Raccontare con un videogioco la storia reale non è un affare da poco, soprattutto quando si riaprono botole oscure del nostro recente passato. Warsaw apre i battenti della sua narrazione il 1° agosto 1944, ma è arrivato su PC lo scorso 2 ottobre, raccontandoci la storia di un gruppo di rifugiati che conoscono la paura negli occhi del prossimo e i caduti in battaglia lo sono davvero per sempre. Il lavoro dei polacchi Pixelated Milk ha portato a risultati agrodolci, lasciandoci con un senso di parziale incompletezza e di difficoltà nello spiccare il volo come avrebbe potuto.
Nell’alto dei cieli
Warsaw racconta in uno strategico in 2D quanto accade nell’omonima città nel momento in cui il conflitto mondiale che ha dilaniato una povera terra tra Russia e Germania sta volgendo al termine, o quasi. Ogni giorno è scandito da una corsa da un capo all’altro della città, tra strade e vicoletti, passando per piazze e osservando dall’alto la mappa di un luogo scandito dal ritmo di cemento di palazzi, fuoco aperto senza fine da una parte all’altra delle case e nebbie biancastre sollevatesi per via di bombardamenti e scoppi che sovrastano i tetti polacchi. Cominciamo così la storia facendo la conoscenza di un gruppo di appartenenti alla Resistenza, tra giovani combattenti, preti, crocerossine e intellettuali schivi che creano un insieme umano ben amalgamato e coeso.
Il fattore principale del gioco però sarà la nostra capacità di sopravvivere giorno dopo giorno, alla volta della risoluzione del conflitto, cercando di salvare noi stessi affrontando una missione dopo l’altra e muovendo la pedina del nostro gruppo come se stessimo giocando al gioco dell’oca osservando dall’alto la città che assiste impassibile e arresa alla guerra sanguinolenta. Gli ostacoli, gli oggetti da raccogliere e altri elementi saranno sempre segnalati da altrettanti placeholder rappresentanti soldati nemici, casse di legno e altro ancora; in particolare i nemici non saranno sempre visibili in tempo per eludere il loro sguardo.
Non c’è guerra senza tragedia
Le battaglie però non costituiscono un grosso problema, sia dal punto di vista tattico, sia nella difficoltà vera e propria. Torna infatti la strategia degli scontri a turni, dove i personaggi dei due schieramenti si confrontano, scegliendo un’azione per volta tra un massimo di quattro opzioni: tra attacchi, protezioni e cure da assegnare a sé o a un membro alleato, vedremo come queste figurine disegnate in uno stile fumettistico e quasi prive di movimenti naturali porteranno sullo schermo gli scontri a fuoco e il sangue versato, accompagnati da effetti sonori e un doppiaggio in lingua originale polacca e tedesca che non ci consente di comprendere a fondo quanto detto, ma rende l’atmosfera più vicina alla realtà del mondo narrato.
Oltre a questi momenti di azione, sfortunatamente non troppo complessi e scadenti talvolta nella noia per via della ripetitività, Warsaw si pone al crocevia tra battaglie e narrazione, sottoponendoci a quest narrative molto brevi durante le quali dovremo scegliere una delle opzioni per risolvere il caso in questione. Ogni scelta, come è naturale che sia, avrà dei riscontri sul morale del gruppo e sui punteggi che riusciremo a conquistare man mano e che andranno a popolare un quadro delle statistiche molto più ampio e controllabile solo alla fine del giorno. In questo momento infatti andremo a verificare lo stato dell’arte nei diversi distretti cittadini, vivendo una situazione sempre più difficile da sostenere e controllare strategicamente.
Se avete notato però, la tragedia di questo gioco è che non si respira un vero tasso di tragedia come dovrebbe essere previsto. Insomma, siamo nel pieno delle vicissitudini della Seconda Guerra Mondiale e non stiamo vivendo appieno l’ansia e l’insostenibile peso della volontà di sopravvivenza in una dimensione quasi paradossale. L’unico peso che viviamo è la lunghezza prolissa del tutorial che ci assiste sin dall’inizio del gioco, dove tutto è relegato a parametri e numeri, togliendo la poesia e l’artisticità dell’emozione che dovremmo vivere e delle sensazioni che ci vengono strappate, lasciando sullo schermo una serie di timbri apposti a marcare le vittime mietute sul campo e l’andamento delle statistiche nei progressi di gioco.
La banalità del male
Non funzionano meglio i meccanismi di questo ingranaggio se guardiamo al comparto grafico, dove lo schermo mostra parecchi difetti nella resa dei colori e della definizione delle forme, a maggior ragione se andiamo a impostare un’alta risoluzione della qualità grafica. Notiamo qualche glitch ai lati dello schermo, così come il monocromatismo che pervade le schermate di gioco non allevia la noia e la difficoltà nell’incedere che notiamo sin dagli esordi. La colonna sonora non ci aiuta, non solo per i temi poco vari tra di loro, ma anche per quanto riguarda la melodia e il ritmo quasi dissonanti e cacofonici con l’atmosfera che respiriamo.
In definitiva, Warsaw riesce a colpire per il dettaglio che ritroviamo nella definizione dei personaggi, nella toponomastica delle vie della città e nient’altro. Poteva rivelarsi un progetto di ben più ampio respiro, ma che è rimasto strozzato sul nascere e dall’incedere a strappi che portano solo a un danno nel risultato complessivo dell’opera. Il potenziale di questa storia era davvero alto, tanto quanto le aspettative che ci eravamo posti durante il download del software; un motivo in più per aver provato ancora più dolore nella caduta tra una bomba e l’altra.