Inizio questo articolo un po’ provocatorio con una premessa: ho amato profondamente la saga di Kingdom Hearts. Fin dal momento in cui ho inserito il disco del primo capitolo nella mia PlayStation 2, per poi continuare con i capitoli successivi e sostanzialmente tutti gli spin-off sparsi sulle varie piattaforme. Questo non toglie però che non sia in grado di distaccarmi dall’affetto che provo per la saga per fare alcune considerazioni su quello che sta accadendo dopo l’uscita del tanto agognato terzo capitolo. Sul sito trovate anche la recensione, curata da un mio collega che ha avuto molte parole di elogio per il gioco, e con cui in parte posso anche essere d’accordo. Non posso esserlo però su altre questioni, che mi portano alle riflessioni che seguono.
Cosa succede tra le mura di Square Enix è una cosa che ci siamo chiesti in molti, soprattutto nell’ultimo periodo. Prodotti come The Quiet Man o Left Alive sono usciti dalle porte del publisher, non si sa bene per quale ragione e avallati da chi (Controllo Qualità, questo sconosciuto). C’erano certamente anche in precedenza state (molte) avvisaglie delle stato non proprio di grazia del colosso giapponese. Tra tutti, oltre al clamoroso ritardo proprio di Kingdom Hearts 3, lo sviluppo travagliato di Final Fantasy XV, tradottosi con un rilascio del gioco sostanzialmente “a metà” e mai davvero completato dopo le dimissioni di Tabata. Eventi problematici e difficilmente giustificabili. La mia personale storia con l’ultima fantasia finale si è in sostanza conclusa bruscamente dopo aver giocato quella… “cosa” che era Episode Gladio. Dopo aver completato il gioco e acquistato il Season Pass è stato troppo, personalmente. Non ho retto, nonostante il mio amore pluridecennale per la saga. E la mia fiducia ha cominciato a vacillare. Non siamo qui però per parlare delle problematiche di FFXV e del lungo periodo di “completamento” dopo il rilascio, conclusosi addirittura con l’uscita di una versione nuova del gioco.
Il modus operandi di Square, della Square odierna, si sta anche manifestando nei piani post-lancio di Kingdom Hearts 3, come se non fosse bastata la lunga, lunghissima attesa a cui i fan sono stati costretti.
Il gioco è stato rilasciato con alcuni elementi che personalmente mi hanno fatto storcere il naso – e non solo a me. Un livello di difficoltà che sfiora il ridicolo, anche al più elevato. Mondi belli esteticamente e tecnicamente, ma vuoti e senz’anima per la maggior parte (salvo in parte i Caraibi). Trama i cui fili, dopo tutti questi anni, vengono tirati frettolosamente, per poi aprire ad un seguito che chissà quando vedremo. Livello di “fanservice” nei mondi Disney (gli unici presenti, in sostanza) davvero esagerato in alcuni momenti (Elsa che canta “Let it go“? Seriamente?). E poi, così dal nulla, l’aggiornamento (per fortuna almeno questo primo gratuito) che introduce la “modalità critica“. Cosa che in sostanza sarebbe la vera modalità difficile, visto che quella originale con questa denominazione è a livello “termosifone con pollice opponibile“. Parto quindi da una domanda: per quale motivo aggiungerla settimane dopo l’uscita?
Già di partenza “castrare” l’esperienza dei giocatori che all’uscita del gioco vogliono subito cimentarsi con un minimo di sfida, lo trovo discutibile. Non si parla di un titolo come Devil May Cry, in cui ha senso sfidare il giocatore a completare il gioco più volte (essendo comunque piuttosto breve), per sbloccare run sempre più difficili. Ma si parla di dover affrontare un esponente di una saga che comunque non è mai stata poi così “user friendly”, almeno mai come questo capitolo. Può essere giusto voler offrire un’esperienza dalla difficoltà molto bassa, in relazione anche al tema dell’accessibilità del medium, ma non a discapito del resto. Personalmente, mi sono sentita davvero poco rispettata da questa scelta di Square Enix, che ha anche snaturato diversi personaggi, non rendendo giustizia né al sistema di combattimento (che in sostanza risulta fluido e divertente, almeno all’inizio, proprio a causa della/grazie alla semplicità), né alle storie che sono state raccontate negli anni. [spoiler title=’SPOILER’ style=’default’ collapse_link=’true’] Per fare un esempio, mi ha sinceramente spezzato il cuorevedere la boss fight di Aqua resa ad un livello così semplice, andando a togliere qualsiasi pathos possibile, poiché si riduce veramente in pochi scambi di colpi (come è nella maggior parte delle battaglie).[/spoiler]
Ma al di là delle critiche al titolo in sé, assolutamente personali e che potete condividere o meno, quello che non posso accettare è che si ripeta l’operazione effettuata come con Final Fantasy XV, appunto. Cioè una serie di contenuti post-lancio, gratuiti e a pagamento, che vadano ad aggiungere elementi di trama e scene, oltre che elementi di gameplay. Dopo aver pagato al day one, a prezzo pieno, un prodotto che mi aspetto essere completo, per una pura questione di rispetto. Non mi pronuncio in totale contrarietà nei confronti dei DLC: abbiamo avuto negli ultimi anni diversi esempi di prodotti soddisfacenti che aggiungevano, ad un gioco già completo, diverse ore di extra e novità, avulse però dal contenuto originale. Extra appunto, oppure al massimo un incoraggiamento al riprendere l’esperienza con il New Game +, che a volte viene introdotto in seguito (come è successo con God of War).
Il DLC detto Re:Mind, che dovrebbe essere rilasciato entro la fine dell’anno, andrà ad introdurre la possibilità di giocare nei panni di altri personaggi, come Roxas o Riku, e aggiungerà uno scenario aggiuntivo, un Limit Cut, nuovi boss e scene inedite che andrebbero a spiegare meglio alcuni elementi della trama. E non è questo, dopo tutto questo tempo di attesa, che mi aspettavo da Nomura e i suoi. Mi aspettavo la chiusura di un cerchio (non per forza definitiva ci può stare) e un’esperienza completa in sé, che dopo tutti questi anni avrebbe potuto porre fine all’attesa, per poi compiere un passo successivo verso altre avventure (anche se in questo caso si parla di un certo Remake). La volontà di protrarre l’esperienza in questo modo facendo leva sulla passione dei giocatori, la trovo discutibile. Kingdom Hearts 3 non doveva essere questo, né per me lo sarà, non in queste condizioni, non per come mi è stato presentato il prodotto: lacunoso, carente e impacchettato apposta per accogliere contenuti futuri a pagamento, e non. Sottolineo però in questo senso che non voglio fare riferimento solo al tema del vil denaro, perché non è su questo che voglio impuntarmi. Ho parlato non a caso prima di tutto dell’aggiornamento della modalità critica, che è stato gratuito. Ma che, nonostante questo, mi sento di criticare per i motivi sopra citati. Soprattutto dopo tutto questo tempo di attesa, non è giustificabile rilasciare un prodotto in sostanza incompleto, per quello che mi riguarda. Si potrebbe ora aprire una grossa parentesi sul tema, partendo ad esempio dall’annuncio di Persona 5 The Royal (che sì, so bene non essere di Square Enix, ma non cambia il succo del discorso). In sostanza una ri-pubblicazione del gioco con degli extra, oppure su Dragon Quest XI S. Solo per fare alcuni esempi. Ma non è questa la sede adatta. Sappiate solo che sono e sarò sempre fortemente contraria alla “ri-pubblicazione” di titoli aggiornati, come ad esempio è stato anche con Kingdom Hearts e i titoli denominati Final Mix.
Tornando a noi, mi dispiace cara Square Enix, ma Re:Mind non lo acquisterò (così come ho deciso di non giocare la modalità critica, anzi di disinstallare il gioco). Hai perso la mia fiducia, e ci vorrà molto tempo prima che tu possa riguadagnartela.