A volte ti ritrovi incredulo, a bocca spalancata, pensando se veramente ci sia un disegno dietro a ciò che tu decidi effettivamente di fare. Questa sensazione spesso nasce nell’uomo dopo che un evento fortuito diviene magicamente fondamentale nella tua vita. Esempi ne sono l’incontro con una persona, una musica, un libro o un videogioco giusti nel periodo sbagliato oppure iniziare un’attività per caso e scoprire che sia quella giusta. Ebbene prima che il publisher ARTE e lo sviluppatore La Belle Games collaborassero su The Wanderer: Frankeinstein’s Creature, tutto inizio per caso.
Nel 1816 Mary e Percy Shelley trascorsero un’estate in Svizzera assieme a Lord Byron, Claire Clairmont e John Polidori. In una sera assai grigia, il caso volle che gli scrittori si sfidassero a un gioco di loro invenzione. Ognuno avrebbe dovuto inventare una storia di fantasmi per poi raccontarla agli altri e così nacque dalla penna dell’autrice Frankenstein. L’opera, punto di riferimento e vanto della letteratura inglese, è metafora della ricerca dell’uomo della propria identità. Naturalmente con un significato di questo genere è divenuta fonte di ispirazione per molti altri lavori che vanno anche oltre la letteratura. Il fanalino di coda è il prodotto di La Belle Games che trasporta il romanzo nel mondo del videogioco. The Wanderer: Frankeinstein’s Creature è già sbarcato su PC, Switch e dispositivi mobile. Dopo averlo già provato in anteprima e in loco alla Gamescom, questa volta analizzeremo la versione finale.
https://www.youtube.com/watch?v=82ilW4ViQQU
I primi vagiti…
Tutto inizia ricalcando il testo della Genesi, prima c’era il niente e poi c’era la luce. Così la creatura si risveglia e prende vita, mentre il giocatore fa la sua conoscenza, trovandosi dinanzi una figura incappucciata. Ella si muove lentamente all’interno di una stanza quasi inconsistente, dato che i dettagli sono minimi. Man mano che si prosegue il mondo introno al personaggio, da prima scarno e grigiastro, diventa più dettagliato e colorato. Da qui parte la storia del protagonista.
Il videogioco è un’avventura “punta e clicca”, in cui l’esplorazione è fondamentale. La creatura, una volta risvegliatasi, inizierà un viaggio attraverso varie località europee. Ovviamente ciò lo porterà a cercare risposte a domande esistenziali che riguardano le origini di una persona, la sua anima o la ragione per cui è al mondo. Come si può immaginare, essendo “nato” ora, la creatura è un bambino candido, senza memoria di ciò che il mondo era e di quello che è. A decidere l’epilogo del viaggio sarà il giocatore, che sbloccherà uno dei finali multipli in base alle sue scelte. Questo aspetto differenzia il videogame dall’opera originale, che presenta un finale. Tuttavia il videogioco non va penalizzato per questo aspetto, anzi risulta una scelta tutt’altro che sbagliata. Difatti tale stratagemma non va minimamente a snaturare il messaggio del viaggio, ma addirittura può portare il giocatore ad una maggiore empatia.
Dal punto di vista estetico ogni scenario risulta assai inspirato, con disegni fatti completamente a mano. Alcuni di quelli che dovremo esplorare e scoprire, assai d’impatto, si arricchiscono con degli enigmi ambientali da risolvere. L’atmosfera onirica a volte più calda e avvolgente, altre volte fredda e simile ad un incubo, viene supportata da un’assai piacevole colonna sonora. Certo magari sono tonalità già familiari, ma in fondo le note sono soltanto sette.
Emozionarsi in due
Come già sottolineato, il capolavoro di Shelley differisce lievemente da questo adattamento. La differenza maggiore con il romanzo, in cui le vicende sono narrate in terza persona, risiede nella scelta di La Belle Games nell’affidare la narrazione alla creatura stessa. Le emozioni, le esperienze e la crescita personale del protagonista sono trasmesse a noi da lui stesso. Il risultato è una rappresentazione molto cruda e reale di ciò che potrebbe veramente accadere. The Wanderer: Frankenstein’s Creature narra una delle storie più conosciute in prima persona alternando atmosfere bucoliche e serene ad ambienti improvvisamente divenuti scuri e freddi. Il cambiamento scenico, che si riflette anche a livello musicale, è da imputare ad eventi positivi o negativi che appunto impattano sulla percezione dei luoghi che ha la creatura.
Così a schermo si susseguono diverse scene. Una delle prime vede l’incontro del protagonista con un’altra forma di vita senziente, ossia un cervo che sembra assai guardingo nei suoi confronti. Ebbene questo è solo un piccolo assaggio di ciò che avviene a schermo, sul quale sono narrate tematiche rispettose dell’opera generale. Si spazia dal dolore e dalla sofferenza per il rifiuto da parte degli altri alla paura degli umani verso la creature e viceversa. Segue che non ci fosse periodo migliore di quella di Halloween per l’uscita di questo videogame. La festa autunnale è l’esaltazione della paura in tutte le sue forme, ma ad ogni modo in The Wanderer: Frankenstein’s Creature tale sentimento assume un forma assai più amara e meno canonica.
Conclusioni
In conclusione The Wanderer: Frankeinstein’s Creature presenta una formula assai vista nel mondo del videogioco senza distaccarsene troppo. Mi riferisco a prodotti che puntano molto a far si che il giocatore provi empatia per loro attraverso uno stile assai curato e una narrativa dalle tematiche più profonde. Basti citare produzioni come To The Moon o l’italianissimo Last Day of June. Tuttavia il videogioco di La Belle Games ha come punto di forza quello di essere un ottimo adattamento del romanzo classico con il quale si può approfondire sicuramente la comprensione del messaggio dell’opera letteraria. Facendola breve, sono pienamente d’accordo con la redattrice dell’anteprima del videogioco sulla sua valenza didattica. Addirittura mi sembra assai scontato che una produzione del genere sia un passo avanti nel discorso del videogioco come strumento didattico. Consigliato agli amanti delle esperienze più narrative.