Far Cry 5 è uscito ormai da una decina di giorni; dopo più di 50 ore passate a dare la caccia agli Edeniti e con oltre l’80% di trofei guadagnati, noi di naturalborngamers.it siamo pronti a raccontarvi le nostre esperienze con il quinto capitolo della serie targata Ubisoft. Saranno riusciti gli sviluppatori a creare un titolo che coniugasse il divertimento dei giochi precedenti con una nuova formula di gioco non incentrata più sulla scoperta della mappa tramite le torri d’osservazione e con un nuovo villain carismatico come l’indimenticabile Vaas Montenegro, presente in Far Cry 3? Non vi resta che scoprirlo leggendo i nostri pareri sul titolo.
Un nuovo culto in Montana
Far Cry 5 inizia in maniera ancora più potente rispetto ai predecessori, riprendendo idee da entrambi. Inizieremo vedendo un filmato su un telefonino come nel terzo capitolo, e potremo decidere cosa fare come nel quarto, ma questa volta la nostra decisione comporterà l’inizio o meno del “Collasso”. Joseph Seed, colui che si fa chiamare “Il Padre” dai suoi sostenitori, infatti, ha avuto un messaggio da Dio in persona: il mondo sarebbe finito di lì a breve a causa dell’uomo stesso. Sta a lui, quindi, creare un culto dove solamente i meritevoli possono entrare, uccidendo i deboli, espiando i peccati ed entrando nell’Eden. Queste tre vie sono gestite dai suoi fratelli: Jacob, John e Faith.
All’inizio il protagonista, un vicesceriffo di Hope County, regione del Montana, insieme a due suoi colleghi e lo sceriffo accompagneranno un agente della Guardia Nazionale ad arrestare Joseph, ma non tutto andrà secondo i piani. In pochi minuti l’elicottero dove staremo trasportando il capo degli Edeniti verrà abbattuto e noi, ormai soli, saremo costretti a scappare. Da qui inizierà la liberazione delle tre regioni di Hope County, ognuna capitanata da un fratello di Joseph. In questi luoghi potremo cacciare, svolgere missioni per conto della Resistenza e aiutare tutti coloro che sono in difficoltà. Ogni attività ci darà dei Punti Resistenza, aumentando una barra che ci farà capire il controllo che la famiglia Seed ha in quel territorio. Una volta raggiunto il massimo potremo uccidere il cattivo di turno e passare alla prossima regione. In questo modo si potrebbe concludere l’intero gioco senza svolgere le missioni principali, ma conquistando tutti gli avamposti o completando le quest secondarie o quelle adibite allo sblocco dei nostri mercenari d’élite. Un’idea, questa, vincente, in quanto non saremo obbligati a svolgere tutte le missioni per poter passare alla prossima zona, ma che anzi invoglia ad esplorare e compiere le missioni meno importanti, spesso più divertenti e più remunerative in termini economici. In alcuni momenti, però, verremo catturati dagli Edeniti e se questo inizialmente può sembrare un qualcosa di facoltativo, si capirà in seguito che è obbligatorio. Per esempio mi è capitato di essere colpito da una freccia mentre stavo volando su di un aereo, ritrovandomi in un luogo sconosciuto. Certamente sono trovate interessanti, perché avvengono ogni qual volta raggiungeremo un nuovo step nella liberazione della regione, ma che risultano poco immersive se capitano in questi momenti. Resta comunque il fatto che ogni luogo è abitato da un numero variabile di NPC tutti ottimamente caratterizzati e creati, con le proprio storie e i propri sentimenti, ma non potremo legare con nessuno in particolare essendo tutti fini ai luoghi di competenza e invisibili fuori da quella specifica porzione di mappa. Gli stessi colleghi, che andremo a salvare, saranno delle semplici comparse, facendo capire come il protagonista sia innanzitutto il rapporto tra il giocatore e Joseph, ma soprattutto il Montana, con scorci stupendi, foreste, laghi, montagne e tantissime attività da svolgere. Come detto si passa dalla caccia alla pesca, fino alla liberazione degli avamposti, corse sui più disparati veicoli, luoghi da saccheggiare e missioni da compiere; non ci sarà un secondo di pausa. Joseph risulta probabilmente il miglior villain della saga, con dialoghi (pochini a dirla tutta) sempre ottimamente realizzati e d’impatto.
Sempre la solita minestra… Ma con qualcosa in più
Ormai il gameplay dei Far Cry si è consolidato negli anni e nei titoli successivi raggiungendo con il quarto capitolo la piena espressione di FPS free roaming. Questo Far Cry 5 riparte dalle stesse basi ma cambia quel poco che basta per non farti stancare nelle primissime ore ma che anzi ti prende per farti continuare le prossime 30. Insomma, se non contiamo la completa assenza delle torri da scalare per scoprire la mappa tutto è rimasto simile. Si è migliorato il feeling con le armi, si può pescare, sono stati introdotti gli aerei e i luoghi di saccheggio; è presente anche un nuovo metodo per sbloccare le abilità, non più basato sulle uccisioni ma al completamento di alcune sfide. Ad esempio compiendo un certo numero di uccisioni con quell’arma o cacciando quell’animale si potranno ottenere dei punti, spendibili per sbloccare delle skill; queste ultime si divideranno in quattro categorie, alcune per poter trasportare più munizioni, altre per sbloccare la tuta alare ed il paracadute e così via. Ad ogni step della barra della Resistenza riempito si sbloccheranno alcune armi, mentre altre saranno disponibili solo compiendo quella missione o uccidendo quel boss. L’intera mappa di gioco sarà disseminata da icone, fornendoci sempre nuove attività da svolgere, come la possibilità di reclutare 9 aiutanti, 3 per regione. Si passa dal cane Boomer all’orso Cheesburger, passando per Hurk (una vecchia conoscenza). Ogni personaggio del roster avrà i propri punti forti e deboli, ma ognuno ci sarà utile in qualche situazione. Potremo essere accompagnati al massimo da due mercenari, costringendo a sceglierli in base al nostro modo di giocare e all’attività che vorremo svolgere. Nelle nostre 50 ore di gioco, delle quali una quindicina sono state impiegate per la missione principale, abbiamo utilizzato tutti i personaggi (soprattutto per ottenere i Punti Tratto), preferendo quelli silenziosi, ma non negando qualche scorribanda anche ai più “caciaroni”. Un mezzo passo falso si è fatto nei confronti dell’IA, risultando addirittura peggiore rispetto agli scorsi titoli. Nemici che non andavano in copertura o che ci correvano incontro senza paura; le stesse pecche, ma più costanti. Far Cry 5 è quindi la solita minestra, ma che riesce a farsi apprezzare anche dopo decine di ore, a patto di non soffermarsi sui bug o sulle deficienze dell’intelligenza artificiale. Noi abbiamo provato il gioco a livello “Normale”, ma vi consigliamo comunque di giocare a “Difficile” sperando in un miglioramento del comportamento dei nemici.
Dunia Engine all’ennesima potenza
Dal punto di vista estetico, Far Cry 5 risulta un perfetto connubio tra le soleggiate foreste delle Rook Island e i paesaggi montani del Kyrat, con un qualcosa di macabro dettato dalla follia di Joseph. L’assenza quasi completa dell’HUD, almeno durante le fasi di esplorazione, rende più facile l’immersione del giocatore. La draw distance, su PS4, è più che buona, così com03e le luci e il ciclo giorno/notte. Il frame rate è stabile sui 30 fps anche in presenza di esplosioni o combattimenti aerei. Peccato per un pop-up, soprattutto mentre siamo alla guida di elicotteri o aerei, veramente imbarazzante e ad alcuni (soliti) bug. Sembra quasi che il team di sviluppo non abbia cercato di risolvere i problemi già palesati negli scorsi capitoli ma che abbia voluto evitarli. Ottima, invece, la colonna sonora, così come il doppiaggio, soprattutto dei vari protagonisti. Ottima la realizzazione del fuoco e delle esplosioni, così come quella delle animazioni, facciali e non. Le stesse foreste sono, probabilmente, le meglio create in un videogame, risultando vive e immersive. Il Dunia Engine si è dimostrato, ancora una volta, il vero fiore all’occhiello della saga, sperando che nei prossimi capitoli si riesca a diminuire il pop-up e migliorare un’IA ancora troppo indietro rispetto al resto.