Finalmente è arrivato il giorno che stavo tanto aspettando: il giorno in cui avrei giocato ad un videogioco, quanto meno discreto, ambientato nell’universo di Doctor Who.
Fin dall’arrivo del visore di Sony, ho sperato di vedere almeno un adattamento videoludico delle avventure del Dottore. E con il trailer di annuncio di Edge Of Time dei ragazzi di Maze Theory, sembrava che qualcuno dall’alto avesse risposto alle mie preghiere. Nel filmato, infatti, era presente tutto ciò che cercavo: una grande storia ufficiale con tutti i doppiatori ed attori ufficiali coinvolti, i mostri iconici della saga e l’iconico TARDIS.
Edge Of Time è puro e semplice fan-service. In pratica, si tratta di vivere in VR una puntata dello show amato da milioni di persone in tutto il mondo. Proprio come in qualsiasi stagione della serie tv, in cui non tutte le puntate hanno la stessa qualità (di scrittura), anche questo titolo pecca in qualche sua componente.
Parliamo innanzitutto della trama: interpreterete un compagno senza nome del Dottore, viaggiando attraverso il tempo e lo spazio per fermare una nuova minaccia. La stessa Dottoressa (ultima versione televisiva del Dottore) è rinchiusa in un luogo sperduto dell’universo, comparendo sempre e solo attraverso trasmissioni olografiche. Jodie Whittaker, anche in questa versione VR, riesce a regalarci un’ottima performance proponendo un tredicesimo Dottore di altissimo livello. Per la maggior parte del gioco, sarete inoltre accompagnati da un altro compagno gestito dall’intelligenza artificiale, un po’ come avviene nella serie TV.
In tal senso, Edge of Time sembra che sia spesso stato adattato direttamente da una sceneggiatura di una puntata dello show, piuttosto che specificamente sviluppato pensando alla realtà virtuale. Ci sono momenti, ad esempio, in cui parleremo con altri personaggi che ci racconteranno eventi che potremmo vivere direttamente nel titolo. Per di più, il gioco evita quasi interamente di farci incontrare faccia a faccia eventuali alleati o alieni amichevoli, rendendo difficile stabilire una connessione con il cast e spesso lasciando i mondi un po’ spogli e senza vita, anche se la resa grafica è molto buona.
Nel bene o nel male (dipende dai vostri gusti), però, Edge of Time in alcuni momenti fa davvero paura, regalando sezioni di puro terrore. Quando entrano in gioco gli Angeli Piangenti, per esempio, si prova vera e propria ansia, cercando in tutti i modi di fissare quelle maledette statue. Altri livelli sono caratterizzati da un’atmosfera inquietante e spaventosa, come alcuni episodi dello show.
Ovviamente, la scelta di dare questi toni all’avventura non piacerà a tutti. Io la condivido in linea generale, però mi sarebbe solo piaciuto vedere più lo stupore e il timore reverenziale di molte avventure del Dottore per bilanciare “questa anima horror”.
Molte delle altre meccaniche ed idee proposte dal titolo dei ragazzi di Maze Theory sono riprese da molte altre IP. C’è una manciata di enigmi, abbastanza veloci e semplici da risolvere e a dir la verità neanche troppo originali. Il reindirizzamento dei laser verso alcuni punti specifici lo abbiamo visto in moltissimi videogame, ed anche trovare un codice di sicurezza sul retro di una fotografia penso sia una meccanica presente in quasi tutti i titoli VR di questo genere.
Ci sono anche momenti in cui The Edge of Time ha delle vere e proprie sezioni stealth di ottima qualità, seguite da spezzoni in cui si trasforma in uno sparatutto su rotaie. Per gli irriducibili fan di Doctor Who (come lo sono anche io), questi momenti saranno senza dubbio galvanizzanti, ma non posso non dire che queste meccaniche di gioco siano fin troppo semplicistiche. Aiutano a variare la formula di gioco ed ad ampliarne l’offerta, che si riduce a circa due-tre ore di avventura e che ho affrontato in un’unica sessione.
Dal punto di vista del sistema di controlli, ci sono diverse possibilità date al giocatore: potremo usare il movimento regolare o il teletrasporto. Il problema è che l’opzione di locomozione fluida, anche al massimo della velocità, è troppo lenta e il teletrasporto ha un tempo di recupero, quindi diventa abbastanza fastidioso da usare.
Ci sono inoltre troppe schermate di caricamento, e pure piuttosto lunghe. Potrei anche capirle, dato il budget non così elevato per la produzione, ma sono posizionate in momenti alquanto bizzarri che spezzano l’immersione che la realtà virtuale riesce a creare. È davvero un peccato, perché proprio mentre si sta iniziando a divertirsi si viene interrotti da un’ ennesima schermata di caricamento troppo lunga.
Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, Doctor Who: The Edge of Time è molto piacevole e godibile. È nitido, chiaro e molto vicino a quello che si vede nella serie TV. Il TARDIS ed altri oggetti o personaggi sono ricostruiti alla perfezione. Gli effetti sonori sono davvero eccezionali, come anche il sound design, e le musiche sono riprese direttamente da Doctor Who (e questo non è assolutamente un male).
Forse il più grande nemico di Doctor Who: The Edge of Time è Doctor Who stesso. In molti momenti si ha proprio la sensazione di essere davanti ad un titolo VR dal potenziale parzialmente sprecato, ma capisco anche che soddisfare le enormi aspettative dei fan era quasi impossibile. The Edge of Time è grintoso ed abbastanza profondo, ma non corrisponde alla personalità, alla spavalderia o all’intuizione della serie tv.
Invece di cercare di realizzare qualcosa di originale ed innovativo, The Edge of Time si accontenta di portare gli elementi più funzionali ed iconici della serie direttamente nel vostro visore, nella speranza di conquistare i fan. Quindi, in conclusione, possiamo dire che Doctor Who: The Edge of Time è pressoché un nuovo episodio (un po’ più longevo) della serie TV, piuttosto che qualcosa che abbraccia completamente la piattaforma per cui è stato realizzato, condito da una realizzazione tecnica di buon livello. Peccato, inoltre, per il poco coraggio degli sviluppatori per quanto riguarda il gameplay.