Dopo aver provato a lungo l’early access, siamo finalmente riusciti a mettere le mani sulla versione completa di Solasta: Crown of the Magister. Il titolo, prodotto e sviluppato dal team Tactical Adventures, altro non è che un GDR tattico dalla visuale isometrica caratterizzato da un combat system a turni. In Solasta prenderemo il controllo di quattro avventurieri, nell’intento di esplorare il mondo, precedentemente devastato da un enorme cataclisma, per riportare alla luce un antico mistero. Sono tempi duri, pericolosi ma di grandi opportunità per coloro i quali osano sfidare le Badlands, terre di nessuno, colme di misteri, tesori e terribili mostruosità.
Dopo una breve introduzione che riporta gli ultimi avvenimenti che hanno sconquassato l’ordine naturale di Solasta, il gioco ci offre l’opportunità di iniziare il viaggio con quattro avventurieri pre generati, oppure di spendere tutto il tempo che vogliamo nella creazione del party perfetto. Ciò detto, è importante sottolineare che Solasta: Crown of the Magister, è costruito intorno l’SRD 5.1 di Dungeons & Dragons 5 edizione. In soldoni, se non siete avvezzi al sistema di gioco, vi consiglio caldamente di iniziare una nuova partita sfruttando il team pre generato. Benché il sistema della 5 edizione sia molto flessibile e dalla bassa curva di apprendimento, è necessaria una conoscenza almeno di base per buttarsi a capofitto nell’avventura. Da parte sua, il titolo vi tenderà sempre una mano con numerosi tutorial e tips su schermo, coadiuvati da un’interfaccia molto spartana, ma semplice ed intuitiva.
Della stessa sostanza è il menù di creazione dei personaggi. Potremo scegliere diverse combinazioni di razze e classi, distribuire i punti nelle varie caratteristiche e scegliere il background per ognuno dei personaggi. Quest’ultima è forse la novità più interessante introdotta dalla 5 edizione di D&D. In Solasta, il background risalterà tratti e peculiarità caratteriali del personaggio, esaltando quelli che possono essere pregi e difetti del personaggio, come carità o avidità. In base a queste caratteristiche, è facile che alcuni compagni di ventura possano battibeccare fra loro, regalandoci dialoghi – il più delle volte – simpatici e sopra le righe.
Una volta scelto il party, è il momento di avventurarci nel mondo di Solasta. Come in ogni avventura di ruolo che si rispetti – e qui potrei suscitare l’ira o l’ammirazione di molti master – la storia inizia in una taverna. Tra un boccale e l’altro, i nostri eroi verranno contattati da un funzionario del Consiglio di Caer Cyflen. Quest’ultimo ci offrirà un lavoro “facile facile”, nelle vesti di Delegati del Consiglio. Qualcosa di malvagio è accaduto nelle terre di confine conosciute come Badlands, un tempo sede del più grande impero elfico, ora tana delle più sinistre e immonde creature, e toccherà proprio a noi l’arduo compito di indagare.
You must gather your… ops
Sin dai primi passi, è chiaro quanto l’avventura di Solasta: Crown of the Magister, si sviluppi su binari decisamente solidi. Ciò non è sempre un male, se non fosse che le missioni secondarie siano per lo più simili a fetch quest, che poco hanno a che vedere con veri e propri approfondimenti narrativi. D’altro canto, la storia principale ci ha catturati sin da subito, restituendo quel clima di magia e scoperta, che solo le classiche sessioni di ruolo da tavolo riescono a regalare. I ragazzi di Tactical Adventures hanno investito molto sulla scrittura della main story, che scorre piacevolmente per una quarantina di ore – incarichi secondari compresi – complice un doppiaggio discreto di ogni singola linea di testo.
Di tutta altra pasta e senza alcuna incertezza d’esecuzione, è il sistema di combattimento. Una trasposizione pressoché perfetta della controparte cartacea di D&D 5e. Il tutto è scandito dai turni di combattimento, secondo un ordine d’iniziativa preventivamente deciso tramite il tiro del classico d20 (più il bonus di destrezza). Ed è qui che Solasta dà il meglio.
Ciò non è sempre un male, se non fosse che le missioni secondarie siano per lo più simili a fetch quest, che poco hanno a che vedere con veri e propri approfondimenti narrativi. D’altro canto, la storia principale ci ha catturati sin da subito, restituendo quel clima di magia e scoperta, che solo le classiche sessioni di ruolo da tavolo riescono a regalare. I ragazzi di Tactical Adventures hanno investito molto nella storia, che scorre piacevolmente per una quarantina di ore – incarichi secondari compresi – complice un doppiaggio discreto di ogni singola linea di testo.
Tirate iniziativa!
Di tutta altra pasta e senza alcuna incertezza d’esecuzione, è il sistema di combattimento. Una trasposizione pressoché perfetta della controparte cartacea di D&D 5e. Il tutto è scandito dai turni di combattimento, secondo un ordine d’iniziativa preventivamente deciso tramite il tiro del classico d20 (più il bonus di destrezza). Ed è qui che Solasta dà il meglio.
Visivamente spettacolari, con magie dalle animazioni ed effetti unici, gli scontri risultano la parte più riuscita del titolo di Tactical Adventures. La strategia ha un ruolo predominante, dove luci, ombre, posizioni sopraelevate ed accerchiamenti hanno la meglio. In tal senso, la meccanica introdotta dalla 5e di vantaggio e svantaggio è interpretata perfettamente. Sarà quindi più difficile colpire un nemico nascosto nell’ombra, o scoprire una trappola in un dungeon senza fonte di luce. Sfortunatamente questa aggressiva trasposizione tattica, soffre di una grossa limitazione: il tiro del dado a venti facce. Sembra quasi una battuta, ma non è raro ritrovarsi in fight da mezz’ora perché non si riesce a colpire un nemico protetto dalla dea bendata che non ci degna neppure di uno sguardo. Sfortunatamente, spesso accade anche durante nei dialoghi che richiamano gli Skill Check. Ad esempio, fallire una prova di Persuasione durante un dialogo, porterà il più delle volte ad uno scontro inevitabile. Ma Solasta vuole essere questo, una trasposizione impeccabile – nelle meccaniche – del più grande gioco di ruolo al mondo. E a suo modo ci riesce, anche se alla lunga, nonostante oggetti magici e caratteristiche più simili al divino, questo doversi sottoporre perennemente al giudizio della dea bendata, può risultare frustrante e poco appagante.
L’ambientazione di Solasta è quella di un high fantasy classico. Durante il corso dell’avventura, esploreremo cripte, castelli e rovine dimenticate da tempi immemori. Il tutto disegnato e sviluppato a mano, offrendo al giocatore location uniche e sempre diverse. Graficamente ha un bel colpo d’occhio, soprattutto negli interni, ricchi di dettagli visivi e sonori, nonché di segreti e tesori da scoprire. È bene ricordare come Solasta non sia un titolo ad alto budget, e sebbene si tratti di un simil open-world, l’esplorazione sarà scandita da più o meno lunghe fasi di viaggio. Queste simulano gli spostamenti in tempo reale da una regione all’altra, e vanno pianificate con cura, tenendo conto delle razioni e dell’equipaggiamento necessario ad affrontare i viaggi. Se da un lato restituiscono una discreta dose di immersività, risultano la parte meno ludica ed interattiva. Se non altro sono molto utili per approfittare dell’utile sistema di crafting. Una volta ottenute le ricette necessarie, alcuni personaggi potranno dedicarsi alla creazione di armi e armature, o allo sviluppo di veleni e pozioni curative, altri invece nella scrittura di pergamene magiche. Ovviamente la creazione necessita di materiali recuperabili nel mondo di gioco e di tempo, solitamente nell’ordine delle 12/24 ore, in base all’oggetto che vogliamo creare. Le ricette sono molto rare, solitamente nascoste in qualche dungeon, ma si possono comprare da alcuni vendor delle Fazioni nella capitale di Caer Cyflen. Infatti Solasta gode di un solido sistema di Fazioni. Queste sono diverse e sparse per la capitale, ognuna interessata ai reperti magici e non che troveremo nelle terre esterne. Ovviamente non è possibile accontentare tutte, ma in base al nostro stile di gioco sarà logico favorirne una piuttosto che un’altra, in virtù del fatto che ogni Fazione garantirà ricompense uniche.
Tecnicamente il gioco gira senza alcuna incertezza, anche grazie ad un lodevole lavoro d’ottimizzazione. Non siamo di fronte ad un miracolo tecnico, ma il titolo sa il fatto suo per ambientazioni e musiche. Sfortunatamente siamo incappati in un bug, dopo appena 3 ore di gioco, che ci ha corrotto il salvataggio, per questo vi consigliamo di eseguirne più di uno e spesso. Ma siamo videogiocatori, ed F5 è il tasto che premiamo più spesso.
Merita sicuramente una menzione d’onore il Dungeon Maker, tool completamente implementato nel gioco, che permette di creare il nostro dungeon dei sogni, popolandolo di mostri, trappole e loot.
Conclusioni
Solasta: Crown of the Magister è una fedelissima trasposizione di D&D in digitale. Forse troppo. Se è pur vero che molte opzioni possono essere rimodellate nell’apposito menù, è altrettanto vero che l’eccessivo affidamento alla sistema numerico può sfociare, a volte, in un farraginoso trial and error, dove la componente fortuna ha un ruolo troppo predominante. Se intorno ad un tavolo è facile gestire un fumble, creando nuove opportunità narrative, l’1 critico sul d20 in Solasta è un mero fallimento, che nulla porta al giocatore se non una palpabile irritazione.