<<Portatemi la scopa della perfida strega dell’Ovest!>>, rimbomba tuonante la possente voce del faccione meccanico del mago di Oz mentre rivolge queste parole a Dorothy, il Leone codardo, lo Spaventapasseri e l’Uomo di latta. Se siete fan de “Il Mago di OZ” del 1939 sicuramente apprezzerete questa citazione del film “Wicked – Parte 2“, sequel dello spin-off ambientato nel magico mondo di Oz, uscito lo scorso anno nei cinema.
Analizziamo più nel dettaglio la conclusione che, senza troppi di giri di parole, a noi è piaciuta e desideriamo quindi offrivi qualche spunto di riflessione per ottimizzare la vostra visione del film.
Un tripudio di colori (e Musica)

I musical, quelli fatti bene, hanno il potere di cambiare la percezione del tempo. Possono anche durare due ore e mezza o più ma se ti coinvolgono, il tempo vola: letteralmente, proprio come la perfida strega dell’Ovest sulla scopa!
Il successo di entrambi i film di Wicked è racchiuso non solo nelle canzoni e nelle interpretazioni magistrali delle attrici Cynthia Erivo e Ariana Grande ma anche dal notevole impatto visivo.
Un tripudio di colori brillanti e sgargianti dato da scenografie e costumi curati al dettaglio.
Insomma, in questo film, anche l’occhio vuole la sua parte!
Questioni di prospettiva

Se avete già visto il Mago di Oz del 1939, apprezzerete questo film ancora di più.
Lo sviluppo della pellicola gioca un ruolo chiave sul ribaltamento della prospettiva rispetto all’opera originale. Viene offerta una chiave di lettura differente. Qui non è più Dorothy la protagonista, la ragazzina sperduta del Kansas che vuole disperatamente tornare a casa. E anche gli altri personaggi si caratterizzano meglio e più in profondità in questo film.
Se nel ’39 lo Spaventapasseri era alla ricerca di un cervello per poter pensare, qui il cervello lo ha eccome, ma finge di non averlo per proteggere se stesso e soprattutto i suoi affetti.
Se prima l’Uomo di latta era alla disperata ricerca di un cuore, qui il cuore ce l’ha ma è praticamente spezzato dai soprusi subiti e deve cercare di non soccombere al rancore per rimettere insieme i pezzi.
E se il Leone codardo doveva prima mostrare solo di essere coraggioso, qui la paura è un sentimento più che legittimo e si traduce in una corazza per proteggersi dalle persone che ci hanno fatto del male.
Un messaggio profondo

Questo ribaltamento di prospettiva è molto interessante anche per quanto riguarda la Città Smeraldo e il mondo di Oz. Non è tutto oro ciò che luccica e ciò che sembra tanto zuccheroso potrebbe scoprirsi ben presto un’illusione, lasciandoci con l’amaro in bocca.
Possiamo dire che il film è quindi una accurata analogia dei governi odierni. Il Mago di Oz non ha alcun potere, eppure dirige un intero mondo attraverso l’arma più potente di tutte: la paura delle folle attraverso la costruzione di un nemico comune. Perché non c’è niente di più comodo che un capro espiatorio. Tradotto: se hai la pelle verde e il cappello da strega, allora sei malvagio e nessuno deve ascoltare la tua voce!
Anche gli animali sono una convincente metafora della discriminazione attuata sulle minoranze. Un tempo parte integrante del tessuto sociale di Oz, vengono ghettizzati per colpa del mago stesso e perdono gradualmente la parola, la loro voce, il loro essere.
Insomma, una società che è un’utopia di facciata, ma che invece dimostra di essere corrotta e marcia fino al midollo. A Oz quindi le cose non vanno così bene come sembrano. Chi è percepito come “malvagio” non è in realtà cattivo, mentre chi è “buono” in fondo in fondo non è poi così buono come sembra…
Conclusione

Speriamo di avervi offerto qualche spunto di riflessione per apprezzare il film ancora di più. Qui si ride, si piange ma soprattutto si riflette.
Siamo curiosi di sapere cosa ne penserete voi guardandolo al cinema. Ciò che sappiamo di per certo è che, dopo la visione, non guarderete più il mondo di Oz con gli stessi occhi. Per concludere, l’essenza del film si racchiude in questa frase: ognuno di voi è speciale, e ricordate che non serve avere poteri magici per essere “speciali”.
Ognuno di voi è unico. Vogliatevi bene gli uni gli altri.
Recensione a cura di Ruben Zumpano