Non è semplice, soprattutto in questo periodo, incontrare persone o gruppi che fanno piani per il futuro: piani ricchi di speranza, ma anche di impegno, sacrifici e soprattutto con i piedi per terra. Men che meno nel nostro ambito, quello videoludico. Conosciamo bene qual è la percezione che ancora esiste nel nostro paese sia del videogioco in sé, sia delle sue manifestazioni più agonistiche. In questo senso, siamo ancora in un limbo poco considerato e soprattutto poco tutelato, a livello legislativo da una parte e umano dall’altra. Sappiamo, purtroppo, anche quanto da questo punto di vista diversi paesi sono un passo avanti al nostro, che sia per lungimiranza degli sponsor, oppure per l’intraprendenza dei soggetti. Per questo motivo vogliamo parlarvi di una realtà italiana giovane ma determinata, che un passo alla volta sta cercando di fare rete e di dire la propria in questo labirintico universo con grande fiducia nelle sue enormi potenzialità: la 31a Divisione.
La 31a Divisione, che potete conoscere sui loro social (Twitch, FB e Instagram) e sul loro canale Discord, è una community di appassionati che nasce inizialmente per dedicarsi nella sua interezza a Battlefield 1. I membri fondatori sono: Giulio Berdini, Matteo Borghesani e Daniele Tognoni.
Nel corso del tempo però il gruppo si è allargato e ampliato, arrivando a includere altri titoli, come FIFA, Call of Duty, Rainbow Six e Sea of Thieves tra gli altri, e naturalmente Battlefield V, e ad accogliere membri da ogni parte d’Italia e di diverse estrazioni sociali. Quello che emerge in primo luogo di questa community è la voglia di rendere l’inclusività uno dei propri punti di forza, ma non solo: anche quello di promuovere e rendere reale le potenzialità educative e formative della persona che il medium videoludico può regalare. Le potenzialità di far crescere l’individuo e di fargli sviluppare le sue abilità. In questo senso quindi si inserisce l’elemento competitivo. La 31a infatti non è solo community, ma è anche eSports: il Team Vector è infatti il portabandiera del gruppo, che attualmente accoglie team che si dedicano al Pro Club di FIFA 21, a Call of Duty e alcuni dei migliori giocatori italiani del panorama competitivo di Battlefield V, in particolare su Xbox. Vi sorprenderà forse sentire quest’ultimo nome associato al competitivo, ma il movimento legato al gioco di EA e DICE è ricco e stratificato, con molte competizioni anche e soprattutto a livello internazionale. Ed è questo lo spazio che la 31a Divisione vuole cercare di occupare, in sinergia con altre realtà europee. Attualmente, se foste interessati, è in corso un Draft Tournament organizzato dalla CBE (Competitive Battlefield Europe) e sponsorizzato proprio dalla 31a. Ma il movimento è in subbuglio, perché l’uscita del nuovo Battlefield, prevista presumibilmente entro la fine dell’anno, potrebbe cambiare molte carte in tavola.
Il futuro
Ma a cosa punta una realtà di questo tipo? Mi sento di rispondere: a cogliere un’occasione. Un’occasione per il talento di molti ragazzi, che attualmente nel nostro paese fa fatica ad essere valorizzato soprattutto se parliamo di videogiochi e che potrebbero invece vederlo tramutarsi in un lavoro. Un’occasione per occupare una vera e propria “fetta di mercato” in cui si stanno già muovendo nomi importanti per quanti riguarda le sponsorizzazioni. Se però le realtà, come Qlash o Fnatic, sono potentemente focalizzate più sul contenuto (quindi Twitch e Streaming), la 31a vuole esserlo sul puro competitivo, nel poter stipendiare i propri atleti che partecipano a competizioni di alto livello. Atleti sì, perché è di quello che stiamo parlando: una società sportiva che crede nei propri atleti e nei propri Team e che vuole dimostrare che vale la pena investire in questa realtà.
Ma perché Battlefield come gioco di punta? Ci sono più risposte a questa domanda: la prima e più logica è che “competere” in un titolo così seguito come Call of Duty, soprattutto per una realtà al momento minore è quasi impossibile. Quindi perché non occupare una fetta di competitivo che ha molto da offrire, soprattutto ai giocatori italiani? Naturalmente Battlefield V, come probabilmente sarà anche il prossimo, è molto diverso da Call of Duty: si focalizza maggiormente sul gioco di squadra e meno sul numero di kill a sulla loro spettacolarità. Se però darete una chance a un match competitivo proprio di Battlefield, ne scoprirete la potenzialità (vista anche la presenza della modalità “spettatore” e della possibilità di fare delle vere e proprie telecronache dei match).
Per la cronaca, pochi giorni fa si è tenuta la finale del BFNations (il mondiale) di Battlefield V Italia vs USA, in cui nella squadra italiana erano presenti ben 4 giocatori della 31a che militano nel team Vector, oltre al coach uomo de b0schi che è stato scelto proprio come coach della nazionale: Extreme Salvo, Wolliersafe1, Moscatobf1 e Bfsimons. Finale purtroppo persa di pochissimo, ma in cui l’Italia ha fatto un figurone.
Non sarà semplice arrivare ai livelli che si pone la società ma l’obiettivo di autosostenersi è più realistico di quanto possa sembrare: ora è tutto nelle mani dei ragazzi, che dovranno dimostrare quanto valgono e, soprattutto, di gestire la pressione. Non ci si arriva con uno schiocco di dita, ma con l’impegno e il sudore della fronte e la voglia di coltivare il proprio talento. Un passo alla volta, come mi piace dire.
Ci sentiamo quindi di seguire molto da vicino questa realtà, e di tifare soprattutto per il suo successo, e il nostro invito è che facciate lo stesso. Aspettatevi quindi di saperne di più nel prossimo futuro, perché l’avventura è appena cominciata.