Il gioco che non ti aspetti
Per il decennale della saga di Ju On, o The Grudge per la versione Americana (era l’ormai lontano 2009) venne deciso di realizzare una versione videoludica dell’incubo creato da Takashi Shimizu. E quale modo migliore di creare un buon prodotto se non quello di coinvolgere il suo Padre Putativo? Questo gioco parte con ottime premesse grazie al Team Creativo FeelPlus gia’ visto all’opera su Lost Odyssey, quindi si rende gia’ come idee superiore alla maggior parte dei Tie-In Filmografici. Specialmente in quei tempi, di fatto, un “gioco di un film” era un prodotto pigro, riempito di FMV presi dalla pellicola stessa, spalmati lungo un percorso poco impegnativo e spesso noioso. Questo titolo prende il meglio delle pellicole originali e crea una storia a parte, che solo portandone le vicende al termine si potra’ comprendere quale collegamento ci sia tra le sue storie e quelle della famiglia maledetta “rancorosa” per eccellenza.
Storie, al plurale, perche’ in ogni capitolo (in tutto 5) saremo catapultati in una situazione e “ai comandi” di un diverso personaggio. Gli unici indizi per capire chi e dove siamo li avremo da dei brevi testi all’inizio degli episodi e da degli approfondimenti presenti nel menu’ di pausa.
Perche’ ar fantasma nun je devi rompe er ca’
L’intro del gioco (registrata Live), mostra la casa ormai famosa e i suoi interni. Ci trasporta nelle atmosfere dei film e, sopratutto, ci spaventa presentando i due protagonisti della sfortunata maledizione della “rabbia”, Kayako (settepiosocavolitua) e Toshio (bimbogattomiao). Per chi fosse a digiuno della saga riassumo con il semplice fatto che sono madre e figlio uccisi per un futile motivo dal marito di lei pazzo di rabbia. Da quel momento chiunque entri dentro quella casa viene colto dalla maledizione e verra’ perseguitato da questi due spettri fino alla morte e senza nessuna possibilita’ di fuga (nel terzo film addirittura agiranno ad un continente di distanza). Tornando al gioco, dopo l’incipit ci verra’ chiesto il sesso ed il segno zodiacale, questo perche’ le situazioni cambieranno e si adatteranno alla personalita’ applicata a questa scelta. Questo porta ad una buona rigiocabilita’, in quanto ho testato personalmente che due persone differenti si troveranno di fronte eventi diversi. Ora la storia ci porta in una fabbrica abbandonata, dove poter finalmente collaudare il Gameplay. E’ tutto molto semplice in realta’, il nunchuk non e’ utilizzato, mentre il wiimote si tiene di fronte a se viste che e’ letteralmente la nostra torcia. Con il pulsante B ci muoviamo nella direzione in cui e’ puntato il fascio di luce, con A interagiamo e raccogliamo oggetti utili a proseguire l’avventura. Il movimento e’ sempre lento e pesante per porre enfasi sulla paura e la tensione del personaggio. Una volta presa dimestichezza ci si spinge all’esplorazione, vera anima del gioco, facendo pero’ attenzione alle batterie della Torcia, infatti ci sono solo due motivi per vedere la tanto odiata scritta “game over”. Il primo e’ sbagliare i QTE quando sopraggiungono i fantasmi a infastidirci, mentre l’altro e’ rimanere al buio. Se le pile terminano, niente piu’ fermera’ questi fantasmi vendicativi dal farci la pelle (niente paura pero’, se cercate con attenzione lungo il percorso sono sempre presenti batterie di riserva o torce di emergenza). Anche il sistema di salvataggio tiene alta la tensione perche’, in effetti non c’e’. Ogni episodio va terminato, o bisognera’ sempre riprenderlo dall’inizio. Niente di grave, visto che ogni episodio ha una lunghezza abbastanza breve, ma frustrante quando dopo averli finiti tutti e quattro, magari dopo averli ripetuti varie volte, vi accorgerete che il quinto ed ultimo capitolo non e’ comparso. Dopo aver lanciato il wiimote, e raccolto nuovamente, si puo’ notare che nella schermata di selezione dell’episodio c’e’ anche un menu’ “oggetti raccolti”. Gia’, in ogni livello bisogna raccogliere alcuni oggetti che a differenza di quelli che servono a terminarlo non hanno l’effetto “sbrilluccichio”, quindi dopo una prima Run e’ molto probabile che non ne abbiate preso neanche uno! Il gioco permette di esplorare nuovamente tutti i capitoli, e solo dopo aver raccolto tutti gli oggetti, da tutti i livelli, allora si sblocchera’ il quinto, dove finalmente i nodi si scioglieranno e saranno palesi i collegamenti tra i personaggi precedenti. Ovviamente non posso dire quali siano le 5 ambientazioni (anche se l’ultima e’ di facile intuizione), ma posso affermare che ognuna ha i suoi momenti di paura e angoscia, e i suoi bei JumpScare che piacciono tanto ai Youtuber moderni.
Se alla fine di un livello uno non si sente ancora del tutto esausto, ci pensa la schermata riassuntiva a distruggere il morale (in modo divertente). Il gioco infatti si definisce un “simulatore di paura”, dalle reazioni percepite dal wiimote controllera’ quanta sorpresa e quanta codardia avrete accumulato, mostrandolo in uno schema preciso e descrivendo come tu sia o meno adatto alla tua personalita’ (data dal sesso e dal segno zodiacale forniti all’inizio). Ci troveremo di fronte testi come “Sei un vero codardo, un Toro come te avrebbe dovuto essere piu’ energico”, che se giocato in gruppo diventano esilaranti. A proposito di gruppo, quegli erano gli anni in cui ogni cosa su Wii era un party game. Ma come pure questo? Si! Terribile a dirsi, ma ha anche una componente multiplayer. O meglio, un disturbo multiplayer, in quanto l’altro giocatore potra’ premere il pulsante del proprio wiimote per far comparire all’improvviso visioni da incubo all’avventuriero, cosi’ da farlo saltare e farlo risultare ancora piu’ ridicolo nel resoconto finale(non voglio sapere quanti wiimote sono finiti in faccia al secondo giocatore).
Anche l’occhio (che ti fissa) vuole la sua parte
Il comparto grafico, non ha virtuosismi degni di nota, ma visto i tempi e la console e’ comunque ottimo. La modellazione poligonale dei luoghi pecca un po’, ma quella dei due fantasmi fa l’impressione che deve fare. Le luci sono in tempo reale, rendendo i giochi d’ombra complici dei riflessi del protagonista. Gli effetti sonori sono i tipici del genere e fanno il loro lavoro, le musiche incalzano il giusto e spariscono all’improvviso (ed ora che succedera’?). Doppiaggio assente, poiche’ non e’ presente nessuna battuta in tutta l’avventura. Anzi menzione speciale per il gatto che doppia il bambino! Strano che non abbia vinto nessun premio…
Infine uno spavento ce lo siamo preso!
Considerazioni finali, si cerca, si corre, ci si spaventa i giusto. Un Outlast prima di Outlast da una Console che non ti aspetti (e che non si aspetta neanche la console stessa visto il terribile Package europeo). Consigliato a chi vuole una avventura breve ma intensa!