Nelle scorse settimane ha fatto il suo ritorno l’eroina Shantae, una “mezzo genio”, protagonista dell’omonima serie, il cui ultimo capitolo è Shantae and the Seven Sirens. Tutto iniziò nel 2002 quando lo studio americano WayForward ha rilasciato il primo gioco della saga, chiamato Shantae, su Game Boy Color. Le avventure dell’eroina arrivarono successivamente anche sulle console domestiche con altri tre capitoli che contribuirono a consolidare il successo della serie nella sua nicchia di appassionati. Le iconiche trasformazioni magiche e le sue mosse di danza ormai hanno cucito addosso un certo carisma ai giochi con la mezzo genio. Addirittura, alcuni vedono le produzioni di WayForward come una sorta di sequel spirituale di Wonder Boy in Monster World, allo stesso modo in cui si avvicina Monster Boy and the Cursed Kingdom ad altri episodi della serie Wonder Boy. Shantae and the Seven Sirens sarà riuscito ad essere altezza della sua fama?
Trama
Dopo gli innumerevoli scontri, Shantae e i suoi amici preparano le loro valigie e partono per una vacanza totalmente pagata su un’isola tropicale. Qui l’eroina, una volta conosciute altre metà genio, parteciperà con loro ad un festival di cui sono le special guest. Sfortunatamente, tutto non va nel verso giusto e le altre metà-genio vengono rapite da alcune creature misteriose, le streghe di mare, che vivono nelle profondità dell’isola. Quindi la nostra eroina si lancerà al salvataggio delle amiche e ciò la porterà sia ad esplorare una mappa di gioco che a confrontarsi con numerosi nemici oltre che con le Streghe di Mare.
La mappa del mondo non è delle più vaste tra i giochi che presentano una struttura simile, ma ogni area è interconnessa alle altre in modo così ben studiato da sopperire la minore grandezza. Inoltre, ad attenuare tale caratteristica è la presenza di collezionabili che spingeranno il giocatore esplorare approfonditamente ogni zona e anche a ritornarci per scoprire tutti i segreti del caso una volta sbloccato il potere necessario. L’unico elemento che rallenta l’esplorazione tra un’area e la successiva è la presenza di schermate di caricamento che appaiono un po’ troppo presenti, sebbene non siano dalla durata biblica.
Gameplay
È innegabile che il videogioco mantenga le basi della struttura di gioco degli altri titoli della serie e quindi presenta molte sezioni platform, popolate da nemici. Per difendersi, Shantae dispone del classico attacco di frusta, realizzato con i suoi capelli, che è affiancato da più trasformazioni e diverse magie utili. Per selezionare una delle cinque trasformazioni disponibili nel corso dell’avventura, basterà premere il pulsante correlato, rendendo tutto semplice ed immediato. Alcune delle magie sopracitate, saranno attivabili, combinando il tasto della danza con una delle quattro direzioni dello stick analogico o del d-pad. Queste oltre ad avere specifici effetti, come la cura o l’attacco, permetteranno di interagire con l’ambiente circostante in specifici punti, rivelando, ad esempio, piattaforme su cui saltare oppure sbloccando dei passaggi.
Nonostante uno scontro sette contro uno può sembrare impari, sarà difficile trovarsi in difficoltà vista l’abbondanza di oggetti curativi, di cui si dispone fin dall’inizio. Oltre la possibilità di curarsi, il giocatore disporrà di diverse frecce al suo arco vista la possibilità di usare dei differenti attacchi. In particolare, le magie non legate alla capacità di danzare della protagonista, possono essere acquisite nel negozio assieme a molte pozioni prima che si avvicini alla fine del gioco. Si tratta nello specifico di armi, come missili a ricerca o spade, ed oggetti che consumano una percentuale di magia. Di conseguenza in generale le morti saranno causate più da un errore del giocatore, dato che in ogni momento sarà possibile mettere il gioco in pausa e ricaricare totalmente la vita, consumando oggetti curativi. Questa caratteristica influisce sugli scontri in generale e soprattutto nelle battaglie contro i boss, che sono comunque ben studiate e caratterizzate. Nello specifico una menzione speciale va alla battaglia finale, che risulta assai più curata.
Collezionale tutte
Una delle novità introdotte da questo capitolo sono le carte mostro, che vengono rilasciate dai nemici quando vengono sconfitti. Una volta sbloccate, sarà possibile equipaggiarne un massimo di 3, ognuna con effetti diversi, come ad esempio aumentare il danno quando si attacca con i capelli oppure . Questa caratteristica può essere accolta positivamente dato che permette al giocatore di personalizzare attraverso la combinazione che preferisce l’approccio con cui affrontare gli scontri. Naturalmente alcune carte possono essere molto utili in determinate circostanze piuttosto che in altre, ma a mio parere un maggiore livello di sfida avrebbe valorizzato maggiormente questa feature. Ad ogni modo collezionarle tutte non sarà semplicissimo visto che non solo sarà necessario che i nemici rilascino la carta una volta uccisi, ma per alcuni bisogna ripetere un certo numero di volte l’operazione. Infine “le più rare” potranno essere ottenute, scambiandole con dei personaggi non giocanti in cambio di pepite d’oro.
Aspetto e suoni di un mondo colorato
Nulla da ridire sull’estetica generale del videogioco che risulta assai apprezzabile, seppure anche in questo caso questo aspetto sia per certi versi derivativo rispetto ai capitoli precedenti della saga. Vengono riproposti colori intensi, animazioni soddisfacenti che caratterizzano tutti i personaggi, antagonisti e non. Un altro elemento apprezzabile e che rende più incisive alcune sezioni del gioco è l’aggiunta di scene animate che in particolare precedono lo scontro con ogni boss. Di contro non tutto è curato allo stesso modo e alcuni scenari sono meno elaborati, risultando meno incisivi e memorabili.
Il comparto sonoro risulta azzeccato al tal punto che alcune melodie, seppure non tutte, resteranno impresse nella mente del giocatore, anche grazie ad una buona varietà. Grazie proprio a tale caratteristica si passa da motivi più amichevoli e felici, ad altri più frenetici così che ogni momento sia supportato dalla giusta melodia. Accompagnano tutto ciò le voci in inglese e i testi tradotti in più lingue tra cui l’italiano, nella cui traduzione però è presente qualche errore di genere o numero dei pronomi personali.
Durata
La campagna principale presenta una durata inferiore alle 10 ore, ma il gioco offre una serie di “attività di contorno” che ne aumentano la longevità. In primis la raccolta di collezionabili che, soprattutto nel caso di quattro calamaro cuore, sbloccheranno “elementi secondari”, ad esempio una vita aggiuntiva. Ci sarà spazio anche per dei dungeon, in cui si risolveranno enigmi, si otterranno le varie trasformazioni e dulcis in fundo si affronteranno i vari boss. Inoltre, capiterà che nell’esplorazione di un’area non si raggiunge quello specifico punto perché non si è in possesso di un’abilità o di un certo oggetto. Segue che meccanismi di questo tipo dato che siano la prassi per videogiochi quantomeno simili ai metroidvania, si dovrà affrontare un backtracking comunque non invasivo o troppo obbligatorio. Infine, una volta finito il gioco, si sbloccherà una modalità New Game +, in cui si avrà più magia ma meno difesa.
Conclusione
Shantae and the Seven Sirens è un gioco accattivante in particolare per chi apprezza questa tipologia di gioco. A partire dalle sezioni iniziali, il videogioco saprà catturare il giocatore grazie alla sua estetica, all’umorismo di fondo e alla sua struttura di gioco. Quest’ultima, sebbene non presenti molte differenze rispetto a quella dei capitoli precedenti e non offra un gran livello di sfida, può soddisfare ampiamente chi sia disposto a cimentarsi in un’avventura che scorre piacevolmente. Infine, anche il carisma della sua protagonista e degli altri personaggi contribuisce a consolidare un prodotto che nel complesso risulta più che buono.