Un ritorno al passato
Dopo la grandissima diffusione di Pokémon GO Nintendo ha deciso di mantenere standard simili nello sviluppo dell’ultimo titolo della serie, Pokémon Let’s Go, disponibile per Nintendo Switch. L’intero capitolo riprende le basi di Pokémon Giallo, il quarto episodio uscito per Game Boy nel 1998. In questa recensione analizzeremo la versione Pikachu, differente dalla versione Eevee.
Una Kanto sia vecchia che nuova
Pokémon Let’s Go presenta una regione di Kanto del tutto migliorata: i modelli dell’ambiente, delle strutture e dei luoghi naturali risaltano bene agli occhi. I colori sono ben proporzionati, e i piccoli dettagli (come i fiori e l’acqua dei fiumi) non presentano difetti dovuti a lavori approssimativi. La telecamera permette di godere pienamente di ogni aspetto delle varie località presenti (che, ricordiamo, provengono tutte dal gioco originale) variando in base agli spostamenti del nostro personaggio e, in alcuni casi, dando vita a effetti di fotografia davvero interessanti (capirete una volta raggiunta la Lega Pokémon). Tra i luoghi più iconici, i vecchi fan ricorderanno sicuramente la tetra Lavandonia, qui presente in versione rimodernata, con tanto di colonna sonora originale e ambientazione più inquietante che mai. Ed è dovere sottolinearlo: questo è uno dei pochi casi in cui è possibile elogiare al massimo il comparto sonoro del titolo. Abbiamo trovato leggermente deludente il fatto che nel gioco ci siano solo 3 brani per le lotte tra Pokémon: uno per le lotte normali, uno per i Capipalestra/Superquattro, e uno per il Campione. Vivrete la maggior parte dei vostri combattimenti in compagnia della stessa melodia per ore, che stiate affrontando Gennaro il Marmocchio o Giovanni del Team Rocket. Per completare il prospetto di Kanto, troviamo davvero interessante l’elevata presenza di allenatori pronti a sfidarci presenti nel nostro lungo cammino: altra caratteristica tipica del titolo originale.
Non è una regione per vecchi
E come non pensare alla porzione di fan più competitiva e calcolatrice? Saremo schietti: proprio questi ultimi, gli allenatori tryharder, non hanno ricevuto un granché. È vero, sono presenti le EV e le IV (dati diversi per ogni singolo Pokémon, in grado di determinarne l’efficacia in battaglia): c’è anche un modo per aumentare la probabilità di trovare esemplari con valori più elevati (abusando del sistema combo cattura, che permette di trovare persino versioni shiny). Ma due elementi, fondamentali per chi conosce il panorama competitivo, sono volutamente assenti. Le abilità passive di ogni mostriciattolo sono state rimosse: il vostro Pikachu non sarà dotato di Statico o Parafulmine, gli starter classici non ribalteranno le lotte difficili con l’ausilio di Aiutofuoco e affini, Gyarados e Arcanine saranno meno bulli senza la loro Prepotenza. Penserete che simili funzioni non siano affatto indispensabili: non è così se si analizzano alcuni dettagli. Prendiamo l’esempio di Koffing, iconico Pokémon di tipo Veleno usato in lotta da James del Team Rocket. Noterete subito che l’esemplare levita, evitando di poggiarsi a terra. Non essendo però di tipo Volante, non dovrebbe essere immune alle mosse di tipo Terra, andando contro logica (il Pokémon vola a tutti gli effetti). Nei precedenti capitoli, la normalità viene ristabilita: Koffing è dotato dell’abilità Levitazione, che gli conferisce la stessa immunità dei tipo Volante. In Let’s Go, mancando le abilità, il povero velenuvola si ritroverà fortemente svantaggiato. E che dire dell’utilità di Geodude ed evoluzioni, dotati di Vigore (in grado di impedirgli il KO istantaneo), utili strumenti kamikaze grazie alla devastante mossa Autodistruzione?
Come se non bastasse, un’altra meccanica da sempre presente nella serie è stata brutalmente troncata: gli strumenti. Col tempo la disponibilità di questi ultimi era vertiginosamente aumentata, ma sarebbe bastato inserire solo quelli più famosi (come gli Avanzi o l’utile Pietrastante) per non deludere così tanto una gran parte dei giocatori più datati. Diamo un colpo di grazia ai nostalgici annunciando il pensionamento del geniale Bill: il suo PC è ormai obsoleto, sostituito da un comodo (forse anche troppo) Box Pokémon nel proprio menù. Potremmo continuare elencando altre mancanze, ma la lista dei pregi è ancora più lunga, e vale la pena trattarla a dovere.
Tradizione attacca Novità: è superefficace!
È indubbio che Nintendo, scegliendo di eliminare la lotta contro i Pokémon selvatici e implementando un sistema di cattura in stile Pokémon GO, abbia voluto puntare direttamente sul pubblico più recente (diciamocelo, è questo il motivo). È altrettanto indubbio che gli appassionati non avrebbero apprezzato totalmente questa scelta. Così è stato. La mancanza di scontri selvatici si fa sentire, sebbene la meccanica di cattura non sia assolutamente ripetitiva: la difficoltà aumenta proporzionalmente in base a quanto si progredisce nel gioco. I primi Pokémon incontrati saranno quasi statici e quelli verso la seconda metà del gioco si sposteranno in modi diversi, portandovi a sprecare molte Poké Ball. Per quanto riguarda la cattura in sé, abbiamo trovato molto più comoda la cattura via giroscopio, disponibile in modalità console portatile. La cattura tramite joy-con si presenta a volte imprecisa, vi costringe a posizionarvi esattamente di fronte allo schermo e gestire la profondità di lancio non è una cosa immediata da imparare. Non abbiamo ancora avuto modo di trattare la Poké Ball Plus, ma ne parleremo successivamente. Consigliamo di imparare a padroneggiare il prima possibile uno dei sistemi di cattura perché, a differenza dei titoli precedenti, il modo migliore per far ottenere punti esperienza alla vostra squadra è catturare Pokémon selvatici: le numerose lotte tra allenatori non danno un gran quantitativo di Exp. Armatevi quindi di pazienza e precisione e preparatevi a comprare molte sfere Poké.
[spoiler title=’Spoiler su alcune meccaniche segrete di cattura’ style=’default’ collapse_link=’true’]In realtà alcune catture richiedono una lotta tra Pokémon: si tratta dei tentativi di cattura dei leggendari, in tutto 4 (i 3 tipo uccello e Mewtwo). Sconfiggerli entro un tempo limite prima di poter provare a rinchiuderli nella Poké Ball non è per nulla semplice (Mewtwo nella fattispecie è un grande osso duro). [/spoiler]
Chicche per uno, a spasso con tutti!
Nintendo dimostra di sapersi guardare alle spalle (quando vuole). Alcune tra le meccaniche più for fun del titolo non sono del tutto nuove: la possibilità di poter portare a spasso per Kanto ogni esemplare catturato era già ben conosciuta dai fan che hanno giocato il remake HearthGold/SoulSilver (il mitico Pokéwalker). In questo caso però. la funzione viene rimodernata a dovere: alcuni Pokémon saranno addirittura cavalcabili (e fidatevi, certe scelte vi sorprenderanno), altri vi faranno da tavola da surf, altri ancora solcheranno i cieli. Una chicca che viene dunque adattata alla praticità di gioco: la vecchia bicicletta è ormai obsoleta in confronto ad un velocissimo Rapidash! L’uso dei Pokémon come trasporto era un’idea presente fin dai primi capitoli: le MN come Volo o Surf, necessarie al completamento dell’avventura, richiedevano la presenza in squadra di un determinato Pokémon adatto ad impararle. Gli sviluppatori avevano già trovato il modo di eliminare questo fastidio in Pokémon Sole/Luna: il Poképassaggio si è rivelata un’idea talmente apprezzata da essere riproposta nel capitolo per Switch. Sarà Pikachu ad imparare tutte le Tecniche Segrete necessarie al viaggio: inoltre Taglio, Surf, Volo e affini (ribattezzati con nomi più simpatici, come Fendente, Scivolacqua e Solcanubi) non occuperanno più uno slot mosse e saranno utilizzabili in qualunque momento, una volta sbloccate.
La presenza del Pokémon elettro (nel caso di Let’s Go Pikachu) si rivela davvero centrale, come annuncia il titolo: una nuova modalità di gioco è infatti destinata alla sua cura. Come accadeva nel PokéIo&Te di Pokémon X/Y, potremo prenderci cura del nostro compagno iniziale. Le interazioni con lo storico topo elettrico però non terminano qui: oltre a cambiare il vestiario dell’allenatore (come in X/Y) potremo cambiare anche gli abiti di Pikachu e la sua acconciatura. Caratteristica singolare che ha fatto discutere molto i fan: noi ricordiamo ai brontoloni che il titolo in questione è pensato anche per un pubblico più giovane. E poi, fidatevi, prendervi cura del tenero Pikachu una volta ogni tanto non vi farà male!
Se tenete a questo genere di chicche estetiche, adorerete i nuovi effetti delle mosse disponibili. Tralasciando l’analisi di quelle esclusive per Pikachu (Sprintaboom, Surfasplash e Piombaflap), dotate di un’animazione tanto scenica quanto spettacolare, le restanti mosse hanno ricevuto un restyling davvero apprezzabile. Tra gli effetti migliori troviamo l’espressione di una massiva potenza lineare in esempi come Psicoraggio o Iper Raggio, le mosse veleno danno davvero un senso di putrido (Tossina sembra quasi rivestire dal basso il bersaglio), Terremoto frantuma interamente il terreno sotto i piedi del nemico, e così via. Insomma, per quanto riguarda l’aspetto esteriore, Let’s Go ha puntato al successo sia nei confronti degli ambienti esterni, sia nelle esecuzioni delle animazioni in lotta: non solo per quanto riguarda le mosse ma anche gli stati. I Pokémon congelati sono immobili, quelli addormentati chiudono davvero gli occhi, i paralizzati si animano a scatti. Non è possibile dare a Let’s Go il primato di tutte queste caratteristiche estetiche, ma è d’obbligo riconoscere che laddove la meccanica appartiene in realtà ad un contesto passato, ha comunque ricevuto un rinnovamento del tutto moderno. Persino il banale Colpocoda è piacevole alla vista. E per i fan vuol dire molto!
Un viaggio (quasi) difficile da affrontare
L’avventura, nella sua totalità, non ha niente a che vedere con quelle passate per quanto riguarda la sfida proposta. Il Pikachu che vi viene dato all’inizio del gioco ha delle statistiche molto più alte della media, permettendovi di affrontare la maggior parte degli scontri senza una particolare difficoltà. A questo viene aggiunta la presenza delle caramelle, oggetti in grado di aumentare permanentemente di un punto una determinata statistica dei vostri Pokémon. Il fatto che siano ottenibili in modo molto semplice vi farà capire il loro effetto devastante sul gameplay. C’è una nota positiva, però: nessuno vi costringe a tenere Pikachu nella vostra squadra lotta o ad usare le caramelle sul vostro team. Potete rendere il gioco meno semplice agendo in questo modo. Inoltre, sono presenti alcuni allenatori, detti Coach, dotati di una squadra leggermente più forte del normale. Anche gli incontri con questi ultimi sono opzionali: Nintendo ha dunque preso una strada diretta per quanto riguarda il bilanciamento del gioco. Starà a voi decidere quanto limitare queste “facilitazioni”!
E la trama?
Arriva il momento di trattare una argomento a tratti delicato. La trama del titolo non dovrebbe essere ignota ai fan di vecchia data. Si basa maggiormente sull’intreccio già conosciuto dai giocatori di Giallo, ma alcuni cambiamenti attuati in fase di sviluppo non possono essere ignorati. Vi anticipiamo che la necessità di far arrivare il gioco anche ai più piccoli si farà sentire in alcuni momenti del gioco, e la percezione di censura non è abbastanza sottile da essere ignorata. [spoiler title=’Spoiler sulla trama ‘ style=’default’ collapse_link=’true’]Il casinò di Azzurropoli, ad esempio, è diventato la Sala Giochi Rocket. Il motivo del cambiamento è evidente, per quanto deludente per alcuni. La funzione di minigioco a pagamento presente nelle versioni passate è stata ovviamente eliminata.[/spoiler]
L’inserimento del politicamente corretto non si limita all’episodio precedente, ma è presente anche in un’ottica diversa. Il nostro rivale, Trace in originale, è più un amichetto di paese che un vero e proprio competitore. Il senso di sfida ed antagonismo è del tutto assente, rimanendo in uno sfondo di amicizia del tutto innocuo. [spoiler title=’Spoiler sulla trama’ style=’default’ collapse_link=’true’]Anche i membri del Team Rocket, un tempo sfruttatori e addirittura assassini di Pokémon, sono ormai ridotti ad una marmaglia di “cattivoni” quasi non violenti. Giovanni non proferisce un singolo insulto quando viene battuto, mantenendosi sulla stessa e banale linea narrativa di Jessie e James (per quanto questi ultimi siano personaggi carichi di ricordi agli occhi di un fan).[/spoiler]
Multiesperienza (circa)
Pokémon Let’s Go possiede delle funzioni elementari in grado di affrontare il gioco con più giocatori. Il primo di questi è la modalità coop: usando un secondo controller, il giocatore primario sarà affiancato nell’esplorazione, nei combattimenti e nelle catture da un secondo giocatore. Quest’ultimo non sarà in grado di fare granché durante la fase di esplorazione (sarà dunque costretto a seguire la via presa dal G1). In lotta, il G2 potrà usare i Pokémon della squadra del compagno. La scelta di un multiplayer locale settato in questa maniera è ancora una volta condizionata dalla volontà di raggiungere anche un pubblico di bambini più piccoli (e dunque meno autonomi). Non c’è nulla di male nell’inserire una meccanica simile, anche perché è del tutto facoltativa. La funzionalità online di scambio e lotta online è invece più funzionale, destinata anche ai giocatori più esperti. La necessità di avere il codice della persona con la quale collegarsi è però molto limitante: non è più possibile ricevere scambi misteriosi o lottare con sfidanti casuali. Un punto negativo che non riusciamo davvero a spiegarci.
Nonostante i piccoli difetti (che, in tutta sincerità, infastidiranno solo i fan di vecchia data), non si può dire che Pokémon Let’s Go sia un brutto titolo. Se viene analizzato come gioco in sé (e dunque scorporato dalla lunga saga che si porta alle spalle) è un videogioco davvero ben fatto, in grado di regalare molte ore di esplorazione colorata e vivace all’insegna del divertimento. Paragonarlo ad un Pokémon X o addirittura ad un Pokémon Perla vuol dire limitarlo. E non è la scelta migliore, non credete?
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