SpellForce III Soul Harvest è la prima espansione, disponibile dal 28 Maggio 2019 su PC, dell’ultimo capitolo dell’omonima serie nata nei primi anni 2000. Come i suoi predecessori appartenenti alla serie SpellForce, questo prodotto riesce a distinguersi da altre produzioni simili grazie all’unione di meccaniche di gioco appartenenti a generi differenti. Si tratta degli strategici in tempo reale e dei giochi di ruolo occidentali con visuale isometrica. Una natura ibrida di RTS e GDR che trova le radici proprio nel periodo storico in cui nasce la serie. Infatti, all’inizio del nuovo millennio, questi due generi erano dei punti di riferimento per i giocatori PC, piattaforma di rilascio dei capitoli di SpellForce.
Insomma, gli anni sono passati, ma la saga rimane sempre la stessa, continuando a regalare emozioni alla sua nicchia d’utenza. In particolare, nei quindici anni e mezzo circa di vita della serie si sono susseguiti ben tre capitoli canonici e relative espansioni. Ad ogni modo, non perdiamoci in chiacchiere e passiamo all’analisi della nuova espansione di SpellForce III, rilasciato da THQ Nordic e Grimlore Games nel dicembre 2017.
Trama
Sono passati solo tre anni dalla fine delle Guerre della Purezza. Il protagonista è un generale caduto in disgrazia dopo aver fallito nel difendere un villaggio da un attacco degli orchi. Tuttavia, non si sa molto sugli eventi accaduti, dato che il personaggio, unico sopravvissuto all’attacco, non ricorda cosa sia successo. Successivamente la regina di Nortander deciderà di richiamare il/la protagonista a palazzo per concedergli una seconda possibilità. Il suo compito sarà quello di risolvere una disputa con dei Nani ribelli e fermare un misterioso culto di elfi oscuri. Essi hanno intenzione di riportare in vita il Dio della Luce, entità tutt’altro che benefica. Chiaramente questo è solo l’incipit di un’avventura dai toni dark piena di intrighi, minacce ed elementi fantasy.
Le vicende narrate sono presentate con criterio, mescolando agli eventi del presente i ricordi del generale che piano piano riaffiorano durante l’avventura. Di conseguenza, la storia risulta abbastanza appagante e in alcuni punti spingerà il giocatore a non abbandonare la partita, tanta è la curiosità di scoprire di più sugli eventi presenti e passati. Infine, cosa assai gradita, Spellforce III: Soul Harvest è un’espansione stand-alone e quindi non è necessario aver giocato o possedere Spellforce III per comprenderne la trama. Di contro, nonostante le due storie non siano direttamente intrecciate, solo chi ha giocato il capitolo canonico saprà apprezzare diversi riferimenti alla sua trama.
Primi passi
Il gioco si apre con una schermata che consente al giocatore di scegliere tra modalità single player o multiplayer. Difatti il giocatore potrà decidere se affrontare la campagna da solo, in co-op o gettarsi in un interessante multiplayer. In quest’ultimo caso saranno disponibili tre modalità, che riproporranno gli scontri dal sapore da RTS già presenti nella campagna. La prima prevede uno scontro classico uno contro uno, la seconda permette di personalizzare le regole della battaglia, e infine nell’ultima si può sfidare un’intelligenza artificiale.
All’inizio della campagna il giocatore dovrà affrontare una fase di tutorial, nella quale è presentato sia a sommi capi il passato del protagonista, che i primi elementi da GDR. Di conseguenza, fin da subito si fa la conoscenza dell’interfaccia di gioco, posta in alto a sinistra: quest’ultima è costituita principalmente da una sezione che permette di selezionare i vari membri del party e da un’altra da cui attivare alcune delle abilità a disposizione. In basso abbiamo una minimappa che rappresenterà solamente il territorio esplorato e una sorta di HUD che riepiloga statistiche, danni e varie resistenze del personaggio selezionato. Infine, il gioco spiega che accedendo all’apposito menu avremo ulteriori informazioni su un inventario in comune e sui nostri eroi, come abilità, caratteristiche, equipaggiamento.
Una faccia della medaglia
Ispirandosi ad un formula classica dei GDR, Spellforce III Soul Harvest offre la possibilità di creare il proprio protagonista. L’editor relativo però non offre una totale personalizzazione, ma dei modelli prestabiliti, che limitano la scelta dei tratti fisici del personaggio. Tuttavia, nel complesso risulta abbastanza soddisfacente, dato che consente una maggiore libertà nella scelta delle classi e dei rami delle abilità. Infatti il giocatore è chiamato a selezionare per il suo personaggio una classe e una razza tra Umani, Nani ed Elfi Oscuri.
Si avranno a disposizione sia delle classi predeterminate dagli sviluppatori che l’opportunità di crearne di personalizzate, basate sulla libera scelta di due dei nove rami delle abilità. Naturalmente è possibile sbloccare le abilità di quest’ultimi grazie a dei punti talento, ottenibili aumentando il livello del personaggio. Questo incremento consentirà di guadagnare anche punti caratteristica usati per aumentare le caratteristiche del personaggio: Intelletto, Volontà, Forza, Destrezza e Costituzione. Inoltre, ad ogni specializzazione della classe corrispondono una o più caratteristiche base, fondamentali nella crescita del personaggio. Infatti è possibile imbattersi in armi o altri oggetti, che non possono essere indossati sia da una specifica razza, che da avatar che non possiedono uno specifico valore delle caratteristiche associate. Ad esempio, un’armatura non indossabile da umani e/o da personaggi con un valore di Costituzione minore a 6.
Sempre in ottica del comparto da RPG, sviscerato in due paragrafi, abbiamo un’interessante sistema di dialoghi a risposta multipla. Questi non permettono di modificare in maniera netta gli eventi del gioco, ma consentono di affrontare le situazioni in modi differenti, sfruttando le informazioni ottenute dagli atri personaggi. Inoltre sono il modo più diretto per conoscere la storia del continente di EO, delle sue razze, delle culture dei vari popoli, e infine uno strumento per approfondire i rapporti e la conoscenza con gli elementi del party.
L’altra faccia della medaglia
Il gioco riesce sapientemente a mescolare le meccaniche dei generi sopracitati, tanto da risultare appagante anche nella sua componente RTS, sebbene non al pari di altre. Questa fa capolino negli scontri campali del gioco, dove partiremo da un primo insediamento e potremo costruire un impero in scala ridotta. Infatti, sebbene lo scopo finale sia quello di distruggere la base nemica, per farlo avremo bisogno soprattutto di un esercito e di risorse. Di conseguenza, sarà molto utile rivendicare dei territori lungo il campo di battaglia, in modo da ottenere altre risorse, operai ecc…
Nello specifico, ogni territorio metterà a disposizione un numero finito di risorse, la cui raccolta avviene in maniera automatica assegnando lavoratori all’edificio preposto allo scopo. Inoltre, disporremo di altre strutture con differenti utilizzi, che vanno dalla difesa del territorio al reclutamento delle unità. Qui bisogna aprire una piccola parentesi: ogni razza avrà le sue costruzioni e unita, basate sulla propria cultura e/o su un’economia delle risorse diversa. Ad esempio i nani, a differenza degli umani, non sfruttano il legno per le costruzioni ma per ottenere carbone, dato che il primo non è paragonabile alla loro amata pietra. In sostanza questo stratagemma aggiunge intelligentemente un elemento che riduce la monotonia della gestione.
Chiudono il cerchio i combattimenti, in cui le unità sono guidate tramite mouse e attaccheranno il nemico non appena entrerà nel loro raggio visivo. Nelle fasi più concitate degli scontri, mentre gli eserciti vengono comandati in modo intuitivo, la gestione degli eroi è più complessa. Il punto critico è nelle barre delle abilità, contenenti le skill attivabili dei personaggi. Oltre a quella principale si ha accesso ad una seconda barra, che include le abilità che non trovavano posto nell’altra, ed è qui che inizia il dramma. Infatti, nella frenesia della battaglia switchare tra le due può risultare molto scomodo.
Grafica e sonoro
Per quanto riguarda il comparto sonoro, il gioco offre un doppiaggio in inglese accompagnato da una localizzazione nella lingua nostrana per sottotitoli, menù e dialoghi. Una cosa molto gradita per chi ha difficoltà con la lingua anglosassone, soprattutto se si considera l’alta mole di testo. Tuttavia, in sporadici punti si notano dei testi non localizzati, ma si tratta di sbavature che in alcun caso non pregiudicano la comprensione della trama. Rimanendo sul comparto sonoro, sicuramente la colonna sonora è un elemento positivo, e si rivela ispirata e ricca di tracce che accompagnano il giocatore nel proseguo della partita.
Tecnicamente, il videogioco non delude e ricrea un mondo fantasy molto convincente. In particolare presenta un level design abbastanza ispirato, un uso delle texture senza sbavatura, dei modelli dei personaggi curati e un framerate stabile. L’uno neo del comparto tecnico è l’uso eccessivo in alcuni frangenti dei caricamenti, che arrivano quasi a spezzare il ritmo di gioco.
In conclusione
Siccome nasce solamente come un’espansione, era chiaro fin dall’inizio che Spellforce III Soul Harvest avrebbe presentato una formula ibrida tra RTS e GDR. D’altronde, come già ho detto, questo caratteristica è sempre stata il biglietto da visita di ogni titolo targato SpellForce. Ad ogni modo il risultato è molto soddisfacente anche grazie alla cura dei particolari messa in campo da Grimlore Games nel realizzare entrambe le due anime di questo gioco. Tra le due, quella più completa è chiaramente quella da gioco di ruolo, ma c’era da aspettarselo dato che nella serie è stata sempre più centrale. In sostanza, al netto delle sue sbavature il videogioco è un prodotto che saprà accontentare gli amanti di entrambi i generi, senza però raggiungere l’eccellenza.