Lo studio italiano ONE-O-ONE Games è pronto a pubblicare, sotto etichetta Daedalic Entertainment, The Suicide of Rachel Foster. Si tratta di un titolo con ispirazioni molto forti nei confronti di alcuni titoli che negli scorsi anni hanno segnato indelebilmente il genere delle avventure narrative. Mi riferisco nello specifico a lavori come What Remains of Edith Finch, The Vanishing of Ethan Carter o Firewatch. Detto questo però, The Suicide of Rachel Foster aggiunge alla propria equazione, oltre ad un ottimo livello narrativo, diversi elementi interessanti di originalità, che riescono a fare emergere l’esperienza e a renderla un must per tutti gli appassionati del genere, ma non solo.
Il dolore della memoria
Come evidente dal titolo scelto, il gioco presenta tematiche delicate. La premessa narrativa (ci troviamo all’inizio degli anni ’90) parte infatti da eventi dolorosi, quali le morti dei genitori della protagonista Nicole e un oscuro avvenimento del passato della famiglia, ossia il citato suicidio della ragazza di nome Rachel Foster, a loro irrimediabilmente legato. La nostra Nicole si ritroverà quindi sulle spalle l’eredità dei genitori, il Timberline Hotel, luogo in cui ha vissuto molti anni in gioventù e dove si recherà per effettuare un sopralluogo con il fine ultimo di venderlo al miglior acquirente, cercando anche in un certo modo di liberarsi delle dolorose memorie che l’edificio porta con sé.
Dopo la breve sequenza iniziale che ci introduce alla storia della famiglia di Nicole, risulta impossibile non richiamare subito alla mente, nel percorso di avvicinamento all’Hotel (che sarà il luogo di azione dell’intera vicenda) i forti riferimenti ad un capolavoro della storia del cinema: Shining. Per quanto l’intento non sia quello di creare una storia dai risvolti dell’horror psicologico all’altezza del gioiello di Kubrik, veicolato dal genio letterario di Stephen King, non si può non richiamare alla memoria le atmosfere e la solitudine (e il clima) del luogo in cui sono situati entrambi gli hotel. Nello stesso tempo, possiamo trovare diversi riferimenti al altri esponenti videoludici che abbiamo elencato, in primis il capolavoro di Giant Sparrow.
Nonostante però questi paragoni molto importanti, The Suicide of Rachel Foster riesce immediatamente a dipingersi un proprio ruolo all’interno del genere. Nell’esplorazione dell’Hotel, in cui Nicole si ritroverà bloccata per più giorni, saremo in grado di scavare nel passato della famiglia, trovando inaspettati misteri irrisolti e inquietanti segreti, il tutto immerso in un’atmosfera eccezionalmente costruita, grazie sia alla prima persona che all’ottimo sonoro (con una interessante resa dell’audio binaurale), al design dell’ambientazione e alla musica. La solitudine della protagonista – che si ritroverà bloccata a causa di una violenta tempesta di neve – però non sarà totale, poiché tramite un escamotage estrapolato da un titolo come Firewatch di Campo Santo, Nicole potrà comunicare con una persona all’esterno, tale Irving Crawford dell’agenzia FEMA, che sarà in grado di aiutarla non poco nell’orientarsi e nel risolvere i problemi che si ritroverà davanti.
Benvenuti al Timberline Hotel
La narrazione viene gestita, in modo egregio, principalmente tramite i dialoghi al telefono (un cellulare dei primi anni ’90 della grandezza di un tostapane) tra Nicole, intenta nell’esplorazione dell’Hotel, e Irving, che scopriamo avere molte informazioni, sia sull’edificio che sulla famiglia della nostra protagonista. È molto interessante osservare l’evoluzione del rapporto trai i due, che crescerà man mano durante il gioco, anche grazie all’ottimo doppiaggio (disponibile solo in lingua inglese, con sottotitoli in italiano di buona qualità).
Il gameplay proposto in The Suicide of Rachel Foster è quello classico delle avventure narrative, in cui al controllo del movimento vengono associati alcuni tasti di interazione con gli oggetti, come porte o elementi da raccogliere e osservare e a volte utilizzare, e il comando di richiamo della mappa. A tale proposito, quella relativa all’orientamento del giocatore è una delle scelte più interessanti fatte da ONE-O-ONE Games. Abbiamo infatti a disposizione solamente una pianta dell’edificio (consultabile tramite M su tastiera e Y su pad), priva di qualsiasi indicatore di posizione. Non è presente né una minimappa né una bussola: possiamo orientarci nei quattro piani dell’Hotel solamente grazie alla nostra capacità di comprendere i nostri movimenti, al nostro senso dell’orientamento e alla capacità di utilizzare punti di riferimento. Fortunatamente, vengono in nostro soccorso alcuni elementi posti nelle varie stanze, come i nomi delle stesse e le indicazioni, che rendono il tutto meno complicato, ma comunque estremamente realistico. Inoltre, ogni volta che apriamo la mappa, comparirà in basso a destra un breve appunto della stessa Nicole, che indica in breve l’obiettivo attuale. L’esplorazione dell’edificio risulta dunque molto soddisfacente e, dopo un inizio in cui potreste trovarvi un po’ spaesati, sarà un piacere spostarsi da una parte all’altra senza dover consultare la mappa più di una volta, quasi come se si fosse a casa propria.
Gli “enigmi” posti davanti al giocatore non sono mai particolarmente complessi, ma ciò a cui punta maggiormente questo progetto è la resa dell’atmosfera (obiettivo colto, a parere di chi scrive, in maniera egregia) e l’accompagnamento della narrazione che, dopo una partenza forse un po’ lenta, si dipanerà in una storia di inquietudine, di mistero e di eventi dolorosi che saranno riportati alla luce, sempre con la giusta delicatezza.
L’unico elemento che forse non potrebbe entusiasmare alcuni è la generale resa grafica, che risulta un pochino sottotono, ma in realtà senza infastidire assolutamente. Posso inoltre sottolineare un leggero input lag in alcune circostanze, ma trovandoci davanti ad un titolo tutt’altro che action, la cosa risulta assolutamente non inficiante. Le scelte fatte invece in sede di design sono state estremamente precise in modo da riuscire a rendere il luogo di svolgimento della vicenda molto realistico, con però quella patina da serie anni ’90 (alla Twin Peaks, per capirci) che rende il tutto ancora più affascinante e, soprattutto, convincente.
Superare le difficoltà
Nonostante i “limiti” di produzione che può avere un titolo indie come questo, l’opera di ONE-O-ONE Games, nonostante i riferimenti di un certo rilievo nel genere, riesce ad emergere con forza nella sua identità, regalando al giocatore una storia interessante, avvincente e riuscita. Anche in termini di gameplay la formula risulta indovinata e non troppo simile ad altri esponenti del genere, con scelte peculiari che riescono a garantirne la memorabilità. Non da trascurare inoltre la scelta molto impegnativa di parlare di alcuni argomenti complessi e rischiosi, a partire dal “suicidio” stesso che appare nel titolo. Saggiamente infatti, ad inizio gioco apparirà un avviso che invita ai giocatori che si sentano eccessivamente sensibili a certi argomenti di fare attenzione e, addirittura, evitare di giocare e nei casi più estremi contattare un professionista. Una scelta onorevole, che dimostra anche l’attenzione di chi ha deciso di lavorare su questo concept alla sensibilità individuale. The Suicide of Rachel Foster non è né una risposta a temi pesanti né un tentativo di alleggerirli, piuttosto si pone per quello che un’opera videoludica più essere: il racconto di una storia, senza la paura di turbare chi vi assiste e, in questo caso, vi partecipa, per il fine preciso di fornire una vera “esperienza”. Che, chissà, non possa anche smuovere degli animi nel profondo.
Come sempre, quando si parla di avventure narrative, non ci sentiamo di consigliarne l’esperienza a tutti, ma se siete appassionati o anche solo interessati al genere, allora The Suicide of Rachel Foster può essere considerato un’acquisto imprescindibile per le sue peculiarità. Un’opera, nel suo piccolo, che è riuscita ad appassionarci, turbarci ed emozionarci.
The Suicide of Rachel Foster sarà disponibile su PC via Steam a partire dal 19 febbraio, al prezzo di 16,99 €.