Operazione nostalgia
Dragon Ball Z: Kakarot è stato senza dubbio accolto con entusiasmo: la possibilità di rivivere fedelmente la serie di Dragon Ball Z, condita con open world ed elementi RPG, ha fatto gola a moltissimi, noi in primis. La prima cosa che emerge con forza è l’estrema fedeltà all’opera originale: ogni dialogo e scena, a parte qualche piccola modifica per motivi di ritmo di gioco, sono ripresi con minuzia quasi maniacale dal lavoro di Toriyama, così come i suoni, le voci, gli effetti sonori, i colori ed alcune musiche. In secondo luogo, però, non si può fare a meno di notare una certa pigrizia nel lavoro effettuato da CyberConnect2, che sembra aver realizzato un prodotto che presenta qualche lacuna. Questo vale sia per quanto riguarda il lato tecnico che per la costruzione del mondo e delle attività laterali, facendo risultare il tutto un po’ troppo ripetitivo. D’altro canto, però, il fascino dell’universo e dei personaggi di Dragon Ball resta immutato e riesce in qualche modo a salvare la situazione.
Un tuffo nel cuore degli appassionati
Il nucleo energetico di questo titolo è, senza dubbio, la modalità Storia. Nel panorama videoludico del leggendario Sayan dal cuore puro, non è mai esistito un racconto più fedele di quanto Kakarot non regali. Ogni sfaccettatura, ogni singolo frame lievemente rimosso dal nostro cervello viene riprodotto in questo titolo. Tutti noi ricordiamo, a grandi linee, la storia di Dragon Ball Z, e sicuramente quando ne parliamo con gli amici i momenti salienti riaffiorano vividi tanto da emozionarsi ancora: come quel perfido Freezer scatenò l’ira di Goku; come Gohan, con un solo braccio, spazzò via Perfect Cell con una straordinaria Kamehameha, o gli epici scontri tra Gotenks, Vegeth e tanti altri contro Majin Bu. Ma se dovessimo ricordare per filo e per segno l’intero manga/anime, sarebbe davvero una sfida ardua. E allora, perché non riproporre la saga più famosa al mondo con un dettaglio spaventosamente ben realizzato? Detto, fatto. Il gioco parte con un Gohan piccolissimo, e introduce tutta una serie di personaggi e dialoghi che difficilmente ricordavamo. Se pensate che per arrivare allo scontro con Freezer, compiendo tutte le missioni secondarie, ci vogliono circa 20 ore, potete farvi chiaramente un’idea su quante cose ci siano da vedere. Aspetti che probabilmente avevate rimosso.
La sicurezza prima di tutto: gamplay classico
Leviamoci subito i sassolini dalla scarpa: In Dragon Ball Z: Kakarot non si è osato molto. Il gameplay, condito dai comandi più classici di qualsiasi picchiaduro, mira a regalare spettacolarità agli scontri senza dover impegnare troppo le mani del giocatore. Le migliori tecniche di combattimento degli altri giochi a tema Dragon Ball sono state prelevate ed inserite in questo titolo, che funziona ma non grida al miracolo. Interessante la possibilità di inserire aiuti al combattimento, dei combattenti di supporto, delle mosse speciali e delle trasformazioni. Se prendiamo in considerazione che, nel manga, per l’80% della sua durata volano solo botte e distruzione, sarebbe davvero fuori luogo aver preteso qualcosa di diverso da attacca, ricaricati, trasformati, uccidi. Questo non è un titolo per chi necessita di un picchiaduro, è un titolo commemorativo che pone lo sguardo solamente ad una nicchia (un’enorme nicchia, però) di fan che Dragon Ball ormai ce l’hanno nel sangue.
Verso l’infinito e oltre
Come da definizione, Kakarot è un action RPG, che però non può essere considerato a pieno un open world, poiché si tratta più che altro di una serie di mappe aperte abbastanza ampie ed esplorabili, con la possibilità di teletrasportarsi tra l’una e l’altra una volta scoperte grazie alla storia.
Le aree di gioco sono realizzate discretamente, anche se con una struttura un po’ ripetitiva (anche se sicuramente migliore di quelle vuote e completamente non interagibili di World Seeker), come d’altro canto è il mondo di Dragon Ball nel manga e nell’anime. Ovviamente, le zone in questione sono ricche delle cosiddette Sfere Z da raccogliere, che vi permetteranno di potenziare i personaggi: in questo senso interviene quindi la componente RPG un po’ risicata, che consta semplicemente nel poter migliorare le abilità tramite uno schema abbastanza classico di potenziamenti, alcuni dei quali potranno essere sbloccati solo dopo degli allenamenti speciali che potrete affrontare in zone specifiche della mappa. Sono diverse anche le missioni secondarie presenti, che vi permetteranno di interagire con storici personaggi della saga, anche se si riducono spesso ad attività simili tra loro e non particolarmente complesse. Tra le attività laterali possiamo inserire, oltre alla raccolta delle sfere, anche quella degli immancabili collezionabili (troverete delle chicche davvero belle che vi riporteranno indietro nel tempo).
Il lato tecnico di Kakarot è abbastanza altalenante: da un lato i modelli dei personaggi e la resa di scene e alcuni ambienti di gioco sono stupendi, dall’altro si può però notare una certa pigrizia soprattutto nella realizzazione di alcune cutscene, che risultano essere di qualità un po’ troppo bassa (soprattutto a livello di risoluzione). Qualche problemino c’è anche a livello di framerate, che in alcune situazioni zoppica abbastanza. Siamo purtroppo costretti a far notare come si sia verificato più di un crash della console, per la precisione su Xbox One X. La speranza è che il problema di overheating venga fixato al più presto. Il comparto sonoro è invece il fiore all’occhiello del gioco: musiche, suoni, voci, effetti sono tutti incredibilmente fedeli all’opera originale e danno un tocco fantastico all’esperienza di gioco.