È noto a tutti quanto l’essere umano sia affascinato dall’ignoto, dal mistero e da tutto ciò difficilmente collocabile attraverso una dubbiosa esperienza razionale. E quante volte ci siamo ritrovati fra amici, magari con la giusta atmosfera, a raccontarci storie misteriose anche solo per il gusto di provare quell’inebriante brivido lungo la schiena. Ma se vi dicessi che queste non sono solo storie? E se questa volta fosse proprio un inquietante mistero a darvi la caccia, a privarvi del sonno, a frugare fra i vostri sogni, infestando ogni notte della vostra esistenza? È proprio questo il caso di The Blackout Club, co-op horror game in prima persona ed ultima fatica del team Question. Rimanete ancora con me per qualche minuto, e scoprirete un prodotto affascinante e misteriosamente inquietante, partorito da alcune fra le menti più brillanti che plasmarono quel pezzo di capolavoro di Bioshock.
Trama
Silenzio. Va via la luce, e la giovane Bells è terrorizzata nella sua cameretta al secondo piano di una bella villetta in quel di Redacre. Qualcosa di terribile deve essere accaduto in casa: strisce di sangue su muri e pavimento non fanno intuire nulla di buono. La teenager è in preda al panico, quindi decide di chiudersi nel bagno e chiamare suo padre. I suoi genitori non sono in casa, erano usciti per una serata di relax, lasciando la figlia sola in casa. Ma cosa mai potrebbe accadere di così folle, nella ridente cittadina di Redacre? La conversazione si interrompe sul nascere, la linea cade ed il cuore della giovane fa un tonfo quando, chiudendo gli occhi, intravede una terribile sagoma rossastra che sale le scale, proprio nella sua direzione.
Ciò che avete letto è l‘incipit che The Blackout Club vi regala nel tutorial, utile sia per familiarizzare con i comandi di gioco, che per entrare nel giusto mood che questa produzione vuole restituire ai giocatori.
Gli eventi di gioco si sviluppano nella fittizia cittadina di Redacre, una cittadina immersa nei boschi della Virginia, negli Stati Uniti. La natura di questo borgo è alquanto insolita: è totalmente isolata dal resto del mondo per via della National Radio Quiet Zone, una zona che prevede una forte limitazione dei sistemi di comunicazione, quali internet e reti telefoniche. In questo ambiente solitario avvengono fatti decisamente inquietanti. Quando l’oscurità della notte cala, gli abitanti di Redacre sperimentano strani fenomeni di sonnambulismo. Questi fenomeni colpiscono perlopiù i soggetti adulti della comunità, i quali cominciano a vagare per la città pronunciando frasi apparentemente senza senso, come se fossero guidati da un’entità soprannaturale, e con l’unico obiettivo di catturare tutti i giovani che, nel frattempo, assistono terrorizzati all’inquietante deambulare dei propri genitori nel cuore della notte. In The Blackout Club giocheremo proprio nei panni di uno fra questi teenager, unitosi da poco al Blackout Club, organizzazione appositamente creata per svelare i misteri che si celano nei meandri di Redacre.
Gameplay
Essere un membro del Blackout Club è un mestiere pericoloso e, come ogni organizzazione segreta, è di vitale importanza la costituzione di un rifugio sicuro – o per meglio dire, un nascondiglio. La nostra indagine del mistero inizierà proprio nel rifugio, un vecchio treno abbandonato poco lontano dalla cittadina. In questo luogo, il nostro personaggio disporrà di tutto ciò di cui necessita per affrontare al meglio ogni missione, men che meno della preziosa compagnia dei suoi alleati. Il treno è in tutto è per tutto la HUB di gioco, dove potremmo modificare a piacimento l’estetica del nostro personaggio, visualizzare il diario con le ultime scoperte, selezionare l’equipaggiamento di missione, potenziarne le abilità e visualizzare gli importanti ed esaustivi tutorial sotto forma di post-it sparsi per la location.
Il titolo struttura la sua narrazione in un’interessante formula fatta di missioni procedurali, con vari obiettivi che si sbloccano man mano con l’incedere dell’avventura. Prima di poter intraprendere una missione, è necessario equipaggiarsi di uno fra gli Equipaggiamenti Eroe: il rampino (che ci permette di scalare agilmente e silenziosamente), la pistola stordente (utile contro i nemici sempre pronti a catturarci), e la balestra (arma a distanza caricata con un dardo tranquillante). Una volta fatta la nostra scelta, non ci resta che avvicinarci al terminale di missione e selezionare la zona che vogliamo esplorare.
L’esplorazione è una sfaccettatura importante del gameplay, non solo per identificare segreti ed obiettivi nascosti, ma anche per racimolare importanti oggetti utili – recuperabili nelle opportune casse sparse per la mappa -, come barrette d’energia, flashbang, bende ed altro ancora. È opportuno dire che, all’inizio, potremo esplorare solo una zona delle numerose a nostra disposizione, ma ci basterà salire di livello per sbloccare tutte le altre. Infatti, The Blackout Club prevede un sistema di punti esperienza che vengono erogati alla fine di ogni missione completata con successo, stabiliti in base al numero di obiettivi principali completati e alla quantità di prove secondarie raccolte. A tal proposito, faremo affidamento al nostro smartphone, indispensabile per illuminarci la via nelle zone più buie, ma anche per registrare oggetti ed avvenimenti insoliti fondamentali per accumulare maggiore esperienza.
Salire di livello sblocca anche un’importante feature, ovvero i Poteri. Questi si dividono in Maggiori e Minori. I Poteri Maggiori sono capacità uniche fruibili attivamente con un cooldown: potremo richiamare un drone utile in fase esplorativa, fare uno scherzo telefonico ad un nemico così da distarlo, potenziare le nostre caratteristiche fisiche ignorando i danni, e così via. I Poteri Minori, invece, sono abilità passive, ma che a dispetto del nome possono fare la differenza in diverse situazioni: iniziare la missione con un grimaldello può farci risparmiare diversi minuti, come avere una benda in più potrebbe risultare utile dopo un pericolo mal calcolato.
Durante le missioni ci sarà chiesto di disattivare telecamere, mettere fuori uso trappole o dispositivi di tracciamento, o semplicemente di affiggere i poster del Club direttamente nella pericolosissima ed inquietante base sotterranea, sede dei nemici più pericolosi. Se da una parte il gioco non offre una grande varietà di nemici da fronteggiare, questi sono ben caratterizzati con i propri punti di forza e le proprie debolezze. I nemici tipici sono gli Sleeper e i Lucid, dove i primi sono ciechi ma dotati di un eccellente udito, e gli altri l’esatto opposto. Ciò si traduce in un gameplay improntato quasi univocamente allo stealth, dove la segretezza e la furtività sono le chiavi di volta per il successo o il fallimento di una missione.
Di tutt’altra pasta è il mostro che i ragazzini identificano come Shape. State troppo tempo sotto i riflettori di una telecamera o un drone esploratore? Lui apparirà e vi inseguirà finché non vi avrà raggiunto. Quest’entità soprannaturale è invisibile, e una volta evocata sarà perfettamente conscia della vostra posizione. Se per quanto riguarda gli altri nemici vi è possibile combatterli fino a stordirli per brevi lassi i tempo, la Shape è imbattibile. L’unico modo per conoscere la posizione del mostro è chiudere gli occhi: sarete capaci di vederla sotto forma di una sagoma di colore rosso. Fortunatamente, essere catturati dalla Shape non significa game over, almeno in una partita multigiocatore. Infatti, una volta sottomessi alla Shape, perderemo il controllo del nostro personaggio, fintantoché un nostro compagno di squadra riuscirà ad approcciarci e farci rinsavire. Diversamente, se dovessimo soccombere sotto i colpi di uno dei classici nemici, questi ci trascinerà via, ma avremo qualche secondo per utilizzare una flash-bang o un dardo stordente, o recuperando un oggetto al volo da una pila di spazzatura fortunatamente posizionata vicino a noi. Quindi è chiaro che, seppur il titolo possa essere fruibile al 100% in single player, è decisamente più performante nell’interazione multigiocatore attraverso la co-op online.
Comparto tecnico
Sin dalle prime battute, il titolo eccelle nell’incanalare un’atmosfera horror di grande impatto, senza ricorrere all’esasperazione ai tipici espedienti quali mostruosità o jumpscare, fin troppo riciclati dalle produzioni del settore. Piuttosto, The Blackout Club ci permette di sperimentare il “brivido lungo la schiena” attraverso un’accurata selezione di audio ambientali. I nemici sussurreranno in nostra presenza ed il nostro alter ego non mancherà di esternare le sue paure durante una missione, il tutto curato da un doppiaggio in inglese di buon livello. La famigerata Shape, mostruosità invisibile, potremo sentirla avvicinarsi a noi con rumorosissimi passi, da farci accapponare la pelle. Il comparto musicale non è memorabile, ma contribuisce passivamente nel creare la giusta ambientazione. Graficamente l’engine si comporta bene e restituisce una bella esperienza visiva, senza comunque far urlare al miracolo. Gli ambienti sono curati, soprattutto negli interni, anche se nel complesso – probabilmente per la natura del titolo – le mappe risultano a volte un po’ spoglie.