmo neanche in due vite, spostandoci con salti nello Spazio anch’essi realizzati molto bene. Ciò che abbiamo sempre sognato, guardando i tanti capolavori del cinema, è già possibile. Com’è anche possibile anche personalizzare la propria navicella in base ai lavori che vorremmo svolgere per guadagnare crediti che, fidatevi, non bastano mai.
In Elite: Dangerous la personalizzazione é un aspetto molto importante. Con una nave da trasporto non riusciremo quasi mai a catturare una navicella nemica che razzia le navi cargo, come non riusciremo mai a fuggire da un cacciatore di taglie con una nave da guerra. Ciò significa che non sarà facile riadattarsi ogni qualvolta ci venga in mente di fare cose fuori dalla nostra portata; in quel caso, l’esito sarà quasi sicuramente negativo.
La difficoltà del gioco sta anche in questo: calcolare ogni aspetto dei nostri viaggi, affrontare missioni molto impegnative e spesso in solitario, attraversare sistemi solari dei quali potremo apprezzare ogni aspetto (dai Soli che illuminano i pianeti alle rotazioni dei pianeti stessi). In pratica quello che accadrebbe se fossimo realmente su quella navicella. L’esplorazione è solo una parte del gioco: è infatti possibile scendere sui pianeti e scoprire cose, raccogliere risorse e molto altro. A breve verrà anche introdotta la possibilità di usare il proprio personaggio una volta atterrati sui pianeti.
Una battaglia per sopravvivere
Come detto prima, l’aspetto più incredibile di Elite: Dangerous è la quantità di contenuti presenti nel gioco. Ogni cosa è fatta bene e niente è banale, compreso entrare ed uscire dalle varie stazioni stellari sparse qua e là. Sempre che il giocatore sia a conoscenza di esse: affrontare un lungo viaggio senza conoscere bene la rotta può essere fatale. Spesso accade di dire “Provo, tanto qualcosa per fare una sosta troverò…”.
E invece no: non troverete niente se non pianeti o satelliti deserti, accorgendovi con il passare degli anni luce che la vostra avventura potrebbe volgere al termine molto presto. Il vostro più grande problema sarà sempre il carburante. Rimanere a secco a 15 anni luce dalla prossima stazione spaziale equivale a rimanere in orbita senza ossigeno, fermi come pali della luce e da soli. C’è sempre la speranza che qualcuno per caso passi di lì e voglia regalarvi del carburante, ma è improbabile che accada.
Un altro aspetto interessante é intendere la galassia come “bolla abitabile“: essa è condivisa tra tutti i giocatori del mondo e di qualsiasi piattaforma. Ciò significa che quello che succede nell’Universo su Xbox One succederà o sta già succedendo su PS4 e PC (e viceversa), aprendo scenari mai visti finora (almeno per le console) e spronando così i giocatori a spingersi sempre più in là nell’esplorazione.
Senza fissa dimora
Il gioco in sè inizia in maniera quasi anonima e surreale da una delle tante stazioni spaziali, ed è da lì che il nostro eterno girovagare inizierà la sua avventura. Le modalità di gioco sono molte (single player, open game, pvp e partite private), e la possibilità di scegliere tutto ciò che vogliamo fare rende questo titolo un must per gli appassionati degli open world. All’inizio è normale sentirsi spaesati, ma col passare delle ore inizierá il vero Elite: Dangerous, ossia il continuo muoversi senza una vera e propria base di riferimento. Questo a meno che non si voglia fidelizzarsi con un sistema solare per poi ottenere, dopo diversi lavori svolti, determinati privilegi tra cui sbloccare nuovi sistemi solari o navicelle esclusive.
I ragazzi di Frontier Developments hanno molto a cuore i propri clienti, tant’è che il lavoro di implementazione non sembra fermarsi ed anzi, é sempre stato curato con continue migliorìe nel corso di questi 3 anni di vita. In pratica, chi lo gioca oggi può godere di tutto lo sviluppo apportato negli anni dalla casa produttrice, ed il prodotto ottenuto è di primissimo livello.