Benvenuti a questo nuovo appuntamento con Deep In Gametechs, la rubrica mensile di Natural Born Gamers dove vengono affrontati ed approfonditi aspetti, temi e questioni legate al mondo dei videogames dal punto di vista tecnico-realizzativo. Cercheremo infatti di spiegare, descrivere, contestualizzare e valutare tutto ciò che, di fatto, garantisce la realizzazione dei prodotti da noi tanto amati e che, è bene ricordarlo, non si generano per magia o solo grazie alla fantasia dei game artist …tutt’altro!
Senza annoiarvi con esasperati tecnicismi, cercheremo, con la massima chiarezza e semplicità possibile, di addentrarci di volta in volta in un diverso argomento con le sue relative implicazioni: hardware o software che sia. Prendendo a prestito una massima utilizzata in ambito enogastronomico, potremmo azzardare un: “Giocare senza sapere non è che una (piccola) parte del piacere”. D’altronde, siamo oltretutto fortemente convinti che la conoscenza, anche solo formale, di determinati aspetti, non solo garantisca una migliore fruizione del prodotto, ma consenta una scelta molto più consapevole anche in fase di acquisto.
Qui dunque non si fa della chiacchiera soggettiva ed inconcludente su argomenti dove alla fin fine è sostenibile tutto ed il contrario di tutto. Qui si parla, in concretezza, di numeri, dati, logiche implementative. Del piacere di scoprire, di conoscere. D’esser informati e consapevoli, poiché, citando Leonardo, “Naturalmente li omini boni desiderano sapere”.
Buona lettura e buon divertimento!
Nausea da videogiochi?
Da circa due anni si sono più o meno prepotentemente affacciati sul mercato videoludico i visori per la realtà virtuale e, contemporaneamente ad essi, si è iniziato a parlare del cosiddetto Motion Sickness, Chinetosi in italiano. Traducendo liberamente si può traslare con un “malessere da movimento” …anche se, nel nostro caso, il movimento è solo apparente.
Notando tantissima confusione sull’argomento, abbiamo deciso di dedicare questa puntata di Deep In Gametechs a questo tema. Certamente si parlerà più di fisiologia umana che di componentistica elettronica; tuttavia uno degli obbiettivi della rubrica è quello di promuovere la conoscenza e la consapevolezza a 360° di TUTTI gli aspetti legati al mondo videoludico.
Torneremo quindi alla definizione per poi iniziare a dipanare l’argomento partendo dagli aspetti sintomatici. Malessere da movimento… sappiamo tutti, per esperienza diretta o per averlo letto, che la primissima avvisaglia sia il giramento di testa, la vertigine. Immediatamente dopo può insorgere il classico senso di nausea, forse la sintomatologia più fastidiosa, tipica fra l’altro del mal di mare.
I sintomi e le loro cause
Nel caso del mal di mare la causa del malessere non è indotta dal semplice movimento, come in un primo momento si potrebbe essere portati a ritenere, bensì dalla discordanza di segnali per giungono al cervello. Gli organi dell’equilibrio, collocati nella parte più profonda dell’apparato uditivo, suggeriscono di essere in movimento. Fra l’altro tali apparati funzionano grossomodo esattamente allo stesso modo di un accelerometro presente un controller di gioco o di uno smartphone.
Non è quindi una velocità costante e rettilinea ad ingenerare dei continui input al cervello, bensì la continuativa accelerazione (e decelerazione) verso l’alto e verso il basso tipica del beccheggio di un’imbarcazione. Tali segnali vanno in completo contrasto con la vista, che suggerisce di essere tranquillamente seduti all’interno del natante. Da questa situazione nascono i due consigli principali per cercare di limitare i disturbi. Cercare di guardare, magari fuori dal finestrino, la linea dell’orizzonte; oppure posizionarsi nella parte più centrale e profonda dell’imbarcazione, punto nel quale il movimento oscillatorio è minimo.
Con il visore davanti agli occhi
Venendo al caso che più ci interessa da vicino, i disturbi collegati all’utilizzo di un visore 3D, siamo nella situazione diametralmente opposta. I centri dell’equilibrio suggeriscono di essere sostanzialmente fermi, per la vista… beh, magari stiamo pilotando un’astronave in volo rovesciato con picchiate e cabrate da capogiro. Ecco quindi che, anche se con impulsi di tipo opposto rispetto al classico mal di mare, si viene a creare una situazione di incongruenza degli stimoli ricevuto e, ovviamente, il cervello avverte che c’è qualcosa che non torna.
Spiegata la causa scatenante dei sintomi, vediamo ora di comprenderne più in profondità la loro origine. Se è abbastanza naturale pensare al capogiro come una manifestazione di disagio del cervello stesso, è meno immediato collegare i sintomi di nausea e vomito. Forse i più significativi e fastidiosi dell’intero “pacchetto”! Anche in questo caso, tuttavia, la spiegazione non è particolarmente complessa: il cervello, proprio perché si trova di fronte ad una situazione che non riesce a decodificare completamente, in via preventiva, “blocca” alcune funzioni corporee e la prima di esse è proprio la digestione ed in generale le funzioni abituali dell’apparato gastrico.
Non a caso si consiglia alle persone che più soffrono di questi disturbi, quando sono in procinto di capitare in una situazione a rischio come, per l’appunto, un viaggio in barca, di effettuare un pasto leggero e di non eccedere con il consumo di liquidi, i primi ad essere potenzialmente rigettati dall’organismo in questo tipo di occorrenze.
Cattive, ma anche buone, notizie
Eccoci quindi arrivare per progressione espositiva forse alla parte più interessante, vale a dire i -parziali- rimedi che possiamo mettere in campo per cercare di contrastare il motion sickness. Non aspettatevi dei consigli che possano avere un’efficacia quasi paragonabile ad una cura magica. Sono solo consigli, utili, ma che ovviamente non possono fare miracoli. Il primo di essi, so che molti alla lettura rimarranno contrariati, è quello di smettere di giocare. Perlomeno con il visore! Avete presente l’avviso sulla sicurezza “in caso di malessere cessare immediatamente l’utilizzo del dispositivo”? Si fa riferimento proprio a quello. Certo, se l’obbiettivo è giocare, lo smettere di farlo è per forza di cose un rimedio, ma a noi gamers suona un po’ come una vittoria di Pirro. A parziale consolazione è però importante imparare a conoscersi, quindi a valutare in quanto tempo, una volta cessato di giocare, i sintomi di malessere scompaiono completamente.
Vi è però anche una buona notizia, come in tutte le cose l’abitudine comporta un adattamento. Se è importante smettere di giocare quando si avvertono significativi sintomi di malessere, è altrettanto vero che, giocando spesso, abitueremo sempre più il nostro cervello a considerare, se non normali, quantomeno accettabili, questo tipo di impulsi sensoriali. Quindi giocare, regolarmente e con sessioni di gioco non eccessivamente lunghe, aiuta sicuramente a soffrire sempre meno del Motion Sickness. D’altronde anche un marinaio soffre molto meno di mal di mare rispetto ad un turista!
Qualche consiglio
Un altro consiglio sicuramente valido è quello di avere una buona idratazione corporea. Ciò non significa che appena prima di indossare un visore dobbiamo scolarci due litri d’acqua, altrimenti ricadremmo nell’errore, precedentemente descritto, di immettere nel corpo molti liquidi appena prima di salire su un’imbarcazione. L’idratazione deve avvenire con sufficiente anticipo per consentire al corpo il completo assorbimento. E’ ugualmente importante l’idratazione al termine della sessione di gioco; magari evitando con tale pretesto di far fuori un’intera cassa di birre.
In ultimo, può essere di aiuto l’assecondare il più possibile con dei lenti movimenti del collo la direzione dello sguardo. Ad esempio, nei giochi di guida, se già non lo fate, può essere d’aiuto orientare la testa verso l’uscita di una curva, dove per altro andrebbe rivolto lo sguardo. L’idea di base è quella di diminuire il più possibile l’incoerenza tra gli stimoli visivi e quelli del movimento; l’importante, tuttavia, è effettuare sempre dei movimenti morbidi ed il meno possibili bruschi o a scatto, in caso contrario l’effetto sarà opposto.
Infine, elemento da non sottovalutare, è importante avere l’accortezza di giocare in un locale adeguatamente areato. L’aria pesante, stantia, e povera di ossigeno contribuisce sicuramente ad accentuare eventuali sintomi indesiderati. Anche in questo il buon senso viene prima di tutto: evitate di giocare con le finestre spalancate quando fuori c’è una temperatura polare, barattare un po’ di motion sickness per una broncopolmonite non è una grande idea!
E qualche mezzo consiglio!
In realtà, nell’immensa vastità del web, è possibile imbattersi in una grande varietà di consigli e suggerimenti che, se attuati, potrebbero in teoria limitare questo tipo di disturbi. In teoria, appunto. Alcuni propongono di ricorrere a specifici alimenti, uno su tutto la radice di zenzero. Assumibile al naturale, in pastiglie, tabs, caramelle. Ovviamente l’efficacia vale enormemente da individuo ad individuo, in ogni caso è meglio non aspettarsi mai dei risultati troppo sorprendenti.
Altro suggerimento che si può trovare in rete è quello di far ricorso ai dettami indicati dalla medicina tradizionale cinese che, attraverso la concettualizzazione e lo studio dei i meridiani energetici, individua i famigerati punti utilizzati in agopuntura o attraverso la digitopressione. Dal momento che provare non costa nulla, possiamo darvi una piccola dritta riguardo alla stimolazione del sesto punto (P6) del meridiano del pericardio (più correttamente meridiano del Mastro del Cuore, punto MC6). Il punto è facilmente raggiungibile, essendo all’incirca localizzato 4-5 cm prima della piega del polso; la stimolazione di tale punto si esercita con un lieve massaggio effettuato con il pollice della mano opposta.
Per chi desiderasse approfondire, digitando tale punto in un motore di ricerca, è possibile recuperare moltissimo materiale, sia descrittivo che visuale. Ovviamente un libro sull’argomento è molto più esaustivo. Sia che vi affidiate ad un rapido consulto online, sia che vi mettiate su un libro specifico, anche in questo caso, strano a dirsi, i risultati non sono minimamente garantiti; fortunatamente non vi sono neppure controindicazioni.
Infine non vogliamo minimamente addentrarci in suggerimenti strettamente farmacologici, innanzitutto perché siamo un sito di videogame e non di medicina, in secondo luogo perché l’ultima cosa ci sogneremmo mai di incoraggiare, anche implicitamente, è quella di assumere farmaci per giocare.
Ciascuno è diverso…
Inevitabilmente questo tipo di consigli rappresentano soltanto delle indicazioni generiche che, come già detto, possono per forza di cose essere di varia efficacia da individuo ad individuo. Scontatamente, anche il tipo di gioco a cui ci si sta dedicando può cambiare, e di molto, il livello di comfort dell’esperienza. Un gioco di guida, un’avventura in 3D, un puzzle game… come tutti ben sappiamo la differenza tra di essi è notevole, come inquadrature, cambi di prospettiva, tipo di movimenti, immersività.
Tranquilli: i videogames non sono letali!
(…già lo sapevate, vero?)
Sta a ciascun gamer, come dicevamo, imparare a conoscersi e, di conseguenza, a gestirsi. Infine ci preme porre l’accento su un aspetto sottile, ma molto spesso frainteso. Negli anni novanta, quando emerse il discorso dell’epilessia legata ai videogames, guarda caso i detrattori di questa forma di entertainment, scatenarono la loro crociata al grido della fallace affermazione “i Videogames fanno ammalare di epilessia!”. Niente di più falso. Al limite, in taluni casi, i videogames facevano emergere una predisposizione all’epilessia già presente in un individuo.
Come alcuni all’epoca fecero notare, forse è meglio scoprirsi epilettici con un joypad in mano piuttosto che alla guida di un veicolo nella realtà… Divagazione a parte, anche nel caso del Motion Sickness siamo di fronte alle stesse dinamiche. L’utilizzo del visore può far insorgere dei sintomi in soggetti già predisposti e, se questi faticano a scomparire al termine del gioco… è l’occasione giusta per sottoporsi al controllo di uno specialista.
Raccomandazione finale
Ricollegandoci all’ultimo paragrafo, dobbiamo infine fare una importantissima precisazione. Nonostante questo articolo sia stato redatto avvantaggiandosi anche di consigli di personale medico, non vuole (e neppure potrebbe) sostituirsi in alcun modo ad un consulto sanitario. Il fine dell’articolo è prettamente divulgativo ed in nessun caso diagnostico o pre-diagnostico. Vi invitiamo pertanto, in caso di dubbi, o se doveste accusare disturbi, specie se continuativi, collegati all’utilizzo di visori 3D, a consultare in primis il vostro medico di base.