Nell’anno 2015 Brenda Romero e il marito John Romero fondarono Romero Games, addirittura il nono studio di sviluppo fondato da quest’ultimo. I Romero, si sa, sono alquanto prolofici in materia videoludica, e quest’ultimo studio, dopo un paio di progetti minori, si è impegnato per portare alla luce il promettente Empire of Sin, un titolo strategico/gestionale ambientato nella Chicago degli anni ’20 che ci mette nei panni di un pericoloso boss della mafia (disponibile su PC, Mac, PlayStation 4, Xbox One and Nintendo Switch). Per quanto tuttavia le premesse fossero interessanti, la creatura di Romero Games non riesce a raggiungere efficacemente i propri obiettivi, presentando alcune problematiche che ora passo ad analizzare. Per questa recensione mi baserò sulla versione PC del titolo.
Il primo passo da fare in Empire of Sin, prima di passare alla creazione del proprio impero criminale, è decidere quale gangster impersonare: da questo punto di vista, avrete l’imbarazzo della scelta. Ci sono infatti numerosissimi boss tra cui scegliere, ispirati a personaggi realmente esistiti, ognuno con le sue caratteristiche, le sue origini (tra italiani, irlandesi, messicani e chi più ne ha più ne metta) e i suoi punti di forza nell’economia dei racket e abilità in combattimento. C’è Alphonse Capone a capo dei The Outfit con un bonus nel costo della produzione di alcolici, oppure Maggie Dyer dei White City Circus, con un costo diminuito nella gestione dei bordelli, e via dicendo tutti gli altri. Dovrete quindi tenere conto delle scelte effettuate in questa fase poi nella gestione del vostro impero, perché i bonus suddetti potrebbero facilitarvi la vita.
Questa scelta potrebbe anche legarsi solamente a quali bonus o abilità in combattimento di preferiscono, tuttavia assume anche un significato “ruolistico”, nel momento in cui ci troveremo catapultati nella città di Chicago a seguire una vera e propria storia legata a quel boss specifico, con tanto di dialoghi e risposte multiple (che però, tendenzialmente, conducono comunque alla stessa conclusione). La cosa interessante è che ognuno di questi gangster ha la sua personale storyline da seguire, con missioni diverse e antagonisti diversi, instillando quindi nel giocatore la curiosità di approfondirle una per una, avendo il tempo necessario. Oltre però a seguire le missioni della “storia”, il giocatore è naturalmente spinto a iniziare la creazione del suo impero criminale alla conquista di Chicago.
In questo senso si inserisce dunque l’aspetto “manageriale” del titolo, che ci permetterà di scegliere su quali racket investire, anche a seconda delle caratteristiche del quartiere dove ci troviamo in partenza, come migliorarli, difenderci dagli attacchi delle fazioni nemiche e così via. Potremo decidere prima dell’inizio della nostra partita quanti quartieri e quante gang rivali avere in gioco ed il consiglio è di partire da un numero basso, per non trovarsi in una situazione che potrebbe sembrare confusionaria. Il gioco propone naturalmente anche un approfondito tutorial, che spiega dettagliatamente i vari aspetti della gestione del vostro impero criminale, ma a primo impatto le informazioni da immagazzinare sono parecchie. Per quanto però Empire of Sin punti a fare della complessità di eventi e micro-eventi il suo cuore gestionale, questo non gli riesce al meglio, poiché l’intelligenza artificiale e la randomicità dei cambiamenti sembrano essere poco impattanti e generalmente trascurabili, con il risultato dello spingere il giocatore a prendere tendenzialmente le stesse decisioni reiterate, minando così la possibile varietà dell’esperienza di gioco. Ci ritroveremo quindi ad assistere a guerre tra gang, sit-in con i boss e agguati di organizzazioni rivali senza esserne tuttavia molto coinvolti.
Empire of Sin non è però un titolo solo gestionale, perché implementa un combat system che potremmo definire “alla XCOM”. Pur prendendo in considerazione quello che è uno degli apici del combattimenti strategico, non me la sento di promuovere al suo livello quello di Empire of Sin. Di certo non è mal realizzato, tuttavia il bilanciamento risulta non troppo azzeccato, considerato che barricarsi dietro delle coperture e attendere le azioni del nemico è risultato il più delle volte la strategia vincente. Un elemento interessante è però la possibilità di reclutare diversi personaggi che potranno combattere per voi, naturalmente dietro compenso: ognuno di loro ha delle abilità specifiche, che potranno essere sviluppate nel corso del tempo, sbloccandone anche di nuove. Ci sono diversi tipi di armi da fuoco ed oggetti da lancio, oltre che equipaggiamenti difensivi, come i giubbotti antiproiettile, e oggetti curativi. Al termine di ogni scontro, avremo naturalmente il nostro bottino, che potrà consistere anche di armi o oggetti molto utili o da vendere al mercato nero.
A livello tecnico Empire of Sin non è un titolo particolarmente prestante, essendo anche piuttosto leggero: si comporta comunque generalmente bene, con caricamenti discretamente veloci, un framerate stabile e menù di gioco responsivi (molto importante in un titolo di questo genere). L’atmosfera anni ’20 è resa piuttosto bene, anche grazie ad una soundtrack perfettamente in tema. Buono anche il doppiaggio inglese dei personaggi, peccato però che non sia presente una localizzazione italiana nemmeno nei testi.
In generale, si tratta di un titolo che mi potrei sentire di consigliare a chi è appassionato del genere, per quanto riguarda gli strategici e i manageriali, ma non a giocatori più o meno casuali o che comunque non mastichino bene le meccaniche gestionali complesse. Ci troviamo certamente davanti ad un’interessantissima commistione di generi, che però non risulta riuscita al 100% a causa di alcune meccaniche non sfruttate al meglio: insomma, un compito riuscito, ma che poteva fare molto ma molto meglio. La speranza è che si tratti comunque di un punto di partenza per Romero Games, e che lo studio non si scoraggi a proporre progetti un po’ diversi dalla massa, come è accaduto in questo caso.