Controllare ed impersonare gli animali non è una novità nei videogiochi. Ne abbiamo visti decisamente tanti: da alcuni noti come Okami ed Ecco the Dolphin ad altri un po’ più particolari e di nicchia come Tokyo Jungle, Deadly Creatures ed anche il recente (perché no?) Untitled Goos Game.
Anche se abbiamo appena visto che di videogame del genere non sono così rari bisogna anche dire che non è affatto facile simulare i movimenti delle varie specie del mondo animale e, allo stesso tempo, renderli credibili e accessibili nei controlli.
Lost Ember, l’indie di debutto dello studio tedesco Mooneye, è piuttosto ambizioso nel portare avanti questa tipologia videoludica, differenziandosi grazie ad una sua caratteristica distintiva: la capacità di controllare numerosi animali di ogni tipo e taglia, che non hanno necessariamente alcuna capacità speciale.
La tribù perduta degli Yanrana
Questo vasto mondo, rivendicato dalla natura, un tempo ospitava una grande e potente tribù, gli Yanrana. Come per la civiltà Maya (che ha chiaramente ispirato i suoi creatori), guerre interne e minacce esterne hanno portato alla rovina di questo incredibile popolo. Ma è stato tanto, tanto tempo fa, e tutte le anime degli Yanrana sono ascese nella Città della Luce (una specie di Paradiso). Tutti tranne due. Secondo la leggenda infatti si narra che questi che questi due spiriti erranti debbano rimanere nel piano materiale sotto forma di animali selvatici.
Chi ci racconta tutta questa storia è uno spirito sulla strada per la Città della Luce, un’anima bisognosa di aiuto. Ed è qui che entra in gioco il protagonista di “Lost Ember”: un lupo ed ex guerriero ribelle degli Yanrana, a cui è stato impedito di entrare nei regni dell’aldilà e che possiede la speciale capacità di incarnarsi in tutti gli animali.
L’avventura non è troppo guidata e lascia abbastanza libertà al giocatore, cosa che non capita spesso in videogiochi di questo genere. Il percorso è tracciato da echi del passato, raccontando ciò che è accaduto in quel luogo così da spiegare anche chi era veramente il lupo nella sua vita passata e chi è lo spirito disincarnato. In una forma semplice ma molto godibile, una storia toccante si sviluppa in sette capitoli abbastanza classici nella struttura: il vero viaggio dell’eroe.
Dal simpatico vombato al maestoso elefante
La vera difficoltà e punto focale nello sviluppo di “Lost Ember” è evidente già dai primi minuti in cui si controlla il lupo: simulare i suoi movimenti in modo credibile. L’animale agile e in rapido movimento è un tutt’uno con l’ambiente di gioco e solo in rari casi ho notato qualche animazione legnosa. E solo quando ci incarniamo in altri esseri come i vombati (marsupiali simili a marmotte) ed entriamo nella loro tana o eseguiamo qualche particolare azione, lo scopo del gioco diventa più chiaro: sperimentare e provare le sensazioni di essere un animale in un’ambiente praticamente incontaminato.
Tornare alla forma del lupo e incarnarsi in qualsiasi altro animale è semplice come premere un pulsante, ed è sorprendente quanto sia intuitivo diventare e controllare gli animali più diversi tra di loro. Dalle anatre e dai piccoli ai pesci fino a passare agli elefanti e capre di montagna, le specie variano a seconda dell’ecosistema, ognuna con la propria prospettiva e comandi della telecamera. Il colibrì, ad esempio, con le sue dimensioni ridotte e la sua rapidità, sale e scende in aria come un elicottero, al contrario di altri volatili come i pappagalli.
Quando la mappa si apre e si spalanca davanti al giocatore – con paesaggi davvero magnifici ma che inficiano in qualche sezione le prestazioni, con qualche calo di frame-rate di troppo – è una scia rossa che guida le rivelazioni della storia, così come gli animali che tramite l’olfatto ci aiutano a trovare le altri specie vicine. È di primaria importanza incarnarsi in tutti i tipi di animali, poiché solo in questo modo vengono rivelati nuovi percorsi nella mappa. Solo l’armadillo sarebbe stato in grado di scavare sotto un enorme masso e persino di trovare un fungo sommerso sul suo cammino. “Lost Ember” ha dozzine di oggetti collezionabili sotto forma di funghi, cimeli e manufatti. Trovarli tutti è la più grande sfida presente nel gioco e che porta il giocatore ad esplorare con cura il bellissimo mondo di gioco, contemplando la magnificenza della natura.
Il corso di tutte le cose
Lost Ember è un gioco pacifista, perfetto per rilassarsi, godersi la natura e gli animali. Non ci sono combattimenti, tanto meno morte o alcun tipo di violenza. Senza la presenza dell’uomo, tutte le cose coesistono in armonia, fauna e flora sono mano nella mano.
La storia dello Yanrana è piuttosto tragica, così come il destino, il passato del nostro duo di protagonisti spinge il giocatore ad avanzare nell’avventura in un’ambiente in netto contrasto con il mondo di oggi. Fino ai suoi ultimi istanti di gioco, “Lost Ember” è in grado di intrattenere con il gameplay semplice ma funzionale e con una bella storia. In definitiva consiglio l’opera prima dello studio tedesco Mooneye a chi cerca un indie rilassante ed originale, seppur senza la profondità di altre produzioni uscite quest’anno.