H.P. Lovecraft riteneva la mente umana incapace di cogliere e comprendere le sfumature di quell’astrusa conoscenza che si estende ben oltre l’insignificanza dell’esistenza stessa dell’essere umano. Quest’occulto sapere d’obliata armonia attende i più audaci, gli intrepidi, o forse più semplicemente i disperati che ben poco hanno da perdere, nelle nere acque dell’insignificanza cosmica. E quando l’essere mortale, nella sua pochezza, apre le porte a questa vortice oscuro, delle sue vestigia non rimarrà altro che Follia.
È innegabile quanto lo scrittore di Providence, con le sue opere, abbia influenzato la cultura dell’horror e del mistero fino ai giorni nostri, ispirando produzioni di ogni dove, compresi i nostri tanto amati videogiochi, raggiungendo in tutto e per tutto quell’immortalità che solo i Dei Antichi potevano vantare. È il caso di Stygian: Reign of the Old Ones, titolo sviluppato dallo studio indipendente Cultic Games. Stygian è figlio di una fortunata campagna Kickstarter, ora disponibile esclusivamente su PC.
Il giovane sviluppatore turco ha incanalato l’evidente passione per l’immaginario di Lovecraft in quello che possiamo tradurre come gioco di ruolo horror in 2D dal combattimento tattico a turni.
The Black Day – Il tempo degli eroi è finito
Trasportata da un’innominabile forza in un’altra dimensione, la città di Arkham non è più la stessa. Delle sue costruzioni tipiche degli anni ’20 non rimangono altro che ruderi e macerie. I cittadini superstiti all‘apocalittico evento soprannominato The Black Day vagano in un abisso di disperazione e dissolutezza, consci nella follia dilagante che ormai tutto è perduto. Come c’era d’aspettarsi, le autorità non godono più di alcun tipo di considerazione: al loro posto la criminalità organizzata ha fagocitato ciò che rimane di Arkham, plasmandola a sua immagine e somiglianza. Sono pochi i posti sicuri rimasti e tutti sono gestiti dalla gang armata di Wax Face, quindi i poveri sfortunati che strenuamente lottano per la sopravvivenza sono disposti a fare qualsiasi cosa persino in cambio di qualche sigaretta. Infatti, la nuova leadership ha abbandonato il dollaro, ormai cartastraccia, in favore delle sigarette, ben più rare e decisamente più utili in una città ricoperta da un cielo alieno.
In Stygian non siamo chiamati a salvare il mondo: è chiaro sin dal principio quanto la fine sia ormai giunta, ed il tempo degli eroi non è altro che un eco lontano nei racconti di fantasia.
Protagonisti di un incubo
Possono le motivazioni, gli ideali e la personalità di un essere umano fare la differenza di fronte all’ineluttabile fine dei tempi? In Stygian: Reign of the Old Ones vivremo una costante lotta di sopravvivenza, sia con i nostri simili che contro le orribili creature che il nuovo universo di Arkham ha generato. In questo senso, il titolo ci offre decine di personaggi pre-generati, ognuno con i propri punti di forza e le proprie debolezze. Nel caso volessimo dare un’impronta più personale al nostro alter-ego digitale, è possibile fare affidamento ad un’eccellente creazione del personaggio. Sesso, età, ideali, caratteristiche psicofisiche e abilità sul campo delineeranno inequivocabilmente l’unicità del nostro personaggio, elevandone sì le capacità in cui eccelle, ma rimarcando altresì l’incompetenza negli altri ambiti del sapere.
Oltre a tutte queste caratteristiche, retaggio dei classici gdr cartacei, è importante scegliere l’archetipo che più si confà al nostro personaggio. Gli archetipi sono otto, caratterizzati da una propria indole e personalità, nonché suddivisi in altre sottoclassi: accademico, aristocratico, criminale, esploratore, investigatore, occultista, performer e soldato. Sebbene l’inizio della nostra avventura sia caratterizzato dalla medesima visione in sogno del misterioso Dismal Man, la scelta di un archetipo piuttosto che un altro garantisce una soddisfacente diversità d’approccio al titolo, nonché una discreta differenza in alcune linee di dialogo. Se la vostra idea è quella di immedesimarvi in uno Sherlock Holmes dell’occulto, potete farlo, ma state attenti: più vi addentrerete negli oscuri misteri di Arkham, più la vostra sanità mentale sarà messa a dura prova – meccanicamente attraverso debuff definitivi e temporanei – portandovi ad un passo dalla follia e la morte certa.
Per tentare di sopravvivere con qualche possibilità in più, avremo bisogno di reclutare i vari companion sparsi nel mondo di gioco o investire nel ben riuscito sistema di crafting attraverso le numerose crafting station sparse in città. I personaggi che ci accompagneranno nel nostro viaggio sono tutti ben scritti e con un passato molto interessante alle spalle, motivo in più per dialogarci spesso. Durate l’avventura potranno unirsi temporaneamente altri NPC, magari in cambio di sigarette o per obiettivi personali. Mentre per i companion è possibile modificarne abilità, magie, equipaggiamento e slot rapidi, gli NPC non godono degli stessi privilegi, e la loro presenza in gruppo risulta un po’ più come un braccio armato in attesa del proprio turno di combattimento. A tal proposito, i combattimenti sono gestiti attraverso il classico ed intramontabile sistema di combattimento a turni.
Potremo ordinare ai nostri personaggi di muoversi sulla scacchiera utilizzando i Punti Azione e optando per diverse tipologie d’attacco, che siano esse a distanza, ravvicinate, o ancora le più stratificate magie occulte. Quest’ultime possono avere degli effetti devastanti sul nemico, ma necessitano un costo elevato di sanità mentale – motivo in più per non abusarne. Sfortunatamente s’intuisce subito quanto il titolo non abbia nel combat system il suo focus principale: sebbene sconfiggere i nemici più tosti possa essere gratificante in termini di punti esperienza, alla lunga ripetere sempre le stesse azioni può risultare noioso. In ogni caso, assistere alle atrocità dei combattimenti non porterà unicamente i benefici dei classici punti esperienza, ma anche l’accrescere dei punti ANGST. Questi possiamo definirli punti esperienza negativi: più ne accumuleremo attraverso i combattimenti, più il nostro personaggio soffrirà di disturbi e traumi permanenti. In tal senso, è consigliato evitare i combattimenti quanto più possibile o semplicemente di fuggire. Ricordate: non siamo dei maledetti eroi.
Arkham: bella e terribile
Dopo le prime battute di gioco, si percepisce quanto il focus principale dell’opera di Cultic Games sia l’esplorazione. Il motivo andante è quello del mistero, l’occulto, la spasmodica ricerca di un perché, la fuga da una terribile realtà, l’assoluzione prima dell’inevitabile. Sta a noi plasmare le motivazioni che spingono il nostro personaggio ad agire attraverso le molteplici scelte di dialogo, il più delle volte caratterizzate dall’archetipo e dagli ideali scelti durante la creazione del personaggio. Più scaveremo nei recessi più reconditi della città e di ciò che ne rimane, più scoveremo indizi ed informazioni che ci accompagneranno sotto forma di quest secondarie durante tutto l’arco narrativo, fondamentali per conoscere quanti più retroscena possibili dietro il disastro che colpì la città un anno prima. Seppur non goda di infinite location, nelle fasi esplorative il gioco restituisce una discreta sensazione di libertà. Il nostro personaggio si ritroverà spesso ad affrontare dialoghi o incontri dalle molteplici risoluzioni. Ad esempio, adottando risposte inclini al nostro ideale otterremo punti sanità mentale, o ancora: se il nostro personaggio fosse dotato di un alto valore in psicologia, potrebbe influenzare la mente dell’interlocutore fino ad attuare una vera e propria seduta di ipnosi – ovviamente attraverso lo strumento adatto. In soldoni: ogni skill check superato si traduce in punti esperienza. D’altra parte, assistere agli orrori di Arkham quali omicidi, mutilazioni, aberrazioni o racconti inquietanti, porterà la fragile mente del nostro protagonista a frammentarsi sempre più, verso un inevitabile decadimento psicofisico. Manie e fobie si nascondono dietro l’angolo, quindi è bene mantenere l’indice di sanità mentale almeno sopra il 50%. Per alleviare le sofferenze della mente entrano in gioco droghe ed alcol, ma attenzione: abusarne porterà il nostro alter ego a soffrire di dipendenze dall’uno o dall’altro (o entrambi!).
Ad enfatizzare la fase esplorativa contribuisce positivamente una grafica straordinariamente realizzata in stile cartoon. I toni ed i colori restituiscono quella sensazione claustrofobica tipica del genere, regalandoci pure sensazioni di terrore, senza dover ricorrere ad una grafica fotorealistica. Anche le animazioni dei personaggi risultano abbastanza credibili e volutamente ingessate, quasi a voler sottolineare la paura soverchiante dei cittadini di Arkham. La colonna sonora è quanto di più simile agli anni ’20 possiamo immaginare, con un tocco di malinconia, risultando mai invadente e fuori luogo. Una vera e propria nota dolente è la gestione dell’user interface a tratti e poco intuitiva, sopratutto nella gestione dell’inventario, ancora troppo confusionario.