La perdita di un amore e la comunicazione con l’aldilà sono argomenti estremamente delicati e complessi e anche per questo ampiamente trattati e inseriti nei più fortunati, o meno, film drammatici nella storia cinematografica. Pensiamo ad “Always – Per sempre”, a “Ghost” tra i più conosciuti, o ad “Amabili resti” e “Storia di un fantasma” tra i più recenti. Ve ne sono a bizzeffe con mille sfumature ed intrecci di trama differenti.
Endless, quarto film del regista statunitense Scott Speer, tenta di inserirsi in questa lista affrontando l’elaborazione del lutto nel mondo dei giovani.
Trama
Chris e Riley non potrebbero essere più diversi: lui appassionato di motociclette e senza una vera e propria prospettiva futura, lei spirito sensibile e artistico ma già proiettata verso una brillante carriera da avvocato come ha sempre voluto la sua famiglia. Eppure nonostante le differenze sono follemente innamorati e la loro storia sembra andare a gonfie vele.
Una sera però, dopo una festa e un aspro confronto riguardo le proprie scelte future, i due giovani hanno un incidente dove sfortunatamente Chris perde la vita. Riley è disperata e si ritrova ad affrontare un dolore troppo grande per lei completamente da sola e senza il supporto di familiari e amici. Chris invece non è passato oltre; si trova in un limbo a causa di una questione irrisolta e straordinariamente scopre di essere in grado di comunicare con la sua ragazza riuscendo così a rimanerle accanto. Ma a quale prezzo?
Sceneggiatura e Fotografia.
Endless è il secondo teen drama di Scott Speer dopo il suo fortunato “Il sole a mezzanotte”. Il regista non è nuovo nel trattare gli struggimenti di questi forti e totalizzanti amori giovanili che devono scontrarsi con le ingiustizie della vita. In chiave thriller poi aveva anche indagato sulla prospettiva di un contatto tra il mondo degli spiriti e quello degli esseri viventi, con “Sei ancora qui”, per cui forse aveva anche le armi giuste per poter gestire al meglio questo film… ma qualcosa deve essere andato storto.
La sceneggiatura di fondo, scritta a due mani da Andre Case e Oneil Sharma non ha nulla di nuovo o innovativo rispetto pellicole già conosciute ma anzi, presenta delle analogie molto forti con altri film quali “Al di là dei sogni” e “Ghost” – seppur in quantità inferiore – che la rendono terribilmente prevedibile e scontata.
I due protagonisti di Endless sono la classica coppia mal assortita e riportano tutti i migliori cliché che già possiamo immaginare: lui cresciuto senza una figura paterna, pensa solo alla sua moto e non ha interessi nella scuola o in un futuro concreto. Lei allevata da genitori opprimenti e che investono il tutto per tutto nell’istruzione e in una promettente carriera della loro figlia la quale è pronta anche a mettere in un angolo le sue passioni per soddisfarli.
Dopo la morte Chris resta in questo limbo in compagnia di Jordan, una specie di mentore e guida che dovrebbe aiutarlo a comprendere e ad affrontare i demoni del suo passato che però sono buttati a caso nella narrazione, senza essere un minimo approfonditi non dando spessore al background del protagonista maschile con cui non si entra per nulla in empatia.
Molto spazio è stato dato invece al dolore e alla spirale discendente in cui cade Riley che con il passare dei giorni perde sempre più contatto con la realtà nel tentativo di adattarsi ad un mondo a cui non appartiene. Purtroppo però il tutto viene raccontato in maniera troppo veloce e grossolana non riuscendo quindi a comprendere in che modo e quando le cose vadano completamente a rotoli, sotto lo sguardo impotente ma indifferente di tutti coloro che la circondano.
Una lancia a favore va spezzata però per la fotografia di Frank Borin e Mark Dobrescu. Il punto forte della pellicola sono state proprio queste differenze cromatiche che segnavano perfettamente i diversi stati d’animo che vivevano i vari personaggi. Interessante anche la cura con cui si è realizzato quello spazio condiviso tra i due protagonisti: la luce soffusa, i contorni sfocati e quel pulviscolo così palese hanno ricreato meravigliosamente l’idea di una bolla fragile e sottile in cui i due innamorati si nascondo per portare avanti il loro amore impossibile.
Cast
La troupe di Endless è composta da attori emergenti, volti freschi e alle prime armi tra cui spicca la performance di Alexandra Shipp nel ruolo di Riley. La giovane attrice statunitense veste i panni di una ragazza la cui esistenza perfetta crolla inesorabilmente sotto il peso di un terribile lutto. I suoi piani per il futuro e tutte le sue convinzioni si sgretolano velocemente e lei cade in un baratro di disperazione e ossessione da cui non riesce e non vuole a risalire.
Debole è invece la recitazione di Nicholas Hamilton: anonimo, impersonale e privo di spessore il suo Chris che non suscita alcuna emozione. In sostanza lascia completamente indifferenti per cui c’è poco da dire.
Intrigante è invece la figura di Jordan interpretato dal quasi sconosciuto DeRon Horton. La caratterizzazione del suo personaggio è forse la più riuscita di tutti: il suo vissuto e la sua funzione nel corso della narrazione seguono un perfetto filo logico che lo rendono molto più interessante dei protagonisti stessi della pellicola.
Conclusioni
È innegabile che Endless non ha nulla di nuovo da offrirci; come ogni film che pecca un po’ di inventiva, se fosse stato gestito diversamente sarebbe stato anche più godibile, ma con i se non si va da nessuna parte e questa è una cantilena che ha iniziato ad essere un po’ troppo ricorrente.