Typhoon Studios ha presentato Journey to the Savage Planet all’E3 2019 incuriosendo non poco la stampa e la critica, oltre che il pubblico. Andiamo insieme a vedere se lo studio di sviluppo composto da ex membri di EA, Ubisoft e Warner Bros. Interactive è riuscito a mantenere le ottime premesse mostrate a Los Angeles nel giugno 2019.
Innanzitutto proviamo a definire Journey to the Savage Planet: la struttura di questo gioco, al primo impatto, sembra definirsi intorno ai dogmi dello sparatutto metroidvania in prima persona non eccessivamente frenetico; progredendo nel gioco — bastano davvero pochi minuti — si inizia a definire quello che è il cuore di JTTSP, cioè l’esplorazione, il platforming, il farming degli elementi necessari per il potenziamento o la creazione dei tool indispensabili per il proseguo dell’avventura. Quindi rinchiudere JTTSP in un’unica categoria risulta essere davvero complicato e riduttivo per quel che vuole offrire a noi videogiocatori.
La nostra avventura inizia nell’istante immediatamente successivo allo schianto della nostra navicella — la Jupiter — su quello che effettivamente non era il pianeta di destinazione della missione spaziale di cui facciamo parte. La Jupiter è irrimediabilmente danneggiata e per farla ripartire dovremo recuperare materiali sul pianeta sconosciuto guidati da un’intelligenza artificiale che controlla tutto ciò che abbiamo a disposizione — un po’ come Jarvis per Tony Stark.
Ci troveremo quindi immersi in varie location, molto diversificate nonostante rimarremo sempre sullo stesso pianeta; avremo a che fare con moltissime creature diverse tutte molto ben realizzate ed ognuna con il proprio “carattere”. Alcune saranno ostili, altre lo diventeranno se infastidite altre invece sono estremamente pacifiste e non reagiranno a nessuna delle nostre azioni. Il design di queste creature aliene è davvero realizzato in modo superlativo tanto che le creature risultano colorate, strane e divertenti al punto giusto.
I power-up che ci verranno presentati nel corso dell’avventura sul Pianeta Selvaggio andranno a modificare ed ampliare i modi di esplorazione e le aree effettivamente visitabili di una “zona” anche già esplorata in precedenza. Oltre all’arma da fuoco — unica vera ed effettiva arma a disposizione — potremo utilizzare vari gadget: il jetpack per il doppio/triplo salto, un rampino per muoverci verticalmente o per seguire dei percorsi alternativi, granate, bombe acide e chi più ne ha più ne metta. Senza contare che le dotazioni di base possono essere potenziate tramite l’accumulo di determinate sostanze (carbonio, silicio, alluminio e materie aliene) e l’uso della stampante 3D in dotazione sulla Jupiter.
Dopo aver descritto tutti i lati positivi di Journey to the Savage Planet è il momento di spiegare anche tutto ciò che non ci convince a pieno di questo titolo.
Quello che può essere considerato il difetto più grande di JTTSP è la sensazione di linearità che l’avventura lascia dopo qualche ora di esplorazione. Se inizialmente il gioco sembra lasciare spazio alla libera esplorazione, il giocatore si ritroverà in una sequenza di missioni che lo porteranno forzatamente a seguire un percorso predefinito che lo guiderà dal punto A al punto B per sbloccare il determinato potenziamento e quindi poter raggiungere il punto C. Una routine che si ripete effettivamente per tutta la durata del gioco, ma che viene parzialmente mascherata dall’ottima realizzazione e dalla breve durata effettiva del gioco che quindi non permette, nella maggior parte dei casi, di annoiarsi o di far cadere gli enigmi presenti nel gioco nella ripetitività. L’altro grande difetto di JTTSP sta proprio nella durata forse davvero troppo risicata; effettivamente se non ci si sofferma troppo sulle missioni secondarie e sull’esplorazione fine a se stessa, in poco più di una decina di ore si può portare a termine la main quest. Un vero peccato data la qualità non indifferente del titolo in questione.
Un elemento che però potrebbe effettivamente dare una spinta in termini di longevità è la possibilità di affrontare l’avventura in co-op con un altro giocatore (esclusivamente online). In questo modo, il protagonista sarà “sdoppiato” e vi troverete in due ad affrontare i pericoli del pianeta e i suoi misteri. L’elemento cooperativo è in grado di regalare momenti davvero esilaranti, soprattutto se vi troverete insieme a scoprire le varie stranezze di Journey to the Savage Planet. D’altro canto però la co-op non influisce in maniera particolare sulla trama o sulla struttura di gioco. Inoltre, il giocatore che partecipa alla vostra partita non potrà salvare i progressi di gioco, a differenza dell’host. Una modalità cooperativa quindi riuscita parzialmente, a cui però vi consigliamo di dare una opportunità perché potrà regalarvi momenti spassosi e rilassanti in compagnia di un amico.
Tecnicamente parlando Journey to the Savage Planet è una perla davvero molto rara. Consideriamo il fatto che gli sviluppatori di Typhoon Studios sono molto preparati in quanto provengono per la maggior parte da realtà molto grandi ed importanti, consideriamo anche il budget limitato che hanno avuto a disposizione e come ultimo fattore anche il poco tempo impiegato per lo sviluppo. Presi questi tre fattori dunque il design degli alieni, la profondità del gameplay, le diversità dei vari “biomi” presenti nel gioco, il sarcasmo e l’ironia che troviamo in molti momenti del nostro viaggio possono essere considerati come un piccolo gioiello del mondo videoludico. Graficamente il gioco regge il confronto alla pari con titoli tripla A, l’Unreal Engine 4 è stato sfruttato al massimo ed ottimizzato al meglio per offrire un’esperienza visiva fluida e molto colorata. Il comparto audio è davvero eccelso, gli effetti sonori rendono l’esperienza di gioco davvero immersiva, nulla è lasciato al caso e tutto è implementato nei minimi dettagli, con la praticamente totale assenza di bug, rallentamenti o problemi tecnici di alcun tipo.
Conclusioni
In conclusione Journey to the Savage Planet è un ottimo titolo consigliato a chiunque abbia voglia affrontare un’avventura senza doverci dedicare troppe ore. Irriverente e spensierato, vi terrà incollati allo schermo per le prime ore di gioco permettendovi poi, una volta sbloccate le novità più interessanti, di dedicargli più o meno tempo. Tecnicamente spettacolare, pecca quindi solo in un’eccessiva linearità della main quest e in una durata relativamente breve. Un’esperienza da provare che si distinguerà in questi primi mesi del 2020 videoludico.
Ricordiamo che Journey to the Savage Planet è disponibile su PC, Xbox One e PlayStation 4
Versione provata: PC