In questo agosto ha terminato la sua corsa, arrivando su tutte le piattaforme maggiori, The Innsmouth Case, gioco sviluppato da Robot Pumpkin Games ed edito da Assemble Entertainment. Si tratta di un “libro-game” che, come suggerito dal suo nome, strizza l’occhio ai lavori del famoso scrittore Howard Phillips Lovecraft e in particolare al romanzo intitolato L’ombra su Innsmouth. Tuttavia non si tratta della prima produzione videoludica che sfrutta questo specifico modello. Molti giocatori associano in maniera del tutto giustificata alcuni esponenti del videogioco, in primis Bloodborne, all’immaginario creato da Lovercraft. In questi casi si parla comunque di prodotti che hanno creato una propria identità riconoscibile a partire proprio da tale ispirazione. Di conseguenza, ci si può chiedere facilmente se il videogioco in questione sia in grado di reggere il confronto.
Trama
Gli eventi prendono il via da premesse piuttosto canoniche e vicine alla tradizione noir in bianco e nero. Un detective squattrinato e non proprio esperto verrà assunto per quello che è il caso più strano della sua “brillante” carriera. Il commitente è la classica femme fatale dal coure spezzato per la perdita di qualcuno e in questo caso si tratta della figlia Tabitha Marsh svanita nel nulla. Ovviamente, pescando a piene mani dall’immaginario sopra citato, fin dalle prime battute si intuisce che non tutto filerà proprio liscio. Eppure chi si aspetta un’avventura dai toni pienamente horror rimarrà deluso dato che gli sviluppatori hanno deciso di condire il tutto con alcuni elementi umoristici. Tuttavia, il risultato non è proprio convincente dato che le situazioni umoristiche spesso non si amalgamano con la tensione e l’atmosfera creata in precedenza tanto da smorzare anche il loro stesso effetto sul giocatore.
Libro virtuale
La scomparsa di Tabitha diviene in sostanza un pretesto per narrare in forma di libro virtuale una storia che si sviluppa attraverso dei bivi narrativi. Quest’ultimi, basati sulle scelte del giocatore, condurranno ad uno dei 27 finali previsti dagli sviluppatori. Sebbene alcuni di questi epiloghi non cambino di molto la sostanza del risultato finale, la storia messa in scena da The Innsmouth Case si sviluppa in maniera coerente alle conseguenze generate dalle scelte compiute in corso d’opera. Bisogna sempre tenere conto che optare per un’opzione piuttosto che un’altra, per quanto apparentemente sembrino più o meno insignificanti, può far si che si acceda a scenari diversi. Di conseguenza, è consigliabile che il giocatore si dedichi un minimo all’approfondimento e all’analisi degli scenari.
In effetti, scorrendo le linee di dialogo offerte dalla scoperta di un corridoio di un hotel oppure interagendo con uno dei personaggi non giocanti, si aggiungeranno pezzi al puzzle che compone il mistero di Innsmouth. Ad ogni modo è facile immaginarsi che quanto descritto si ottenga attraverso delle dinamiche basilari. In effetti, principalmente ci si trova a leggere il testo che scorre e a selezionare, quando richiesto, una delle possibili opzioni. Per spingere il giocatore ad esplorare tutte le opzioni disponibili, è stata aggiunta la possibilità di riavviare da zero il capitolo che si sta giocando oppure, una volta che si è ottenuto un qualsiasi finale, di selezionare liberamente uno dei capitoli già completati. Tuttavia, nonostante il fatto che queste aggiunte siano sacrosante e intelligenti, nulla stempera un certo senso di ripetitività che si avverte sul lungo periodo.
Tecnica
The Innsmouth Case presenta uno stile grafico coerente con l’immaginario lovecraftiano anche se in questo caso parlare di scenari o di ambienti non è proprio correttissimo. infatti, come vuole la tradizione del genere di riferimento, il tutto sembra piuttosto essenziale dato che la maggior parte degli elementi prende vita nella mente del giocatore. In sostanza, vengono mostrate a schermo delle pagine di libro in cui è presente il testo che narra gli eventi e un’immagine piuttosto generica del luogo in cui si trova il personaggio. In maniera più o meno analoga il comparto sonoro risulta amalgamato con il resto della produzione, ma allo stesso tempo non riesce a fare quel salto di qualità di cui il titolo avrebbe giovato.
CONCLUSIONI
The Innsmouth Case si rivela per quello che è, ossia un prodotto che ha cercato di unire l’essenza dei libri interattivi con quella del videogioco. A ciò si aggiunge anche la scelta di accoppiare un’anima vicina al genere horror ad un’altra più umoristica. Tuttavia, quest’ultimo connubio si caratterizza per un equilibrio piuttosto precario a causa del quale spesso un aspetto smorza eccessivamente dell’altro senza avere per questo una resa ottimale. Inoltre, va considerato che il videogioco dà il suo meglio qualora il giocatore sia aperto ad esplorare ogni scenario possibile, anche rigiocando alcuni capitoli in modo tale da compiere scelte differenti da quelle iniziali. Eppure, riaffrontare uno “stage” già completato, raramente offre un vero e proprio senso di appagamento dato che la ripetitività tipica di tali produzioni è smorzata da un comparto narrativo soltanto più che sufficiente. Insomma, è impossibile consigliare a mani basse questo gioco se non ad una specifica nicchia che mastica già produzioni di questo tipo.