Manca pochissimo all’arrivo sugli scaffali dell’atteso quinto capitolo della saga targata Ubisoft. Dopo aver recensito il terzo, abbiamo deciso di ripercorrere le gesta anche di Ajay Ghale, pronti a rivivere un’altra avventura incredibile contro un altro antagonista a dir poco carismatico. Prima della review di Far Cry 5, riscopriamo il Kyrat ed i suoi abitanti, con la recensione di Far Cry 4.
Il protagonista è l’antagonista
Come accaduto per il terzo, anche in Far Cry 4 ci ritroveremo a dover affrontare un antagonista tanto brutale quanto familiare, Pagan Min. Costui è diventato il dittatore del Kyrat, luogo natale dove vogliamo lasciare le ceneri di nostra madre come chiedeva il suo ultimo desiderio. Verremo però intercettati proprio da lui che ci confesserà qualche segreto prima di chiederci di aspettarlo seduti a tavola per poter continuare la conversazione. Se lo aspettassimo veramente potremmo finire il gioco in una manciata di minuti, ma non sarebbe nel nostro stile da videogiocatori assetati di sangue e vendetta. Inizierà quindi la fuga, per raggiungere la Resistenza e dare il via alla riconquista del Paese. Arrivati al villaggio dovremo decidere se seguire i metodi di uno o dell’altra capa, scegliendo se mantenere le tradizioni o voltare pagina e dare un nuovo volto al Kyrat. Da questo punto di vista Ubisoft è riuscita a creare una diversificazione di missioni e di morale che ci spingerà a rigiocare l’intero titolo, solo per vedere le differenze. Considerando anche i diversi finali e sotto-finali delle varie quest. Peccato solo che, dopo un inizio brutale come quello, il nostro villain si metterà da parte, lasciando un senso di vuoto, come se stessimo facendo la rivoluzione solo per noi stessi e non per abbattere una dittatura. Sicuramente competere con un personaggio come Vaas non era facile, ma sembra che gli sceneggiatori non ci abbiano nemmeno provato, peccato. Detto questo, però, la trama di Far Cry 4 non è sicuramente da bocciare, ma anzi offre numerosi colpi di scena, ottimi personaggi secondari, con storie interessanti da scoprire, lasciando al giocatore la possibilità di scegliere se approfondirle o meno. L’intera regione è divisa in più parti, ognuna governata da un sottotenente di Pagan Min; noi dovremo prima diminuire la minaccia, liberando avamposti e aiutando i civili, per poi attaccare la fortezza e uccidere il capo. Insomma la scrittura delle quest principali è sicuramente di ottimo livello, il problema arriva quando affronteremo le missioni secondarie, le quali risulteranno troppo semplici e ripetitive (tra l’altro tutte, o quasi, già viste nel precedente capitolo). Un vero peccato, ma tutto sommato ci possiamo ritenere soddisfatti, considerando anche il fatto di poter svolgere una seconda run compiendo scelte diverse.
Mi ricorda qualcosa
Il punto fondamentale per capire se Far Cry 4 può piacere o no è sicuramente il gameplay. Per coloro che hanno provato il terzo senza apprezzarlo sconsigliamo di comprare questo, avendo le stesse meccaniche e le stesse attività. Per tutti quelli che non hanno mai giocato un Far Cry o che hanno amato il 3 (e non sono sazi), troveranno in questo capitolo tutto quello che hanno apprezzato nel precedente. Scalare le torri, liberare gli avamposti, aiutare i cittadini, trasportare viveri e medicinali, correre via terra, mare o aria, cacciare ed esplorare liberamente un intero Paese sono tutte sotto-missioni “riciclate” ma che sicuramente funzionano. Così come il miglioramento dell’arsenale e del proprio equipaggiamento. Inoltre potremo cavalcare elefanti e decollare a bordo non solo di elicotteri ma anche di un girocottero: un piccolo elicottero ad un posto, senza vetri e con la possibilità di utilizzare la propria arma secondaria. Sempre presente la ruota delle armi e degli accessori, come granate di vario genere e coltelli da lancio. Tutte le armi sono modificabili, con silenziatori, mirini e quant’altro. Lo stesso Ajay aumenterà di livello, compiendo missioni e uccidendo i nemici, accumulando così punti esperienza per acquisire delle abilità, come il creare i medikit automaticamente. Solo compiendo le varie missioni sparse per tutto il mondo di gioco potremo sbloccare nuove armi ed ottenere abbastanza punti esperienza per sbloccare una buona quantità di Talenti, considerando che la sola campagna dura all’incirca una quindicina di ore al massimo. Anche l’IA è stata ripresa a piene mani da quella del terzo capitolo, con tutti i numerosi pregi ma anche i pochi difetti. Non mancherà che i nemici ci accerchieranno, ma che contemporaneamente non si nascondano dietro un riparo, lasciandosi esposti ai nostri proiettili. Fortunatamente non accadrà spesso, ma è un vero peccato che non siano riusciti a risolvere questi problemi. Insomma tutto sa di già visto, pregi e difetti inclusi.
Far Cry 3, ma più bello
La componente tecnica di Far Cry 4 è sicuramente di buon livello, anche per gli standard odierni. Una draw distance eccezionale fa da contraltare a qualche rallentamento nelle fasi più concitate. Ma in generale la realizzazione di paesaggi, ambienti, personaggi e animali è di prim’ordine. Texture ben definite e un buon uso di colori rendono le scene di Far Cry 4 (soprattutto quelle ambientate nello Shangri-La) dei veri gioielli, senza gridare al miracolo. Far Cry 4 è disponibili sia sulle console di attuale generazione che su PS3 e Xbox 360, oltre che su PC. Nella media anche il doppiaggio in italiano, così come le musiche, ovviamente richiamanti suoni orientali (considerando che il Kyrat è una regione immaginaria posta sulle pendici dell’Himalaya).