Yharnam è silenziosa, gli abitanti balbettano cose senza senso e la bestia pulsa nelle tue vene, sapendo che il sogno del cacciatore è l’unica cosa che puoi ancora chiamare casa. Non ci sono speranze nei dungeon del calice, sai soltanto che l’iscrizione recitava “cerca il sanguesmunto per trascendere la caccia”, e la luna è propizia per il rituale: ma forse è tardi e sei tu la bestia a cui dare la caccia. Se non avete capito niente, forse è tempo di rinascere nel sangue con Bloodborne: il gioco di carte.
In Bloodborne i giocatori, da 3 a 5 (non si può giocare in due), sono dei cacciatori di mostri che hanno il compito di ripulire quello che viene chiamato il Dungeon del Calice, un mondo che ricorda Lovecraft e dintorni. A disposizione tutti hanno una mano di carte composta da due armi da mischia (una mannaia da 1 di danno e un’ascia da 2 di danno), una carta pistola del cacciatore, una carta trasformazione e la carta che mai potremmo scambiare, Sogno del cacciatore. Come setup invece si crea il mazzo incontri formato da alcuni mostri semplici e alcuni decisamente più forti, chiamati miniboss, messi a caso ma rispettando un equilibrio dato dallo scenario/boss. Su tutti aleggia la carta del boss finale, che oltre ad essere il mostro più forte del dungeon cambia i parametri di tutta la partita. Fatto questo semplice setup si può iniziare.
Il gioco è molto semplice. Si rivela la prima carta del mazzo dungeon e quindi compare il mostro da affrontare tutti assieme. Il mostro ha un certo quantitativo di vita/sangue e un’icona colorata che indica la pericolosità. I giocatori scelgono in segreto la carta che vogliono giocare dalla propria mano e quindi la rivelano contemporaneamente. Per calcolare il danno, invece, si tirano i dadi del colore indicato dalla carta, ritirando quelli che ottengono un + nel risultato e di conseguenza si somma il tutto. Il mostro fa sempre un danno ad area e colpisce tutti i giocatori presenti nel mondo, tranne quelli nel Sogno del cacciatore, che di fatto non partecipano allo scontro, visto che sono letteralmente in un’altra dimensione. Il nocciolo fondamentale del gameplay è che il danno inflitto dai cacciatori si calcola partendo dal primo giocatore, e spesso e volentieri non tutti riescono a colpire il mostro. Se infatti il mostro muore i giocatori ricevono in premio un quantitativo di sangue pari al danno inflitto più eventuale reliquia (che da punti a fine partita) disegnata sul fondo della carta. Le carte giocate rimangono visibili davanti ai cacciatori lasciando agli altri la possibilità di capire che carte si hanno in mano. Ma il gioco non è solo questo.
Giocando la carta Sogno del cacciatore, come abbiamo detto, si è lontani dal combattimento, ma è solo in questo momento che si può mettere il sangue nella propria riserva e preservarlo al fine di fare punti a fine partita. Infatti, come nel videogioco, in Blooborne si muore e spesso. La risurrezione è immediata ma tutto il sangue non preservato viene perso per sempre con svariate maledizioni lanciate dal malcapitato. Il Sogno del cacciatore permette non solo di pararsi il “di dietro” ma anche di riprendere le proprie carte dal tavolo, di curarsi e di acquistare nuove carte. Il gioco potrebbe sembrare un cooperativo e a tratti lo è senza dubbio, ma i colpi bassi non mancano. Di fatto alcune armi danneggiano i compagni causando ferite inaspettate, oppure giocare armi a distanza contemporaneamente annulla il colpo andato a segno. Questo crea tensione al tavolo e può succedere che ci si dimentichi del mostro e si concentri l’attacco su un giocatore in vantaggio. La cornice grafica del gioco è presa pari pari dal videogame. Si potranno rivedere oggetti come il bastone affilato e la mannaia seghettata, per non parlare dei mostri presenti.