Spearhead Games torna con il suo ultimo progetto, dal piuttosto affascinante titolo: Omensight. La nuova fatica viaggia sulla stessa scia del loro precedente lavoro, Stories: Path of Destinies, ed è ambientata addirittura nello stesso universo (anche se in realtà, non riscontrerete granchè in comune). Saranno riusciti a convincere con più impatto rispetto al predecessore? Vediamolo assieme, naturalmente.
Harbinger!
L’universo in cui si svolge Omensight è Urralia, per l’appunto lo stesso che avete calcato con i piedi di Reynaldo, la benvoluta Volpe di Stories. Una terra abitata da popolazioni antropomorfe, ma divisa da una guerra: come in ogni buona ambientazione fantasy che si rispetti, anche qua il conflitto coinvolge l’impero contro i ribelli, rispettivamente Pygariani e Roditoriani. I primi capitanati dall’imperatore-aquila Indrik e dalla sua fedele sottoposta felina Draga, i secondi guidati da Ratika, un ratto ribelle che ha unito le forze con Ludomir, un massiccio orso con la smania per il bere ( “e tanto odio per l’impero”, certo, certo). Non la più originale delle situazioni insomma. Se i personaggi non fossero antropomorfi, la banalità della situazione in cui vi ritroverete dopo aver iniziato il gioco sarebbe salita di qualche gradino. Per fortuna però, un ottimo sonoro ed una grande componente visiva vi daranno la giusta spinta per superare questo setting iniziale, che ai fan del genere potrebbe appunto far alzare un sopracciglio. Soprattutto, non dimentichiamo che di base, spesso sono gli sviluppi a fare il capolavoro, anche quando i primi passi della storia e le sue fondamenta peccano di originalità. Ma scendiamo in dettagli: innanzitutto, da tutta questa fiera dell’antropomorfismo, sarete stavolta esclusi: eccovi l’Araldo (originalmente Harbinger), protagonista apparentemente dalle sembianze umane nel fisico, ma senza volto, senza voce, e con tanto a cui pensare. Il problema è che avrete poco, pochissimo tempo per farlo. Ed a proposito, quale sarà il vostro compito? Ovviamente porre fine alla guerra? Ecco, non proprio: qua riceverete il primo segnale che in fondo, questa non sarà proprio la classica storia fantasy con uomini-animali al posto di elfi, nani e uomini come unica differenza.
Snake? SNAKE?! SNAAAAAAKE!
L’Araldo è stato infatti convocato da un’entità al di fuori di queste mere dispute territoriali dei mortali: la Strega, che con tutto il rispetto per Impero e Ribelli, deve piuttosto pensare a cosucce come le linee temporali o la protezione della vita stessa e dei suoi elementi, perchè tutto possa continuare nel ciclo infinito che è la natura. Questa brava vecchina vi darà un compito: scoprire chi ha ucciso la Sacerdotessa senza Dio, Vera, ed evitare la venuta del terribile Voden, il serpente che getterà l’Apocalisse su Urralia. Questa è la situazione a cui si collega il sistema che è il fulcro di Omensight così come lo era di Stories: l’investigazione. Anche se qua purtroppo, avrete meno libertà, e non potrete più seguire determinati filoni una volta raggiunti alcuni particolari sviluppi. Al di là di questa piccola mancanza, preparatevi ad investigare, scoprire fatti determinanti, tornare indietro nel tempo e riaffrontare la stessa storia, ma stavolta con nuovi risvolti dati dalle informazioni ottenute. Un’idea veramente stimolante, ed ottima chiave per un progetto che per forza di cose fa della ripetitività (non malignamente intesa, come si usa solitamente) una componente principale.
L’indagine coinvolgerà i quattro personaggi sopracitati: Indrik, Draga, Ludomir e Ratika. Uno di loro è l’omicida, l’assassino della Sacertodessa Vera, protettrice del mondo, e la cui scomparsa getterà Urralia nel caos per mano del serpente Voden, dormiente da 300 anni. Starà a voi capire chi sia il colpevole, e cercare di salvare questa povera terra già afflitta da troppe guerre per meritare una fine simile.
La compagnia del fardello
Inizia così la vostra esperienza nell’universo di Omensight. Dopo aver ricevuto le spiegazioni dalla Strega, avrete la possibilità di muovervi all’interno di quello che è L’Albero della Vita, luogo al di fuori dello spazio e del tempo, nascosto agli occhi di Voden…ma solo finchè non divorerà Urralia. Questo sarà il vostro punto di intermezzo preferito tra un’investigazione e l’altra.
Sulla sinistra, troverete una stele ed un’incudine: meditando verso la stele, consegnerete tutta l’esperienza accumulata, utile per salire di livello ed ottenere nuove skills o potenziamenti; donando Ambra all’incudine invece (l’Ambra è sostanzialmente la moneta di Omensight), potrete ottenere numerosissimi potenziamenti di più entità: diminuzione cooldown, aumento di salute ed energia, riduzione danno subito, e così via.
Sulla destra troverete invece la buona Strega, con la sfera magica che terrà a disposizione tutte le vostre scoperte sulla vicenda, che saranno divise in fatti inerenti ai personaggi, informazioni sui 4 codici, e Rivelazioni (gli Omensight) con cui cambiare radicalmente un filone di storia convincendo un personaggio della verità da voi proposta, facendogli rivivere il vostro ricordo come prova definitiva.
Nella parte centrale di quest’area infine avrete quattro statue, raffiguranti appunto i quattro indagati. Toccando una di queste statue, percorrerete il filone dedicato al personaggio rappresentatovi, e tornerete all’inizio della giornata in cui è arrivata l’Apocalisse al fianco dell’indagato scelto, speranzosi che stavolta sia il piano temporale perfetto per trovare indizi vitali. Il povero Araldo si ritroverà quindi a rivivere ogni giorno l’Apocalisse, per poi tornare indietro all’inizio della giornata, con le sue informazioni ed i suoi pensieri come unica compagnia, finchè non verrà a capo della questione.
Investigaction
Le sezioni in cui la storia progredisce, e in cui scoprite nuove info sulle ultime sanguinose vicende Urraliane, sono spezzate da delle parentesi di action combat parecchio dinamiche, frenetiche e mai davvero spiacevoli. Avrete a disposizione 3 Skills principali oltre alla spada, che basteranno ed avanzeranno per superare i combattimenti, se consideriamo che la vostra schivata non è una schivata singola, non è una schivata doppia, ma è addirittura una schivata tripla. Certo, dovrete stare attenti dopo aver chiuso la terza schivata, perchè sarete vittime di un’immobilizzazione di 1-2 secondi atta a riprendere fiato, che vi lascerà completamente vulnerabili. Ma questi sono dettagli.
Purtroppo la rapidità con cui si attivano le skill non è nemmeno lontanamente in linea con la frenesia e la velocità dei combattimenti: succederà che avvertirete delle complesse incombenti combo sfumare via sotto il vostro naso, lasciandovi con la skill non triggerata ancora disponibile all’uso, ed una piccola delusione in più sul conto. Ma con un po’ di accortezza e tempismo, questo rallentamento sarà minimo, e vi godrete comunque le parentesi combat. Le boss fight sono pochissime e noiose-ish, ma non è questo il problema tanto quanto l’assenza di reali élite, mid-boss, miniboss o come preferite chiamarli. Il gioco, specie considerando le parti in cui si ripete un determinato filone di storia già giocato, soprattutto quelle in cui si è impegnati nel completamento al 100%, avrebbe indubbiamente beneficiato di qualche nemico singolo ma ben studiato, invece che offrire quasi solamente minion-fight di gruppo o poco più, aggiunte ad appunto qualche boss-fight dozzinale e piuttosto deludente. A sprazzi il combat è davvero tanto funzionale, soddisfacente e divertente, e non è un azzardo sostenere che avrebbe sicuramente potuto offrirci qualche emozione in più.
Se cercate un minimo di sfida, considerate le ben differenziate difficoltà superiori a “Bilanciata” o specialmente “Focus sulla storia”. Escluse le due sopracitate, ne rimangono infatti altre tre: investigazioni più difficili (Vero Detective), combattimenti più difficili (Vera Guerriera), ed Araldo!, che come immaginerete non è altro che la difficoltà definitiva, comprensiva di scontri difficilissimi ed investigazioni senza aiuto. Scegliete in base ai vostri gusti ed alle vostre esigenze, ma ci sentiamo comunque in dovere di sconsigliarvi perlomeno la difficoltà “Focus sulla storia” per poter trarre qualcosa da ogni componente del titolo.
Omen’s Art
Artisticamente parlando si avverte un salto di qualità specialmente nelle componenti sonore. Le musiche sono immersive, diverse tra loro, sempre piacevoli: in particolare, va assolutamente sottolineato l’uso magistrale degli strumenti a fiato e a corda. Inoltre i brani non sono mai fuori posto, e ciò che accade è sempre contornato dalla giusta scelta melodica. Il doppiaggio è qualitativamente su un binario un filo più dissestato, con qualche doppiatore più che calzante, e qualche altro che invece non convince affatto. Il doppiaggio è in inglese, ma il gioco è sottotitolato in Italiano: ecco, non benissimo, se vogliamo eufemizzare. Sono presenti decine di errori di battitura, quasi come se i testi non fossero stati revisionati nemmeno una volta dal traduttore, per non parlare di parecchie dubbie libertà di traduzione. Se tra gli errori di battitura possiamo annoverare “Potenzia la energia”, “l’Albbero”, e protagonisti al cui nome manca una lettera, tra le libertà di traduzione possiamo ricordare con sentimento “The elders once told” che diventa magicamente qualcosa come “Mia nonna diceva”. Insomma, niente per cui far cascare il mondo: ma ai più attenti, ai più pignoli ed amanti dei dettagli, e a chi prova a dare una chance alle traduzioni rispetto all’originalità, sapere che l’errore di battitura è sempre dietro l’angolo è uno smacco per l’immersività offerta dal progetto. Se storcete il naso dopo due errori, quindi, è completamente ed assolutamente consigliato di giocare Omensight in inglese, voci e testo.
Sul piano visivo, gli amanti dello cel-shading ringrazieranno copiosamente. Seppur la rappresentazione non scenda in una resa troppo dettagliata, la risoluzione dei giorni nostri ci consente di godere comunque di una fotografia mozzafiato dovuta sostanzialmente a forti contrasti cromatici netti, che siano iscritti in ordini geometrici simmetrici o asimmetrici, disposti equamente o in maniera sbilanciata, e via dicendo. In particolare non si può non fare una menzione al sapiente uso dei contrasti tra i toni freddi ed i toni caldi, che saranno sicuramente i protagonisti dei vostri ricordi visivi sul prodotto di Spearhead: davvero ben riusciti, ben collocati, e con tonalità piacevoli anche per il più monocromatico dei giudici. Gli interni purtroppo non sono ben riusciti come gli esterni, ma il colore aiuta comunque anche su questo versante.
La caduta è ok, ora tocca all’atterraggio
Purtroppo duole dover dire che Omensight, specialmente per chi ha già giocato Stories: Path of Destinies, convince ma non come dovrebbe o specialmente potrebbe. Se avete letto attentamente, sicuramente avrete già capito cosa si intende con queste parole: il combat ha un potenziale che sarebbe potuto essere anche triplo rispetto a quello attuale, ma l’intera componente dei combattimenti sembra essere stata presa un po’ sottogamba; i più interessati, curiosi ed immersi non avranno la massima libertà nell’esplorare tutti i filoni in ognuna delle tappe presenti; la storia non parte nel più originale dei modi, ed i personaggi non sono caratterialmente né carismaticamente una novità, eccezion fatta per qualche lato. Non è un azzardo pensare che, dopo Stories, si poteva azzardare l’esperimento di ambientare un gioco simile in un contesto diverso, e non ripetere un’ambientazione fantasy-antropomorfa nello stesso universo del predecessore, addirittura solo nominalmente. Purtroppo per fare in maniera completa questo discorso, dovremmo parlare anche della storia nella sua interessa e comprendere sviluppi e finale, ma lasciamo gli spoiler pesanti a Caparezza.
Detto ciò, va premiata la perseveranza di Spearhead nel proporre quella che è una chiave di lettura completamente estranea a quelle della maggior parte degli altri titoli, persino se parlassimo solamente dello stesso genere e non in generale. Va premiata la cura artistica, l’intreccio magistrale degli sviluppi praticamente senza falle. Va premiato il prezzo inferiore ai 20€ e la longevità perfetta per un titolo simile (dalle 7 alle 18 ore circa, in base al tipo di giocatore). Ma l’idea che c’è sotto, ovvero quella di investigare, rivivere una situazione in cui si ha fallito, ma con più informazioni a riguardo che ci portano a superarla, è quasi senza confini per poterla vedere utilizzata in questo modo senza porsi un briciolo di dubbio.
Assolutamente consigliato ai fan del genere, a chi ha giocato Stories, a chi pesa parecchio il lato artistico nel suo videogiocare, ed ai curiosi della tentacolarità del game design. Oltre che ovviamente, ai fan delle narrazioni ramificate, intrecciate e con più varianti. Inoltre, agli interessati Platinatori, tutti i trofei sono ottenibili in una sola run ed in una manciata di ore, senza l’obbligo di collezionare tutti i singoli sviluppi possibili come richiesto ad esempio dal Platino di Stories.
Riguardo il futuro, sono due le cose che ci auguriamo principalmente: la prima è che il prossimo lavoro di Spearhead Games sia più ambizioso e di qualche spanna al di sopra di Stories ed Omensight, perchè un terzo episodio su questa scia, senza una vera e propria evoluzione con la E maiuscola rispetto ai precedenti, potrebbe essere purtroppo sinonimo dell’inizio di una parabola discendente; la seconda cosa in cui speriamo invece, è che in tanti collaudiate Omensight a dovere e ci diate le vostre opinioni.
Buona investigazione, Harbingers.