Dopo averci portato titoli inquietanti come The Impatient (VR) e il più investigativo Hidden Agenda lo studio di sviluppo inglese Supermassive Games e Bandai Namco tornano a tormentare i nostri sogni con The Dark Pictures Anthology: Man of Medan, il primo capitolo di un ambizioso progetto che comprenderà ben 8 episodi diversi, previsti a circa sei mesi di distanza l’uno dall’alto, ciascuno con la sua esclusiva ambientazione, i suoi personaggi e la sua storia a parte. Una vera e propria antologia che si protrarrà per diverso tempo, con il suo classico campionario di jump scare, finali multipli e mostri da incubo. Già dal trailer di lancio il titolo aveva mostrato stralci interessanti di quella che si preannunciava come un’avventura coinvolgente e terrificante.
Non è oro tutto ciò che luccica…
Il gioco ha una valenza storica, in quanto il suo titolo, Man of Medan, è ispirato al nome una nave mercantile olandese chiamata Ourang Medan (“Ourang” in indonesiano significa proprio uomo) che affondò nelle acque indonesiane nel 1952, dopo che il suo equipaggio era deceduto in circostanze misteriose. A quei tempi furono avanzate diverse teorie su quella che poteva essere la causa dell’incidente: alcune fonti parlavano di sostanze chimiche pericolose trasportate dalla nave per contrabbando, altri di un incendio ed infine altre ancora addirittura di UFO o fenomeni paranormali, dal momento che i sopravvissuti, secondo i documenti dell’epoca, furono ritrovati con un’espressione terrorizzata sul volto. Il legame con il fatto storico realmente accaduto (seppur qui un po’ romanzato) costituisce senza dubbio un motivo di interesse notevole che spinge il giocatore a prestare particolare attenzione a tutti i riferimenti al fattaccio, nonostante sfortunatamente questo aspetto non abbia risvolti profondi o interessanti, fatta eccezione di alcuni diari di bordo e file che si propongono di farci comprendere lo stato d’animo e la sorte dello sfortunato equipaggio. Dopo tutti questi anni non è stata ancora scoperta la verità su quella notte ma nel frattempo, dopo un breve prologo, faremo la conoscenza dei cinque giovani e spensierati protagonisti: Brad, il fratello Alex, la sua fidanzata Julia, il fratello di lei Conrad ed infine Fliss, capitano della imbarcazione Duke of Milan,sulla quale i cinque ragazzi hanno in programma di passare una rilassante vacanza al largo esplorando nel frattempo i profondi fondali dell’Oceano Pacifico Meridionale in cerca di preziosi tesori sommersi.
Presto tuttavia le cose prenderanno una brutta piega e i cinque giovani si renderanno conto di ritrovarsi intrappolati in un vero e proprio incubo, dal momento che approderanno loro malgrado proprio sulla lugubre nave e dovranno fare del loro meglio per salvare la propria vita e quella degli altri. Dal punto di vista della storia Man of Medan ne propone una semplice ed abbastanza efficace, grazie ad un cast di personaggi magari non memorabile, ma che fa il suo rispettando la tipica tradizione dei teen horror movies, con protagonisti per certi versi stereotipati ma mai fastidiosi e comunque ben rappresentati e scritturati, sia per quanto riguarda gli attori e i dialoghi che per le movenze e le animazioni. Rispetto al suo illustre predecessore Until Dawn tuttavia, è importante puntualizzare che la storia purtroppo compie un passo indietro in quanto si basa interamente su un twist narrativo che risulta abbastanza prevedibile e, al contrario del precedente lavoro di Supermassive, la trama non si evolve più di tanto nel corso dell’avventura: peccato perché sarebbe stato senz’altro meglio scoprire nuovi risvolti cammin facendo e magari inserire qualche colpo di scena ben studiato. A sua parziale discolpa, è bene sottolineare che Man of Medan è inteso come un primo episodio di tanti (seppure slegati tra loro) e non un gioco a sé stante come Until Dawn quindi è stata probabilmente anche una scelta degli sviluppatori quella di puntare su una vicenda più circoscritta, nonostante come detto una maggiore profondità di sicuro avrebbe giovato. L’ambientazione in ogni caso risulta ben fatta, intrigante ed agghiacciante, in particolare grazie ad un campionario di jump scare per la maggior parte funzionali e ben pensati, garantendo un buon livello di coinvolgimento del giocatore specie nelle modalità multiplayer, come discuteremo più avanti.
Domani sarò ciò che oggi ho scelto di essere
La già citata somiglianza con Until Dawn si ritrova particolarmente anche nel gameplay, che si presenta come quello tipico di un’avventura horror interattiva costellata di dialoghi e scelte multiple che andranno ad impattare sul destino dei protagonisti della storia, mentre potremo esplorare le varie locazioni in cerca di oggetti utili con i quali interagire per sapere di più sulla trama del gioco ed in particolare sulla nave fantasma passata tristemente alla storia. Tra i vari oggetti che è possibile esaminare quelli più importanti saranno una serie di quadri che, proprio come i precedenti totem, ci riveleranno come potranno morire i nostri personaggi principali nel tentativo di metterci in guardia: anche questo aspetto rispetto ad Until Dawn è stato riproposto in maniera più semplificata, non solo per il numero di indizi totali da ritrovare ma anche per la loro importanza. I totem infatti erano cruciali soprattutto per poter ottenere il finale migliore, mentre nel caso di Man of Medan sarà possibile comunque avere l’epilogo più auspicato anche senza il loro apporto. A parte il sistema di movimento un po’ legnoso e soprattutto l’interazione con gli oggetti non sempre precisa, il gioco può comunque contare su un buon comparto tecnico: in particolar modo buona la grafica (specialmente osservando i volti del protagonisti) ma anche le animazioni, il motion capture e le sezioni coi classici “Quick Time Events” tutto sommato ben eseguite, andando a spezzare efficacemente e a volte inaspettatamente il gameplay, rendendolo sempre coinvolgente ed interessante in particolar modo se confrontato con altri esponenti del genere.
Per quanto concerne la longevità, la storia può essere completata in circa 5-6 ore attestandosi su una durata magari non eccelsa ma comunque accettabile specialmente considerando il prezzo d’uscita di 30 euro, considerando anche che per vedere tutte le possibili diramazioni sarà sicuramente necessario finire il titolo almeno 2 o 3 volte. Raccogliendo tutti i 50 segreti del gioco inoltre sarà possibile sbloccare alcuni contenuti interessanti, come brevi filmati sulla realizzazione del gioco e sulla storia della leggendaria Ourang Medan. Merita una menzione infine la misteriosa figura del Curatore di storie che apparirà di tanto in tanto (specialmente alla fine di ogni capitolo), seguendo i progressi della storia e offrendo alcuni indizi ai giocatori più timorosi; questo strano personaggio ricorda il già visto psicologo e sarà sicuramente riproposto anche nei successivi titoli della serie The Dark Pictures Anthology, fungendo anche da collante tra le varie storie comunque caratterizzate da protagonisti e ambientazioni diverse.
Il falso amico è come l’ombra che ci segue finché dura il sole
La vera forza del gioco risiede senza dubbio nella sua possibilità di essere giocato in multiplayer: è possibile infatti affrontare gli incubi della nave fantasma da soli, in multiplayer online o altrimenti in un classico sistema coop locale, dividendo così i protagonisti in due gruppi dove – usando un solo controller – saranno stabiliti dei turni durante i quali ogni giocatore (fino ad un massimo 5 come il numero dei personaggi principali) potrà modificare il corso della storia ragionando e scegliendo con la propria testa. Come succedeva in Hidden Agenda, il gioco guadagna molto se giocato in questa maniera, quindi ci sentiamo davvero di consigliare di sfruttare questa modalità, specialmente considerando che non usufruendone probabilmente vi perderete alcune scene e alcuni aspetti pensati appositamente per essa.
Si tratta sicuramente di un importante valore aggiunto che non mancherà di farci fare qualche risata di fronte ad una scelta scellerata di un nostro compagno di avventura: la speranza è che che questo concept sia ripreso anche per gli altri episodi dell’antologia e magari ulteriormente ampliato.
Conclusioni
The Dark Pictures Anthology: Man of Medan pur non raggiungendo le vette del suo predecessore Until Dawn, specialmente per quanto riguarda la complessità e la profondità della storia, si configura come una coinvolgente e spaventosa avventura horror consigliata per tutti gli appassionati del genere e anche a chi vuole avvicinarsi a questo tipo di giochi con curiosità. Rimane adesso da vedere come Supermassive Games porterà avanti la serie, ma sicuramente il titolo rappresenta un buon punto di partenza sul quale potrebbe essere possibile creare un franchise sempre più inquietante, agghiacciante e di sicuro impatto sulla psiche del giocatore. Spegnete dunque le luci e, come consiglia lo stesso gioco nel menù iniziale, non affrontate questo incubo da soli, se volete uscirne vivi!