I videogiochi sono diventati sempre più competitivi. Se negli anni ’90 rappresentavano semplicemente una tecnologica soluzione per l’intrattenimento, oggi permettono a chi impugna un controller di percepire un forte senso agonistico. I gamer possono arrivare anche a dimensioni professionistiche, con tanto di sponsor alle spalle. Prima, però, è necessario farsi conoscere, ossia farsi strada lungo i tornei locali e nazionali prima di andare a sfidare altri giocatori in giro per il mondo. Anche in Italia il movimento è diffuso. I gamer possono essere di 3 tipologie diverse: i pro player sono i professionisti, pagati appositamente da un team eSports per giocare, mentre i casual sono i giocatori ordinari; nel mezzo spiccano gli hardcore gamer, cioè quegli appassionati che pur non competendo ad altissimi livelli dedicano la maggior parte del loro tempo ai videogiochi (per una media di 3 ore al giorno), senza sfociare tuttavia nel professionismo.
La notevole presa della scena videoludica nello Stivale è testimoniata dalla notevole mole di giocatrici. Almeno il 40% degli hardcore gamer italiani, infatti, è di sesso femminile, come spiega l’Osservatorio Italiano Esports. La fascia anagrafica oscilla tra i 25 e i 35 anni. Se si parla di casual, invece, sono i ragazzi a risultare in netta maggioranza: ben 2/3 dei giocatori che si divertono nel tempo libero sono uomini, dall’età compresa tra i 25 e i 45 anni. A quanto pare sono soprattutto le regioni del meridione a sfornare i gamer provetti.
Insomma, non si può negare che la realtà degli eSports stia prendendo piede anche da noi. Grazie alle piattaforme come Youtube e Twitch, inoltre, spopolano sempre di più gli streamer e i creatori di contenuti che fanno conoscere i nuovi giochi al pubblico, rivelandosi a loro volta dei gamer di discreto livello: si pensi ad esempio a Favij, che da anni pubblica su Youtube filmati con una frequenza elevatissima. Anche in questo caso le donne stanno contribuendo non poco ad alimentare il circolo; fino a qualche anno fa le ragazze si mostravano come delle normali appassionate del gaming, oggi le videogiocatrici vere e proprie sono sempre di più.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i gamer italiani non giocano molto su console o computer, bensì su smartphone. A dirla tutta, è il 90% della popolazione mondiale a preferire i telefonini, forse perché più accessibile. Giocare attraverso un touchscreen non significa necessariamente che l’utente non sia abbastanza “skillato”. D’altro canto, gli smartphone più moderni sono abbastanza attrezzati per eseguire correttamente anche i giochi più sofisticati. Gli editori puntano molto sul mercato mobile perché favorisce le microtransazioni consentite all’interno dei giochi, utili magari per acquistare abilità o costumi per i propri personaggi preferiti.
La concezione stessa del videogioco è stata totalmente rivista negli ultimi tempi. Anche i vecchi giochi di carte sono diventati di fatto delle specie di videogame e vengono praticati persino a distanza su piattaforme come un casinò live online o attraverso servizi di cloud gaming. La competizione è sempre dietro l’angolo, ma forse ci sarebbe da fare qualche riflessione in più al riguardo. Fino a qualche anno fa distrarsi con le attrazioni digitali veniva visto come un semplice passatempo e gli esiti di una partita non conoscevano particolari conseguenze, mentre oggi la posta in gioco è molto più alta.