Ci sono voluti sette anni. SETTE lunghi anni per mettere le mani sul caotico, delirante, frenetico e maledettamente irriverente nuovo capitolo della saga di Borderlands. Una saga che, ad oggi, ha venduto qualcosa come 48 milioni di copie (ufficiali). Per quelli come me (e sono tanti) che hanno giocato tutti i capitoli, è stata un attesa spasmodica, ma oggi signori, scopriremo finalmente se ne è valsa la pena o no.
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Prima di andare a vedere cosa ci hanno preparato i geni del male di Gearbox, è necessario fare un salto indietro nel tempo, al settembre del 2012: in quel periodo, impazzavano sulle nostre console giochi come Mass Effect 3, Far Cry 3, Assassin’s Creed 3, Halo 4, insomma, un bel po’ di sequel di titoli che avevano già riscontrato un gran bel successo, quindi molti dei giocatori dell’universo erano impegnati a scalare pareti, bruciare piantagioni abusive o salvare pianeti da invasioni aliene. Le solite cose che molti fanno ancora oggi, quindi, a parte qualche eccezione; niente di nuovo, di diverso, di rivoluzionario. Poi, il 19 settembre 2012, il mondo scoprì quella meraviglia che fu Borderlands 2. Un capolavoro sotto ogni aspetto, un gioco pieno zeppo di parolacce, di violenza, ricco di accezioni di una scorrettezza sociale più unica che rara, morte, sangue, distruzione, caos. Una goduria, in pratica.
Molta gente che non giocò il primo capitolo, che quindi non era in attesa del secondo, non fece neanche caso che da quel momento era disponibile uno dei più grandi giochi della vecchia gen (io, personalmente, lo colloco in top 5 ever). Faccio questo piccolo riassunto del momento, perché se all’epoca c’era un’attesa moderata per il sequel, stavolta c’è stato qualcosa di ben più grande. Merito di loro, dei ragazzi di Gearbox, che hanno saputo, nei mesi scorsi, richiamare l’attenzione del pubblico. Ma non parlo di quelli come me, appassionati che già sanno cosa li aspetta, parlo piuttosto di tutti quelli (sono tanti anche questi) che non avevano mai giocato un titolo della serie Gearbox fino ad oggi.
Lo sforzo profuso per la realizzazione di quello che potrebbe essere il GOTY 2019 è stato massiccio. Per questo, ripeto, Gearbox è chiamata a soddisfare sia la fan base che allo stesso tempo anche i nuovi “Cacciatori della Cripta”. Missione difficile dunque, ma il tempo che hanno impiegato, le risorse investite e la bravura degli sviluppatori sapranno certamente dare i loro frutti. Dunque a 2K e Gearbox, non resterà che dire a tutti noi “grazie dei soldi” (usare una citazione del gioco con più citazioni al mondo, non potevo non farlo), visto che le Collector sono sparite dagli store in meno di 10 minuti e i primi dati di vendita stanno andando alla grande. I 48 milioni di copie vendute fino ad oggi dalla serie sono un numero che probabilmente crescerà e crescerà ancora, vuoi per la longevità del gioco, vuoi perché a tutti piace giocare più di un personaggio, oppure semplicemente per la qualità stratosferica dei DLC che hanno sempre caratterizzato la saga e che di certo non mancheranno nemmeno nel terzo capitolo.
Let’s Make some Mayhem
Detto questo, che era necessario, veniamo al presente, cioè ad oggi con il 13 settembre 2019. I fatti di Pandora, Jack il Bello, i cannoni Hyperion, la Cripta, le bellissime scalinate della missione “The Talon of God” – Scale? NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! – sono ormai un antico ricordo per tutti noi. Oggi il nemico, il “fellone” di turno è rappresentato da due giovani fratelli di sesso opposto, i Gemelli Calypso, Tyreen e Troy. All’apparenza, sembrano due innocenti ragazzini mitomani con la passione per lo streaming, ma l’evolversi della storia ed il loro continuo modo di fare da “veri duri” trasmetterà al giocatore un profondo odio misto a rimpianto, fidatevi, per personaggi come Jack o altri cattivi del passato. Senza spoilerare niente (la storia è molto ben studiata dagli sceneggiatori Danny Homan e Sam Winkler) la trama si evolve intorno al fatto che i sopracitati “Badasses” sono stati in grado di unificare tutti i cattivi sotto un’unica bandiera, i “Figli della Cripta”, con un unico scopo: trovare e impossessarsi del potere delle Cripte sparse nell’universo. Quindi stavolta nessun nemico che si erge a capo di una corporazione, ma bensì due tiranni che, per detta degli stessi sceneggiatori, puntano sul concetto di sapersi vendere alle masse, saper comunicare con esse. Un concetto, come dice appunto Winkler, che si avvicina molto a quello dei grandi streamer dei nostri tempi. Di fatto i Calypso sono degli streamer con milioni di seguaci.
Come anticipato nell’ultimo DLC di Borderlands 2 “Commander Lilith and the fight for Sanctuary”, rilasciato lo scorso giugno, Lilith, Brick, Mordecai e quel che resta dei Crimson Raiders (orfani di Scooter), sono già in possesso di una mappa che indica dove si trovano le altre cripte ancora presenti, motivo per cui i nostri nuovi beniamini (Moze, Amara, Zane e FL4K) saranno chiamati a compiere l’impresa: sottrarre le fonti del potere ai “Figli della Cripta” capitanati dai due enfantes terribles che comandano le numerosissime schiere di cattivoni di ogni genere e retaggio.
Come da tradizione, alcuni dei personaggi del passato tornano a farci compagnia in questa avventura galattica (le Cripte sono sparse su diversi pianeti), aiutandoci a loro modo, nelle varie quest che il gioco propone. C’è un end-game massiccio, come da tradizione della serie: continuerete a sparare ed a “lootare” come pazzi, anche dopo la final quest. Ci sono diversi pianeti da esplorare, come anticipato prima, ed in tal senso Gearbox ha voluto ed ottenuto degli scenari di prim’ordine, con mappe molto più grandi rispetto al passato. Bellissima la resa della mappa in 3D una volta aperto il menù, che aiuta anche molto di più nell’esplorazione e nella ricerca dei classici segreti. Mappe più grandi, certo, ma anche la solito mobilità aiutata dal mitico Catch a Ride, che in questo capitolo si presenta in diverse varianti personalizzabili, tra cui il fantastico Cyclone.
La nostra base, immancabile hub di gioco, sarà Sanctuary III, un’enorme nave spaziale che utilizzeremo per spostarci tra i pianeti. Questa nuova incarnazione della compianta città di Pandora non ha nulla da invidiare alla sua controparte precedente: sono presenti tutti i luoghi iconici, dal bar di Moxxi al negozio di armi di Marcus, fino al garage di Ellie e al loculo di Claptrap (anzi, del Generale Claptrap!). Gli sviluppatori hanno anche deciso di inserire una vera chicca per i giocatori, soprattutto per coloro che gradiscono giocare in coop, cioè le stanze dei personaggi. Su Sanctuary III infatti ognuno avrà a disposizione la propria stanza (sono tutte e quattro diverse a seconda del personaggio che si utilizza), che sarà liberamente personalizzabile con particolari decorazioni e soprattutto con la possibilità di appendere al muro armi ed equipaggiamenti, elemento utile per fare sfoggio dei propri gioielli, sia con gli amici che con giocatori sconosciuti.
Altra novità importante, è il settaggio sul loot: adesso si potrà scegliere se condividerlo come sempre (con la modalità Competitiva), oppure se ognuno avrà il suo (modalità Cooperativa), in stile Destiny per intenderci. A tal proposito mi sento di dover dire, da giocatore ipernavigato di Borderlands, che la vera natura del gioco è condividere con i propri compagni d’avventura tutto quello che si racimola nelle varie quest. Giocare in 4 o 3 o in coppia, spinge a cercare sempre qualcosa di più, equipaggiamento migliore che, magari, può servire a uno o all’altro, o magari ad entrambi e così via. Se posso permettermi un consiglio, condividete il loot, a meno che non siate costretti a giocare con sconosciuti “lootomani”, col rischio di rimanere a mani vuote. Vedrete che questo cementerà il gruppo e sicuramente i vostri amici vi sapranno regalare gioie a profusione fatte di armi, mod, reliquie e così via. Aggiungo che il loot è più ricco che mai, anche grazie all’aggiunta delle ricerche dei depositi segreti di Typhon – il Primo Cacciatore -, quindi anche condividendo sarà molto difficile che qualcuno resti a bocca asciutta.
In relazione alla scelta tra Competitiva e Cooperativa, se sceglierete quest’ultima ci sarà una feature in più: ogni nemico si livellerà su ognuno dei Cacciatori presenti nel party. Mi spiego meglio: se prima era impossibile per un Lv 30 dare una mano in una run di livello 45, con questa opzione non è più così, rendendo ogni run fruibile ad ogni amico/utente che decida di unirsi al party. Questo elimina in sostanza il problema del non poter giocare con gli amici se essi fossero molto più in alto con il livello rispetto a chi partecipa.
Capitolo armi: cosa posso dire delle armi di Borderlands che non sia già stato detto? Niente. Se non darvi un numero: un miliardo di armi disponibili. Cifra straordinaria se pensiamo agli standard odierni e passati. Armi già viste, ma anche nuove marche, vecchie glorie, bazooka che sparano hamburger, pistole che una volta gettate a terra (meccanismo Tediore, per i più esperti) diventano vere e proprie torrette, armi elementali, acido fuoco elettricità radiazioni, danni esplosivi, mirini e sistemi di puntamento che determinano, in base a quando miriamo o meno, la cadenza di fuoco dell’arma, armi ibride come lanciarazzi shotgun… in sostanza, una serie infinita di possibilità balistiche, che si andranno a modellare sui vari stili, sia dei personaggi, che dei giocatori.
I protagonisti
Non è facile rimpiazzare icone come Salvador, Maya, Zer0 e Axton, ma anche in questo aspetto, sia la caratterizzazione (molto più profonda) che la qualità e la varietà, sono perle per i giocatori. Questo si traduce nella presenza di tre diversi diagrammi di abilità, ognuno dei quali specializzerà il vostro Cacciatore in uno stile di combattimento specifico.
Zane è un vecchio cacciatore di taglie che sfrutta un ologramma multifunzionale. La sua particolarità sta nel fatto che avrà la possibilità di equipaggiare ben due abilità di azione, a prezzo però di sacrificare l’utilizzo delle granate. È un personaggio di supporto molto interessante, che potrà sia evocare un clone di se stesso, che un utilissimo drone, fino a far comparire uno scudo a protezione dei compagni.
Amara è una Sirena che si scosta dalla versione classica di sirena-control, con forte attitudine allo scontro ravvicinato. I tre differenti “alberi” della nostra Cacciatrice di focalizzano su diversi stili di gioco, avvantaggiando uno stile aggressivo e in parte di supporto. Se infatti uno degli alberi prevede l’utilizzo del classico blocco di fase, gli altri due propongono abilità d’azione molto più aggressive e devastanti. Il tutto condito con l’upgrade del danno elementale e diversi vantaggi nell’utilizzo degli shotgun e in generale nello scontro ravvicinato.
FL4K è il “Beastmaster”, il Domatore, in grado di evocare e controllare diverse varietà di bestie da combattimento. Egli potrà scegliere tra tre differenti creature: un Jabber, uno Spiderant Centurione e uno Skag. A questo uniamo un’abilità di azione, tra tre differenti (ognuna fa riferimento ad uno degli skill tree). Non sottovalutate questa classe, perché il supporto degli animali, che si “evolveranno” con voi, potrà essere decisivo in alcuni momenti critici.
Moze è una ragazzina che sfrutta un potente mach chiamato “Iron Bear”, dotato di cannoni, lanciagranate, lanciarazzi e lanciafiamme. Si tratta forse del personaggio a cui si è prestata meno attenzione, ma non trascuratela, perché nel bel mezzo delle situazioni più concitate il mech potrà essere un vero salvavita. Non solo, perché si tratta di uno strumento di morte e devastazione dalla potenza notevole e potrete personalizzare lo stile di combattimento come preferirete, scegliendo se montare una mitragliatrice e un lanciarazzi, oppure se optare per il lanciafiamme. Proseguendo nello skill tree, sbloccherete anche interessanti upgrade legati ai danni elementali e all’aumento del danno di tutte le armi.
Come potrete immaginare dunque, nessuna tregua per i cattivi.
Ogni personaggio, come da tradizione della serie, sarà liberamente personalizzabile con delle skin speciali. In Borderlands 3 questo aspetto è stato ulteriormente enfatizzato, aggiungendo anche la possibilità di scegliere delle skin per le proprie armi e degli speciali ciondoli, dalla semplice funzione estetica. Tutti questi elementi possono essere trovati come loot da casse e nemici eliminati, ma anche acquistate da Crazy Earl, tramite l’Eridium.
Shoot & Loot
Passiamo quindi all’analisi dell’aspetto più eccitante: il gameplay. Era difficile ma non impossibile migliore lo stagionato Borderlands 2 e, com’era giusto aspettarsi da Gearbox, ci sono riusciti. Cito una mia emerita e stimata collega, anche lei appassionata della saga: “Il gameplay è sublime, il gioco è più frenetico e veloce, ancor più del suo predecessore… È più tutto, ecco!”. Queste parole, racchiudono l’essenza del caos in cel shading generato da ogni momento, da ogni scontro su questo gioco, con la più alta quantità di nemici su schermo mai vista nella saga: ritmo, adrenalina, in certi casi frustrazione e sconforto, comunque sensazioni sempre diverse e sbalorditive. Il gameplay è assolutamente una colonna portante di Borderlands 3, che con questo capitolo diventa più FPS che mai. Comandi classici da sparatutto, implemento della scivolata e della possibilità di arrampicarsi (aggiungendo profondità al platforming, che risulta molto più sfruttato che in passato), la possibilità di portare in giro 4 armi (più lo zaino) una serie infinita di combinazioni tra mod uniche di classe, reliquie, scudi, skill (come già detto, ogni eroe ha tre alberi delle abilità, ognuno di essi ovviamente porta benefici diversi) che starà a noi miscelare nel modo più opportuno, sempre in base a cosa avremo a disposizione, a quale diavolo di nemico super duro dovremo affrontare. Tutto questo macello però, andrà assimilato e imparato a gestire con il tempo e l’esperienza, ma vedrete che dopo qualche ora, sarà tutto più semplice da fare e comprendere.
Per sintetizzare amici, è corretto dire che Borderlands ha traghettato il videogioco nel futuro che conosciamo oggi: provenendo da un concetto di looter shooter con input antichi, Gearbox, come forse pochi altri, si è confrontata con una serie infinita di cambiamenti, di mode, senza però mai venir meno ai propri standard e canoni. Sono riusciti a fare ciò che solo i capolavori fanno: attraversare la storia. In apertura parlavo di longevità… Vi sfido a trovare un titolo di questa portata che verrà giocato più a lungo di questo. La modalità Vero Cacciatore che si sbloccherà alla fine della prima run, insieme ai Guardian Rank (in sostanza i nuovi Punti Duro) è solo l’inizio, con la possibilità in seguito di scegliere tre ulteriori livelli di difficoltà nella modalità Caos, per nemici diversi, più potenti e loot sempre migliore. Per non parlare dei Circle of Slaughter e Proving Grounds, in attesa dei DLC e magari dell’aggiunta di qualche nuovo “Badass” da sfidare.
L’eredità lasciata dai predecessori, in termini videoludici, si perderà senza scomparire, man mano che questo capolavoro prenderà piede e, come succede con ogni grande gioco, anche Borderlands 3 sarà un continuo evolversi, verso la ricerca della perfezione. Giocatelo almeno 4-5 ore e vedrete che non mi sbaglio. Magari in compagnia, che da il meglio di sé.
Più cel shading per tutti
Quindi, ricapitolando, abbiamo parlato dei personaggi, dei miliardi di armi disponibili, delle modalità di gioco e delle interessanti novità del gameplay, di parte della trama (divieto assoluto sugli spoiler naturalmente), forse però manca ancora qualcosa di davvero molto importante. La grafica.
Borderlands 3 è l’opera maestra di Gearbox, anzi, la voglio rischiare: è l’opera maestra di 2K in termini di qualità visiva. Certo, non ha il realismo di un Assassin’s Creed o la profondità grafica di Red Dead Redemtpion 2, ma è talmente bello da vedere che vi fermerete a guardare anche i minimi particolari del meraviglioso mondo di questo gioco, senza precedenti nel suo genere. L’incredibile cura che si nota in certi momenti stona quasi con lo stile dei disegni (fantastici davvero) dell’universo di Borderlands 3. Giocarlo in 4K su una One X, nel mio caso, è stato davvero uno di quei momenti da ricordare negli anni. I disegni e la grafica del secondo capitolo erano già sublimi ed unici per l’epoca, in questo Borderlands 3 si alza l’asticella al livello superiore.
L’ultimo tassello di questo meraviglioso mosaico ideato e studiato per noi da Gearbox è il comparto audio. Visto che i gusti sono insindacabili, lascio a voi il parere su quello che concerne la musica, le melodie che ci accompagneranno durante le nostre avventure. Tuttavia, non posso esimermi dall’esprimere la mia massima soddisfazione anche in merito alle musiche presenti nel gioco, di una varietà sorprendente e che cambiano in continuazione, sempre in base ai luoghi ed alle circostanze. Una nota di merito al doppiaggio in italiano, davvero eccezionale: difficile trovare una qualità simile, anche in prodotti così importanti. Davvero tanto di cappello ai doppiatori, che hanno contribuito a (ri)creare l’incredibile atmosfera dell’universo di Borderlands.
È importante però essere totalmente oggettivi nel giudizio di un titolo così importante, e non ci tireremo indietro in questo, nonostante l’entusiasmo che trasuda da queste righe: il lancio di Borderlands 3 è stato sì un successo, ma ha portato anche con sé alcuni problemi tecnici che andranno risolti al più presto. Su PC ci sono diversi problemi di ottimizzazione e su console le prestazioni non sono soddisfacenti come potrebbero essere, con il framerate che risulta a volte instabile e qualche bug da sistemare, oltre che ad un fastidioso ritardo nell’apertura e caricamento dei menù in alcune circostanze. C’è stato anche un episodio di crash della console Xbox One X nel corso della nostra prova, ed è certamente qualcosa che Gearbox dovrà fixare.
Giudizio personale
Come avrete notato se avete letto tutta la recensione, chi scrive queste parole è un grande fan della serie, quindi sarebbe troppo scontato dire che per me Borderlands 3 è il gioco dell’anno. Vi invito dunque a riflettere sul fattore numerico che, ovviamente, non risponde sempre alla verità dei fatti: sono stati piazzati milioni di pre-order per un gioco che, come detto prima, parte da una fanbanse non paragonabile a quella dei più famosi tripla A. Quindi, se tanto mi dà tanto, penso sia onesto parlare di capolavoro, vuoi per la genialità dei dialoghi e la cura dei dettagli, vuoi per le infinite combinazioni possibili tra personaggio/team/equipaggiamento/armi/skills, vuoi per una grafica mozzafiato (attenzione: si tratta un genere grafico unico – il cel shading – che potrebbe anche non piacere a chi cerca il vero realismo), oppure per l’infinito supporto e sviluppo che Gearbox garantisce ai suoi titoli (pensate che a giugno è uscito un DLC di Borderlands 2, cioè un DLC di un gioco vecchio di 6 anni!). Se siete disposti a confrontarvi in coop o in single player con i più duri e cattivi boss in circolazione, allora non esitate, Borderlands 3 è il gioco che fa per voi. Non vi nascondo che il giorno della presentazione con la data d’uscita, in redazione è iniziato un countdown interminabile, fino al day one. Questo giorno è finalmente arrivato e, ripeto, l’attesa è stata profumatamente ripagata.
Se decideste di non comprarlo comunque, non preoccupatevi, poiché l’inferno è riservato solo ai pedofili ed a chi non utilizza sistemi di rigenerazione Hyperion.
Spero che nell’infinito etere comunicativo dove questa recensione viaggerà, ci sarà qualcuno che ha scovato ed apprezzato tutte le citazioni usate per la stesura della stessa e… VAFFA….OOOOOOO FREEEUD!