Neon, laser e trama particolare
In Phantom Trigger impersoniamo Stan, un uomo di mezza età, che scopre di essere gravemente malato. Tra le varie cure che i medici gli propongono, Stan sceglie il metodo sperimentale. Oltre all’incertezza sull efficacia delle cure, Stan inizia a soffrire di svenimenti e perdite della memoria durante i quali viene catapultato in un mondo parallelo nel quale si ritrova a combattere svariati nemici. Questo posto si rivela nient’altro che il subconscio stesso di Stan.
La narrazione ripercorre le vicende dal punto di vista del protagonista e quindi risulta in un primo momento un po’ zoppicante. Sarà solo grazie a brevi flashback, attivati di tanto in tanto, che riusciremo pian piano a venire a conoscenza di nuove informazioni per comprendere ciò che sta avvenendo nel mondo reale. Anche gli NPC presenti nell’hub di gioco, rappresentato da una specie di piazza (nel mondo parallelo), ci sveleranno pian piano i loro segreti e, grazie alle loro parole di conforto, ci daranno la forza per affrontare i quattro demoni che albergano dentro di noi.
Gameplay
Phantom Trigger è definibile uno slasher 3d con visuale isometrica con una peculiarità: è estremamente difficile. La stragrande maggioranza del tempo lo passeremo nel mondo parallelo. Qui impersoneremo l’ Outsider (alter ego di Stan) al quale verrà consegnata una spada (potere del ghiaccio) con la quale potrà difendersi dai vari nemici. Saremo anche equipaggiati con un frusta, che servirà sia per risolvere i pochi enigmi presenti nel gioco sia per poter avvicinare alcuni tipi di nemici decisamente sfuggevoli. Il terzo strumento a nostra disposizione sarà una specie di pugno di luce (potere del fuoco) che ci permetterà di colpire con forza gli avversari. Combattendo contro gli avversari si aumenta il livello dell’arma con cui si sconfigge il nemico. Al raggiungimento di determinati livelli si sbloccano altre combo che vi permettono di aumentare l’efficacia dei vostri attacchi
Chi pensa di trovarsi davanti ad un gioco button smasher si sbaglia alla grande. Per poter avanzare nel gioco e raggiungere il finale in un tempo di circa una decina di ore bisogna saper dosare gli attacchi, imparare bene le combo che permettono di concatenare i 3 attacchi diversi e studiare per bene i comportamenti dei circa 10 tipi di nemici diversi presenti nei 5 livelli del gioco.
Le boss battle, in totale sono 4 più la battaglia finale. Non sono assolutamente delle mere prove di forza anzi, sono più delle prove di abilità, pazienza ed a volte fantasia. Per battere un boss in pratica prima bisogna capire come fargli danno, altrimenti saranno più le volte che verrete battuti rispetto alle volte che riuscirete anche solo minimamente ad avvicinarvi al boss.
Oltre alla difficoltà davvero spaventosa, un altro difetto di Phantom Trigger è come è stato strutturato il game over. Risulta molto frustrante, dopo aver sbloccato una via per esempio, in caso di game over dover ripercorrere forzatamente lo stesso percorso per poter ri sbloccare il passaggio già aperto in precedenza. Questo difetto diventa sempre più ingombrante con il passare del tempo. Nell’ultimo livello, se si muore nello scontro con il Boss bisogna ripercorrere interamente il livello per poter ri accedere allo scontro finale. Davvero esageratamente frustrante.
È apprezzabile anche il fatto che gli sviluppatori abbiano pensato alla possibilità di affrontare l’avventura in coop ma, dato che il gioco doveva proprio essere un hardcore game, hanno deciso di far sì che i 2 giocatori condividano la stessa barra dell’energia. E’ per questo che sarà fondamentale affidarsi all’aiuto di qualcuno realmente in grado di rendersi utile se non vorrete aggiungere un’ulteriore forzatura alla difficoltà di gioco.
In End Game ci sarà permesso giocare alla modalità Arena. Non è nient’ altro che un endless spawn su una mappa tratta dai livelli giocati nella storia. Purtroppo dato il livello di difficoltà elevato questa modalità non regala niente di così eccezionale ma si limita ad aumentare leggermente la scarsa longevità del gioco.
Comparto Tecnico
Per quanto riguarda il lato tecnico il gioco è ben realizzato gli effetti sonori rendono bene l’atmosfera old school. Anche le Cutscene dove vediamo cosa succede a Stan nel mondo reale sono ben realizzate. Aiutano il giocatore ad immedesimarsi nel protagonista e nella sua lotta interiore. Le ambientazioni in pixel art e i colori fluorescenti sono una bella cornice per questo gioco e sono talmente ben realizzate da rendere questo titolo unico e facilmente distinguibile tra i vari esponenti del suo genere.
Come suggerito dagli stessi sviluppatori, Phantom Trigger dà il meglio di sé se giocato con un paio di cuffie. In questo modo potrete apprezzare una serie di effetti sonori altrimenti potreste perdervi. Se aggiungiamo dei motivetti orecchiabili che enfatizzano l’azione, sotto questo punto di vista il lavoro del team di sviluppo può sicuramente essere apprezzato. Unica pecca (della versione PS4, giocata su Pro) è un leggero calo di frame rate appena dopo il respawn che a volte risulta fastidioso.
Conclusioni
In conclusione, Phantom Trigger risulta essere un titolo caratterizzato da un’ottima trama e da uno stile artistico davvero eccellente. Il gameplay è solido e ben bilanciato. Ma l’eccessiva difficoltà, la mancanza di un accenno di mappa (che avrebbe fatto decisamente comodo) e la scarsa longevità lo rendono un gioco che di poco supera la sufficienza. Consigliato agli hardcore gamers. Un pò meno a tutti gli altri giocatori almeno che amiate i giochi frustranti.
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