Il “progetto” Creed si pone come erede spirituale della saga che portò alla ribalta Sylvester Stallone, Rocky. È quindi chiaro che sia il primo che il secondo film partano da radici ben solide, ma con un enorme peso sulle spalle. In particolare Creed 2, prodotto da Warner Bros. Pictures e Metro-Goldwyn-Mayer Pictures, si riallaccia al 4° capitolo della saga di Rocky. Il tutto inizia da dove uno degli episodi più amati della serie, se non il più iconico, era terminato.
Trama
Nel 1985, in una trasposizione sportiva della Guerra Fredda, la Russia sfidò gli Stati Uniti ad un incontro di boxe. Fu così che il pugile russo Ivan Drago (Dolph Lundgren), vincendo l’incontro, uccise sul ring lo sfidante Apollo Creed (Carl Weathers). Tuttavia venne sconfitto in un secondo incontro in patria da Rocky Balboa (Sylvester Stallone). Scacciato come un cane randagio a causa della sconfitta, e abbandonato dalla moglie, Drago cresce suo figlio Viktor (Florian Munteanu) nel nome della vendetta.
L’occasione, in Creed II, sarà troppo ghiotta per potersi tirare indietro. Adonis Creed (Michael B. Jordan), figlio illegittimo di Apollo, in un periodo d’oro per la sua carriera diventa campione del mondo dei pesi massimi. Così la sfida viene lanciata, e il giovane neocampione è pronto ad accettare il duello con Drago, ma il suo mentore Rocky è convinto che la posta in gioco sia troppo alta. Adonis ha tutto da perdere: il titolo, la famiglia, l’autostima. Dall’altra parte Viktor è “un pugile che non ha nulla da perdere e un pugile così è pericoloso”. Da qui parte una storia, i cui temi principali sono la famiglia e la capacità di convivere con le proprie scelte.
Regia e costruzione del film
Dietro la macchina da presa troviamo Steven Caple, che ha preso il posto di Ryan Coogler, prendendo le redini di questo progetto. Il cambio di direzione si percepisce. Magari la differenza non è netta, e spesso Creed II strizza l’occhio alla prima pellicola con piccole citazioni, però sia il film che il regista hanno saputo trovare una loro identità nel bene e nel male.
Tale risultato è stato raggiunto anche grazie all’aiuto delle altre parti in causa: in particolare degli addetti alle scenografie e alle musiche. In entrambi gli aspetti, gli addetti ai lavori ricercano appunto un’originalità senza tradire il passato, e soprattutto le musiche sono il mezzo più adatto per raggiungere questo scopo.
Nel secondo capitolo la stesura della sceneggiatura è affidata alla collaborazione tra Stallone e Juel Taylor, dove il tocco dell’attore italoamericano si sente. È stato lui a pensare di proseguire la storia di Ivan Drago, riproponendo tramite la figura del figlio uno degli scontri più iconici della saga. Infatti è scontato dire che proprio il legame di sangue padre-figlio sia uno punti focali dell’intera sceneggiatura. Insomma, un lavoro che sulla carta risulta molto più che discreto e si rivela anche tale su schermo, al netto di qualche scena meno convincente.
Nati per combattere, destinati a farlo
Sicuramente gran parte del fascino del film risiede nella caratterizzazione dei personaggi, soprattutto del protagonista e dell’antagonista. Adonis Creed e Viktor Drago, due figli d’arte cresciuti nelle difficoltà, così distanti ma destinati ad incontrarsi.
Il primo cresce tra case famiglie e riformatori fino a quando Mary Anne, moglie di suo padre ma non sua madre biologica, lo accoglie nella sua casa. Eppure il richiamo della boxe è forte, quindi già dal primo film segue le orme del padre, cercando di convivere con la propria eredità. Dall’altro lato Viktor, figlio di un pugile che, perso un singolo incontro, si è ritrovato senza nulla. Il padre, dopo che la nazione e la moglie gli hanno voltato le spalle, distrutto e amareggiato tanto da non sembrare più lo stesso, si è rifugiato in Ucraina. Lì ha cresciuto suo figlio, costringendolo ad un duro allenamento al solo scopo di riscattare il nome della famiglia.
Sebbene Adonis avesse trovato un suo equilibro nel primo film, in Creed II torna non solo a fare i conti con l’ombra di suo padre, ma a scavare anche dentro di sé, cercando il motivo per cui combattere. Al contrario, Viktor è deciso e sicuro del suo obiettivo, ma deve ancora affrontare lo spettro di un padre da cui non ha mai ricevuto l’apprezzamento desiderato e che sembra ossessionato dal titolo sottrattogli.
Conclusioni
Creed II è un film che può tranquillamente convincere e appassionare. Una pellicola che narrativamente risulta in crescendo, andando a costruire una tensione quasi empatica, e che può arrivare a commuovere in certi punti, riuscendo ad essere accattivante. Il tutto è arricchito dal ruolo assolutamente umano di Stallone/Rocky, che guida la consacrazione del suo “figlioccio” ostinato ma fragile. Un personaggio che ha affrontato i suoi scheletri nell’armadio, crescendo e maturando. In sintesi, un film che corrisponde alla fine di un’era e all’inizio di un’altra, quella di Adonis Creed.