Super Hydorah è uno sparatutto 2D a scrolling orizzontale. Pixel art a 16-bit, o giù di lì. Per il sottoscritto, che ha fatto tempo a vedere nelle sale giochi i cabinati di Asteroids e Space Invaders, è un tuffo nel passato. In un glorioso passato. Lo stile adottato da Super Hydorah è esattamente quello dell’epoca d’oro degli shoot’em up 2D, quella che va dalla fine degli anni ’80 sino alla prima metà dei ’90. Gli hardware erano diventati abbastanza potenti da avere una grafica dettagliata e curata, sia per quanto riguardava i fondali sia per gli sprite di nemici e proiettili. I titoli di questo genere per console erano degli autentici capolavori non solo di giocabilità, ma anche di spessore tattico. Giochi dove non contavano solo i riflessi e le mega bombe rimaste. Al contrario era richiesto un uso e gestione intelligente delle armi. Lo studio dei pattern di attacco dei boss. L’ordine, se ne era concessa la possibilità, con cui affrontare le missioni.
Un nobile pedigree
A questa generazione appartengono i Thunder Force III & IV ed i Gaiares su Megadrive, Aero Blasters, sia in coin-op che su console, Gate of Thunder su PC Engine CD-Rom, Blazing Star per Neo Geo e dell’onnipresente Gradius di “Konamiana” memoria… Quest’ultimo è, con tutta probabilità, il titolo da cui si è tratta la maggiore ispirazione, anche considerando la foggia della navicella che, con il suo muso appuntito e la linea slanciata ricorda tantissimo il Vic Viper. A tal proposito, se sarete tanto abili da concludere il gioco, ci potrebbe essere una piccola ma gradita sorpresa in fatto di design e modellismo storico! In realtà i titoli che vennero prodotti, uno meglio dell’altro, furono decine e decine. E questo solo per limitarsi alla specifica cerchia dei giochi a scrolling orizzontale. Ambientazione spaziale ma anche tante bio-mostruosità aliene. Super Hydorah attinge dunque a piene mani dalle migliori produzioni di quella generazione e, a tal proposito, citiamo una frase all’interno del gioco, nella sezione istruzioni. “Questo avrebbe potuto essere il gioco dei miei sogni durante la mia infanzia. Divertitevici e godetevelo!”
Tutto ha inizio… sempre allo stesso modo
Un pianeta da esplorare. Una navicella-laboratorio in primo piano con un astronauta intento ad effettuare le proprie mansioni. Questo quadro di statica tranquillità è interrotto da un’altra navicella, prossima ad esplodere, che sta per schiantarsi al suolo. L’inquadratura si alza ed ecco comparire nel cielo un immenso avamposto alieno. Siamo alle prese con la consueta invasione anche se, dai brevi dialoghi che avverranno nel corso del gioco, arriveremo a scoprire che la realtà può essere interpretata in maniera molto diversa a seconda dei punti di vista.
Emozioni dei tempi che furono…
Iniziando a giocare a Super Hydorah non ci si può non sentire in qualche modo “disarmati”, o comunque non equipaggiati a sufficienza. Tranquilli: la sensazione perdurerà per tutto il gioco. Il più delle volte sarete assaltati dal un fuoco nemico, proveniente per giunta da quasi tutte le direzioni. Lo spazio di manovra della vostra navicella potrebbe essere estremamente limitato e lo scudo vi proteggerà al massimo da un colpo. Tre, se opterete per la modalità easy. Ve la consigliamo caldamente, anche se siete dei fenomeni della vecchia scuola in fatto di shoot’em up 2D.
Una volta, almeno negli sparatutto, non esisteva il farming, il grinding, il crafting e compagnia bella. Per andare avanti occorreva semplicemente studiarsi i livelli, provare e riprovare fino a trovare l’arma più idonea. Super Hydorah riprende, e pretende, questo tipo di applicazione. In altre parole, ripetendo un livello mille volte non verrete ricompensati con una qualche forma di valuta in grado, a lungo andare, di farvi entrare in possesso del set di armi definitivo. I progressi vanno sudati attraverso l’apprendimento. Non è un percorso facile e oltretutto implica diversi rischi di “impopolarità”. Su tutti quello di cedere alla frustrazione dopo essere rimasti impastati da qualche parte.
…e relative difficoltà!
Il gioco, lo avrete capito, è molto esigente. Sia in termini di abilità, sia in fatto di analisi dei pattern e delle strategie. Va quindi spiegato con un minimo di dettaglio il sistema di power up ed armi in generale. Nel corso dei livelli alcuni nemici rilasceranno delle capsule di diverso colore, a seconda del quale potremo beneficiare di determinati tipi di potenziamenti. Quando i pod saranno di colore verde potenzieremo l’arma principale, rosso per quella secondaria e così via. Fondamentale il colore viola, che rigenererà gli scudi.
Malauguratamente, e come da prassi nel genere, tutti i potenziamenti andranno inesorabilmente perduti in caso di distruzione del nostro velivolo. In questo modo si produce un po’ la classica situazione del tutto o niente. Abbastanza frequentemente vi capiterà infatti di finire un livello senza perdere una sola vita. Oppure di non finirlo affatto. Persa la prima navicella equipaggiata a dovere, le rimanenti saranno poco più che metallo da macello.
Rispetto ai potenziamenti, le nuove armi, una volta acquisite, rimarranno permanentemente in vostro possesso. Anche in questo caso, però, c’è un aspetto ostico. Il nuovo equipaggiamento vi verrà elargito solo e soltanto a livello ultimato, dopo l’immancabile sconfitta del boss di turno. Il gatto che si morde la coda. Per sconfiggere il mostro di fine livello farebbe molto comodo uno specifico armamentario che, tuttavia, mi verrà dato solo dopo aver avuto ragione del suddetto boss. All’inizio di ogni stage vi verrà quindi data la possibilità di scegliere l’arma principale, la secondaria e quella speciale; ovviamente tra quelle in vostro possesso.
Lo schema dei livelli è a bivi, e questo può agevolare leggermente le pene del giocatore. Alcune deviazioni portano ad una sorta di vicoli ciechi, al termine dei quali tuttavia vi è spesso un livello bonus o qualcosa di simile. Una ghiotta occasione per far incetta di potenziamenti in vista di qualche sezione particolarmente impegnativa. Da segnalare che in ogni livello è disseminato un piccolo segreto. Nulla di particolarmente complesso, si tratta il più delle volte di passare attraverso un passaggio nascosto o difficilmente accessibile. È comunque un’aggiunta molto simpatica anche se non apporta nessun oggetto di utilità per lo sviluppo del gioco.
Occhio nostalgico
Graficamente ogni livello ha una connotazione molto precisa, che rispecchia la sua stessa struttura. Ci saranno ambientazioni al chiuso, come all’interno di caverne, o altre all’aperto, ma non meno affollate. State pensando ad un campo di asteroidi? Ad una flotta di incrociatori nell’atto di effettuare un assalto frontale quanto suicida ad una struttura nemica? Agli immancabili livelli subacquei i ghiacciati? Presenti! In Super Hydorah sono stati devotamente inclusi tutti gli scenari che possono ricondurre agli stilemi caratteristici degli sparatutto anni ’90. Anche i riferimenti alla filmografia degli anni i80 e ’90 sono quantomai evidenti. Il livello con il pianeta di sabbia e relative tempeste, corredato da un bel vermone gigante, fa subito correre la mente a Dune. Il treno blindato che si sposta lungo un rossastro paesaggio marziano non può che ricordare Atto di Forza. Soddisfazione ed approvazione.
La grafica è colorata e ricca al punto giusto, senza strafare. I livelli di parallasse, in genere due o tre, non confonderanno mai il giocatore con strutture che potrebbero confondere o creare problemi al giocatore durante le fasi più concitate. La visuale sarà sempre laterale ma lo scrolling, per la maggior parte orizzontale, non disdegnerà momenti dove sarete costretti ad effettuare dei veri e propri saliscendi. Ad onor del vero la versione da noi provata, per Switch, regala non pochi grattacapi supplementari, se giocata in modalità mobile. Lo schermo dell’ammiraglia Nintendo, per quanto ampio, non può essere paragonabile ad un monitor o una TV e se giocherete su di esso avrete spesso la sensazione di pilotare dentro ad un formicaio.
Anche i nemici, rappresentati dai Meroptiani, assicurano una notevole varietà sia a livello grafico sia come tipologie di attacco. Ce n’è per tutti i gusti: meccanizzati, biologici, persino astratti. Ugualmente per i boss, e i mid-level boss, è stato compiuto un lavoro altrettanto accurato in fase di design e programmazione. Ciascun mostro si differenzia ottimamente da tutti gli altri e per ciascuno di essi occorrerà spendere una buona dose di tempo in fatto di studio e di allenamento.
Musica per le nostre orecchie
Così come per il comparto grafico, anche quello sonoro si posiziona sui canoni degli anni ’90. Colonne sonore incalzanti, in stile heavy metal, arrangiate alla maniera di come solo il chip sonoro Z80 del Mega Drive sapeva fare. Probabilmente la massima fonte d’ispirazione è stata proprio la serie di Thunder Force, che ancora oggi costituisce un paradigma per gli amanti del genere.
Meno validi gli effetti sonori, e soprattutto di qualità leggermente discontinua. È comprensibile che sia stata operata una scelta artistica volta anche in questo caso a rendere omaggio agli sparatutto di una ventina d’anni fa, ma si è un po’ andati oltre. Lo sparo del nostro mezzo è stato curato molto bene, ma in molti altri casi i vari effetti risultano davvero troppo gracchianti ed in numero parecchio limitato. Ad esempio il rumore prodotto quando si viene colpiti coincide con quello della distruzione di alcuni nemici. In questo genere di giochi il sonoro è anche una guida, un riferimento. Il risultato, intuibile, è che in alcuni casi non si riesce a capire immediatamente quale sia stato il risultato dell’azione di gioco. Se si è stati colpiti o se si è riusciti a distruggere qualcosa. Un piccolo neo, ma ci è sembrato corretto riportarlo.
Tutto sotto controllo
Dove sicuramente non vi è traccia di alcuna sbavatura è nei controlli e nella fluidità delle animazioni. Risposte perfette dei comandi, nessuna incertezza, scatto o rallentamento nello scrolling. Anche nelle fasi più congestionate di proiettili. Una feature che avremmo gradito sarebbe stata la possibilità di regolare la velocità della navicella. In alcuni passaggi particolarmente stretti sarebbe stata molto utile. In ogni caso la difficoltà e la sfida che si dovranno affrontare non dipenderà certo da fattori di programmazione inadeguata. Tutte le imprecazioni saranno la conseguenza di una precisa e voluta scelta degli sviluppatori.
Conclusioni
Super Hydorah non è solo un tributo ed un inno al divertimento dei giochi stile anni ’90. È una meticolosa produzione realizzatasi attraverso un’immensa passione ed arricchita con la giusta dose di spessore. Un gioco “da giocare”, permetteteci questo piccolo gioco di parole. Un gioiellino in un mondo dove molti utenti, come massima lode di un gioco, usano espressione del tipo “sembra un film”. Ecco, Super Hydorah non è un film, ma è un videogioco… vero. Dove al centro, come deve essere, ci sono azione, sfida e divertimento. E per questo motivo siamo contentissimi che sia stato fatto proprio così!
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