La città è nel caos, violenza e corruzione dilagano ovunque. Il Sindaco è tenuto in ostaggio da una banda dei bassifondi cittadini, ed è compito di tre impavidi eroi intervenire in suo aiuto a suon di pugni, calci ed armi di ogni tipo. Riusciranno a salvarlo? Scopriamo questo Raging Justice, un divertentissimo picchiaduro a scorrimento che riprende lo stile anni ’90!
Il nuovo Final Fight
Senza girarci attorno, lo diciamo subito: siamo di fronte ad un remake spirituale di Final Fight, il picchiaduro a scorrimento Capcom che fece un gran successo prima in sala giochi e poi su console. E’ chiaro che MakinGames e Team17 abbiano preso spunto da Cody, Haggar e compagnia per creare un gioco che ne ricalchi non solo il gameplay con risse in mezzo alla strada ma anche trama, protagonisti, nemici, oggetti ed altri elementi davvero simili. All’inizio possiamo scegliere tra la modalità Storia e Brawl. Quest’ultima è la classica opzione che prevede continue ondate di nemici sempre più forti, e non è facile uscirne vivi anche ai livelli di difficoltà più bassi. Ma è sulla modalità Storia che vogliamo concentrarci.
I protagonisti sono tre: Rick Justice, 42 anni, poliziotto veterano con uno stile rude ma potente; l’afroamericana Nikki Rage, 31 anni, ex militare dallo stile preciso e letale; infine Ashley King, 15 anni, che combatte il crimine ispirandosi alle mosse dei film. Personaggi con caratteristiche diverse tra loro, da scegliere a seconda dei nostri gusti personali. Rick è simile al ben più noto Haggar con uno stile basato sul puro street fight e mosse di wrestling, Nikki è il personaggio intermedio con una potenza minore rispetto a Rick ma più veloce nei movimenti, Ashley è il personaggio più veloce ma meno potente dei tre.
Abbiamo un pulsante per i pugni (non solo frontali ma anche all’indietro se servissero), uno per i calci, un pulsante per saltare, uno per proiettare. Premendo due volte veloce nell’analogico è anche possibile scattare in avanti e, col giusto tempismo, sferrare un colpo in corsa. Con un altro pulsante, oppure premendo pugno e calcio insieme, è anche possibile sferrare la cosiddetta Super, un attacco potente ed imparabile che però ci fa perdere un po’ di energia vitale, utile quando siamo facile preda dei nemici più forti o quando siamo circondati. Poi c’è l’attacco in volo, di poca potenza ma utile da usare durante un salto per colpire rapidamente un nemico che avrebbe la meglio negli attacchi frontali. C’è la proiezione, perfetta per mettere al tappeto gli avversari più forti nel corpo a corpo ma non utilizzabile su alcuni di questi tra cui i boss. E possiamo anche arrestare i nemici storditi, avvicinandoci a loro e premendo un pulsante per ammanettarli e farli cadere a terra.
Il bello, il brutto e il cattivo
E’ tempo di iniziare. La prima scena mostra i tre protagonisti che corrono in aiuto del Sindaco. L’auto su cui viaggiano viene colpita dai nemici: per fortuna ne escono illesi ma, a questo punto, l’unico modo per salvare il primo cittadino è quello di farsi strada a suon di botte per le strade. Ci ritroviamo così in quartieri malfamati pieni di teppisti, molti dei quali armati di coltelli, mazze da baseball appuntite, martelli, dinamite ed armi elettriche.
Scopriamo subito il punto forte del gioco: il gameplay veloce, rude, divertente e violento degli anni ’80 e ’90, quando scorazzavamo nelle sale giochi non solo con Final Fight ma con titoli simili come Double Dragon, Golden Axe, Captain Commando, Streets of Rage ed altri. Non basterà premere velocemente un pulsante per colpire sempre ogni nemico. A seconda di chi affrontiamo conviene studiarne movimenti e tattica, imparando a comportarsi in modi diversi. Ad esempio le donne sono abili con la pistola elettrica, obbligandoci spesso a colpirle con un attacco in volo o un pugno all’indietro, tenendole a distanza; un altro avversario è più veloce nello sferrare pugni, ma è abbastanza facile proiettarlo a terra. Più avanti troviamo anche nemici che ci attaccano impennando in moto: dobbiamo evitare quest’ultima e colpirli in qualche modo, facendoli cadere per poi affrontarli normalmente.
Un altro aspetto molto positivo è l’alta interazione con l’ambiente circostante. Troviamo molte armi da usare come coltelli, spade e mazze da brandire in mano o lanciare a distanza; la mazza in particolare è potente quando si colpisce in pieno un nemico, spiaccicandolo sul muro dietro di noi e togliendogli un bel po’ di energia vitale. Poi ci sono oggetti da rompere, forse in numero anche maggiore rispetto a titoli più noti già citati. Troviamo anche un tagliaerbe per investire i numerosi nemici sullo schermo, stando attenti a non farlo distruggere dai colpi nemici e soprattutto dalla grossa trave che cercheranno di farci cadere addosso. Per il resto tavoli e sedie, cabine telefoniche, casse di legno ed altri oggetti distruttibili aumentano la varietà del gioco. Alcuni colpi particolarmente forti, specie contro i nemici, vengono accompagnati da esclamazioni trash a tutto schermo, tipiche dei fumetti ma viste similmente in tv ad esempio quando Batman e Robin menavano i cattivoni nel mitico serial tv anni ’60. Sono presenti anche sfide secondarie, come ad esempio arrestare 5 criminali, sconfiggerne un certo numero in un tempo limitato, e così via. Completando queste sfide si ottengono dei bonus.
E poi c’è il gioco in co-op, davvero coinvolgente. Un’opzione ci fa scegliere se attivare il fuoco amico: perfetta per aumentare il livello di sfida prestando attenzione a non colpire il vostro compagno, da evitare se siete alle prime armi con questo genere di giochi o semplicemente volete godervi il gioco senza tante preoccupazioni.
E i boss di fine livello? Come nello stile dei picchiaduro classici, nei primi stages affrontiamo un boss piuttosto forte, che ritroviamo più avanti come “nemico normale” assieme ad un “gemello” identico ed altri nemici più deboli. Dopo i primi livelli potremmo chiamarli mid-bosses, e non sempre sarà possibile affrontarli con semplici combo di pugni. Alcuni vincono facilmente il corpo a corpo, scaraventandoci a terra ad esempio con un pugno potente o un attacco in corsa. Altri sferrano imparabili attacchi in puro stile arcade, dai quali imparare le contromosse da mettere in campo con tempismo perfetto. Ad esempio l’onda d’urto creata da un boss quando atterra da un salto, o l’attacco con veloci rotazioni in tutto lo scenario dopo il quale il boss si ferma a rifiatare, momento perfetto per attaccarlo. Quest’ultimo ci conferma una volta per tutte a che gioco si siano ispirati, fischiando per chiamare rinforzi quand’è stanco… vi ricorda qualcuno? C’è da dire che, in alcune situazioni, possiamo farci furbi e sfruttare i nemici più forti a nostro vantaggio: ad esempio mostrarci un bersaglio facile per gli avversari corpulenti, che ci corrono addosso salvo poi mancarci e colpire i loro stessi colleghi, talvolta mortalmente.
Purtroppo sui nemici, specialmente sui boss, c’è da notare un po’ di ripetitività. Come già detto, alcuni boss li ritroviamo più di una volta riproposti come “nemici normali” negli stages più avanzati del gioco, affiancati da avversari più deboli ma numerosi. Di questi ultimi, alcuni vengono riproposti con vestiti diversi ma pur sempre identici tra loro. Se da un lato alzano il livello di sfida, dall’altro potrebbero annoiare dopo la seconda o terza comparsata. Non chiediamo 100 tipi di nemici diversi, ma almeno una via di mezzo: la varietà è sì discreta per il genere a cui appartiene, ma si poteva sicuramente fare molto di più.
Mi sa di retrò, e va bene così
Raging Justice si presenta con animazioni fluide nei movimenti e un buon uso della palette colori, con toni un po’ più scuri rispetto alla controparte Capcom. Non abbiamo notato rallentamenti, neanche nelle fasi più concitate con molti nemici sullo schermo. Buone anche le musiche di accompagnamento che ben si adattano all’azione, ma sono soprattutto gli effetti sonori a rendere giustizia al titolo: i colpi di pugni ed armi sanno davvero di retrò, dando quel senso di violenza pura che ci porta a doppiare il povero avversario di turno con frasi come Ammazza che botta!, Muori! o Fatto male eh? .
Anche le cutscenes sono in vecchio stile ma funzionano alla grande. Non solo l’intro ma anche quelle che precedono gli scontri con i boss, o in particolari situazioni di gioco tra cui la rissa in un bar: c’è un dialogo tra il nostro personaggio e il boss o i nemici di turno, in cui si scambiano minacce prima del combattimento.
[spoiler title=’Spoiler’ style=’default’ collapse_link=’false’]L’ultima di queste è col boss finale, prima di affrontarlo: un dialogo che chiarisce tutto, completando la trama e confermando che “il buono che diventa cattivo” è sì una scelta prevedibile nel tentativo di stupire il giocatore, ma funziona comunque bene non solo in tv ma anche nei videogames.[/spoiler]
La difficoltà è un po’ altalenante. Anche giocando a livello normale, alcuni nemici sono fin troppo facili da sconfiggere mentre altri (specie qualche boss) sono fin troppo ostici e lunghi da sconfiggere, potendo essere colpiti soltanto in precisi momenti dello scontro e per pochissimo tempo, prima di vederci costretti a scappare per non essere colpiti da supermosse e quant’altro. Durante lo scontro con uno di questi dobbiamo anche stare attenti a schivare la trave che ci fanno cadere dall’alto, e qui ho notato una svista: pur muovendomi nella parte superiore dello schermo e ben lontano dalla trave, nonchè dalla sua ombra, che ne indica la posizione, quando cade vengo colpito nonostante fossi a diversi metri di distanza; cosa che per fortuna non accade al contrario, cioè se la trave cade nella parte superiore mentre io mi trovo già in basso. Dà fastidio, ma per fortuna niente di così grave. Finire il gioco non sarà comunque un’impresa così difficile: abbiamo diverse vite e diversi Continue a disposizione, perfetti per chi vuole godersi il gioco senza sudare troppo.
Conclusioni
Raging Justice conferma che i picchiaduro a scorrimento possono avere ancora una certa linfa vitale. Il gioco in co-op, tipico di questo genere in un’epoca ormai lontana, è l’arma in più di un titolo che non solo non nasconde la sua natura ispirata al celeberrimo Final Fight, ma cerca addirittura di migliorarlo con grafica ed animazioni più curate, un discreto numero di stages (dal menù iniziale si potrà scegliere quello di partenza, una volta raggiunto), o il comparto mosse in cui abbiamo tasti dedicati per calci e proiezioni. Aggiungiamo il tagliaerbe che troviamo qua e là, la mazzata in faccia che sbatte i teppisti sul muro, o le possibili combo alternando pugni e calci per non far reagire l’avversario.
Forse l’unico aspetto negativo risiede nel rivedere alcuni boss troppe volte nei livelli più avanzati, mostrando a schermo nemici già visti troppe volte benchè in scenari e situazioni diverse. In generale il gioco è comunque da premiare per la passione nel riproporre qualcosa di già visto ma comunque di molto divertente, specie se giocato in co-op locale con un amico.
La modalità Brawl ne aumenta un po’ la longevità, già di per sé alta poiché il titolo si rigioca volentieri anche dopo averlo finito, magari cambiando personaggio ed aumentando la difficoltà. Immancabile per nostalgici e amanti del genere, da provare per i più giovani ed in generale per chi non avesse mai girato Metro City con Cody, Guy e Haggar all’epoca di sua maestà Final Fight, un mito che oggi ha trovato un nuovo, degno rappresentante di un genere intramontabile.