Ho passato una settimana intera su Ghost of Tsushima, l’ultima grande esclusiva per PlayStation 4, e credo di poter scrivere questa recensione senza grossi rimpianti. I ragazzi di Sucker Punch hanno messo tutto l’amore che avevano in corpo per creare un gioco orientalissimo fatto da occidentali, ma ci sono riusciti solo per metà. Vediamo insieme i motivi.
Una grande storia di vendetta
Il nostro protagonista, Jin Sakai, di un’importante famiglia dell’isola di Tsushima, si ritrova, insieme a tutti gli altri samurai dell’isola, sulle coste di Kamoda, faccia a faccia con l’impero mongolo e Khotun Khan, pronti a darsi battaglia. Lo scontro vede i samurai distrutti completamente, a causa della mancanza completa di onore da parte del nemico. Se i primi sfidano a colpi di katana e frecce gli avversari, i secondi sfruttano lance, catapulte, una specie di cannoni e molti altri strumenti sconosciuti all’onore dei samurai. Uno dei pochissimi sopravvissuti a questa disfatta è proprio Jin il quale, grazie all’aiuto di una ladra, Yuna, riesce a salvarsi e, con le ultime sue forze, attacca la roccaforte dove si è fermato il Khan con l’obiettivo di ucciderlo e di salvare suo zio, lord Shimura, nonché protettore di Tsushima. Jin viene sconfitto dal Khotun Khan e gettato in mare.
Ancora una volta il nostro protagonista riesce a salvarsi e con l’aiuto di Yuna e di altri personaggi decide di riorganizzarsi, tornare in forze e sconfiggere definitivamente i mongoli ed il suo capo. Ma per farlo Jin dovrà sempre più allontanarsi dalla Via della Spada e abbracciare ciò che sta diventando agli occhi del popolo, lo Spettro. Un essere sempre più leggendario che sfrutta la principale forza dei nemici contro loro stessi, la paura. Il titolo del videogioco è esemplificativo, Ghost of Tsushima, un percorso tortuoso che porterà l’ultimo erede della famiglia Sakai a uccidere nell’ombra, utilizzare veleni e sabotare le stesse armi nemiche.
La narrativa in sé del titolo è buona, ben raccontata e coinvolgente, soprattutto nella parte iniziale e finale. In mezzo vi è l’apertura dell’open world e, quindi, una diluizione della trama che potrebbe far storcere il naso a diversi giocatori. Quello che però a me è dispiaciuto di più è relativo a qualche caduta di stile da parte dei ragazzi di Sucker Punch che, pur mettendocela tutta, si vede non essere giapponesi. A volte, infatti, ci saranno alcuni personaggi che appoggiano la mano sulla spalla di un altro o altre piccolezze che nell’epoca in cui è ambientato il titolo, ovvero intorno al 1270, erano impensabili. Anche una delle battaglie finali non mi ha lasciato colpito facendomi giungere alla conclusione che rigiocherei Ghost of Tsushima più per il suo gameplay e la sua gestione dell’open world che per la trama scritta dal team statunitense. Risulta un peccato non poter prendere delle decisioni nel corso del gioco, considerando anche che il team è reduce da tre InFamous che facevano delle scelte il loro marchio di fabbrica, ma non può essere considerata una vera e propria mancanza, più una scelta che può essere condivisa o meno.
Meccaniche classiche per uno stealth antiquato
Inizio subito con il problema più grande che ha Ghost of Tsushima: l’impossibilità di divertirsi giocando in stealth. Ciò è dovuto a diversi fattori: innanzitutto un’IA dei nemici che si può riassumere con “imbarazzante”; un level design che, per forza di cose, non stimola l’approccio stealth; l’assenza completa di qualcosa di innovativo in questa meccanica che faccia venir voglia di giocare in furtività; e, al contrario, un combat system katana alla mano molto più divertente, stimolante e accattivante. Come scritto sopra, se la volontà di Sucker Punch era quella di portare non solo il protagonista da una vita di onore a una da Spettro ma anche il giocatore, non è concepibile creare una meccanica in questo modo. Considerando anche che il titolo è un’esclusiva e dovrebbe essere il fulcro dell’esperienza. In una quindicina di persone presenti in redazione che stanno giocando al titolo nessuno, e dico NESSUNO, sta facendo una singola missione in stealth qualora possibile.
L’IA non reagisce agli stimoli, si può correre in faccia al nemico e comunque si riuscirà a fare un’uccisione silenziosa, qualora venissimo scoperti basterà nascondersi per un minuto nell’erba alta e tornerà tutto com’era prima e, come se non bastasse, avremo moltissimi modi per uccidere, dall’arco alla cerbottana, dai kukri alle bombe. Un’arsenale che io personalmente non ho quasi mai usato.
Combat system molto divertente
Parlando del combat system di Ghost of Tsushima ci sono varie cose da dire. Il nostro Jin avrà a disposizione diverse stance o Forme, ognuna utile contro uno specifico nemico. Queste posture saranno sbloccabili man mano e risulteranno fondamentali per rompere la guardia ai nemici per poterli attaccare e uccidere. Oltre ad un attacco leggero ed uno pesante il protagonista potrà parare o schivare i colpi avversari. Con una parata perfetta potremo, con una specifica abilità, rompere la guardia al nemico ed eseguire un attacco critico e lo stesso vale con la schivata perfetta. Avendo parlato di abilità è meglio dirlo subito: ogni punto abilità acquisito potrà essere speso come meglio si crede, tra nuovi attacchi per una determinata Forma, potenziare i gadget dello Spettro, sbloccare o potenziare delle skill attive o passive da samurai o da approccio furtivo o migliorare il Vento Guida che vedremo fra poco.
Il combat system è sicuramente divertente e appassionante, peccato che non ci sia la possibilità di smembramento se non solo con un paio di abilità e una telecamera da rivedere quasi in toto. La scelta di non poter lockare un nemico la capisco, ma se per caso durante uno scontro con più nemici (ovvero il 98% delle volte) avremo degli alberi o qualche altro ostacolo in quella zona la telecamera diventerà la nostra peggiore nemica, un po’ come accade con i vari Dark Souls. Fortunatamente, in Ghost of Tsushima, pochissime volte dovremo combattere in spazi ristretti, ma quelle poche volte risulterà un’impresa uscirne vivi. In tutto ciò però non si può non lodare il lavoro del team statunitense che ha creato un action, con una punta minuscola di GDR, godibilissimo, anche senza superpoteri. Emblematica è la meccanica del confronto, ovvero la possibilità di uccidere uno o più nemici ad inizio scontro invitandoli ad affrontarci. Basterà tenere premuto triangolo e rilasciarlo al momento giusto per un’uccisione istantanea.
Un open world stimolante
L’isola di Tsushima è bellissima da esplorare. Vi sono numerosi punti d’interesse, ognuno con un proprio scopo e praticamente tutti utili al gameplay. Gli altarini dove vi porteranno le volpi serviranno inizialmente per sbloccare nuovi slot dove inserire gli Amuleti, ovvero delle abilità passive tipiche da gioco di ruolo che vi aumenteranno diverse caratteristiche (dall’attacco in mischia, al danno delle frecce fino alla velocità con cui vi vedranno i nemici in modalità stealth e molto altro) per poi, una volta sbloccati tutti gli slot, sbloccare e migliorare due Amuleti speciali.
In Ghost of Tsushima troverete dei luoghi dove spezzare i bambù con una combinazione di tasti per aumentare le barre di determinazione, utile a curarsi durante i combattimenti e a utilizzare determinate skill. Sono presenti anche delle piccole terme che vi aumenteranno la salute. Degli Altari dell’Onore per sbloccare varie skin della katana. Dei luoghi per comporre degli haiku, tipiche poesie da tre strofe, che vi daranno delle fasce da poter indossare. In giro per la mappa potrete trovare dei vessilli dei vari clan di samurai che, se portati ad uno specifico NPC, vi farà no ottenere delle selle per il vostro destriero. Nei cimiteri troverete dei grilli chiusi in gabbia che sbloccheranno delle musiche da suonare con il vostro flauto che vi permetteranno di cambiare il clima presente sull’isola. I fari da accendere per ottenere dell’esperienza e rimpolpare la voglia di rivalsa dei vostri compaesani.
Per non dimenticare i soliti avamposti dove troverete dei capitani che, mano a mano che li ucciderete, vi sbloccheranno le varie Forme e, in ogni roccaforte, troverete o delle Testimonianze o dei manufatti mongoli per approfondire la lore del gioco (nonché per inserire un qualche trofeo in più). Una volta sconfitti tutti i nemici otterrete un po’ di esperienza e renderete visibile la mappa in quell’area, con i vari punti d’interesse del caso.
Oltre alle missioni principali vi sono anche quelle secondarie che si possono dividere tra “one shot” e racconti. Le prime sono proprio tipiche missioni secondarie che vi vengono date da un NPC casuale, mentre le seconde sono una serie di missioni secondarie utili per scoprire i personaggi comprimari presenti in Ghost of Tsushima ed esplorare in lungo e in largo la mappa del gioco. Vi sono, infine, i Racconti Epici, utili per sbloccare delle mosse speciali o un’armatura o dei gadget particolari. Anche queste missioni sono abbastanza lunghe ma altrettanto stimolanti e ben raccontate.
Per finire la katana, nonchè l’arco e le varie armature presenti nel gioco sono rinforzabili per aumentarne l’efficacia. Le armature hanno tutte tre abilità ed ogni volta che si potenzia si migliorerà una specifica skill, in ordine. Solo le armature hanno le abilità e non le maschere o i copricapi e non si potranno spostare le varie skill o cambiare l’estetica di Jin senza variare le suddette. Un vero peccato perché, almeno io, mi sono ritrovato ad utilizzare le stesse due armature anche se alcune altre le trovavo più belle.
Un comparto tecnico buono ma non eccelso
Inizio dicendo che trovo obbligatorio giocare il titolo in lingua giapponese con sottotitoli in italiano, anche se il lip-sync è comunque basato su quello inglese. Il doppiaggio è sicuramente buono ma, personalmente, non riesco a non ridere vedendo dei personaggi palesemente orientali parlare perfettamente la nostra lingua. Le musiche sono strepitose così come gli effetti, tra le tempeste, i vari rumori dovuti a dove poggiano gli zoccoli, gli uccellini e tutte queste piccolezze. Di altissimo livello è anche il comparto artistico: viaggiare per Tsushima in groppa al nostro cavallo in mezzo ad una foresta o lungo una distesa di fiori è incredibile. Ogni paesaggio, ogni tramonto, ogni sguardo spruzza amore e bellezza. Menzione d’onore per la Modalità Foto e la Modalità Kurosawa. Con la prima sarà possibili creare delle vere e proprie opere d’arte da mettere come sfondo per il desktop, con la seconda, invece, ci tufferemo in un vero e proprio film diretto dal maestro, con questo filtro in Bianco e Nero reso in maniera sublime e perfettamente inserito in quest’opera.
Anche il lavoro svolto in fase di ottimizzazione è incredibile. Sulla mia PS4 Pro i caricamenti dei viaggi rapidi durano tra i 3 e i 10 secondi al massimo e, se impostato in “ottimizzazione frame rate”, non ho visto quasi nessun calo se non in pochissimi frangenti. E ho giocato il titolo per almeno 50 ore se non di più. Il problema nasce quando (e se) uno va a vedere il pelo nell’uovo. Diversi open world di anni fa sono meglio realizzati tecnicamente, sia in ambito esclusive che multipiattaforma. La grafica di Horizon Zero Dawn e di Spider-Man o di The Witcher 3 e di Red Dead Redemption 2 è più “bella” di quella di Ghost of Tsushima. Alcune ombre, la ripetitività degli ambienti interni, il fuoco, la compenetrazione del cavallo e del personaggio in alcuni alberi e qualche altro dettaglio.
https://youtu.be/Vt-8RG1jxzg
In conclusione
In conclusione io, con Ghost of Tsushima, mi sono divertito tantissimo. Non è di certo la migliore esclusiva PS4 o il miglior gioco della generazione, ma un ottimo titolo per chi volesse un action, con una spruzzatina di GDR, open world con un combat system sicuramente divertente e appassionante. L’amore con cui è stato realizzato il gioco è palpabile e si capisce da ogni pixel. L’open world è ben fatto e stimolante da esplorare. Ci sono alcune incertezze nella trama e una IA deficitaria per quanto riguarda le meccaniche stealth ma per il resto Ghost of Tsushima è un buonissimo titolo che vi porterà via, se siete amanti del genere e chiuderete mezzo occhio, decine e decine di ore. Sucker Punch ha fatto un buon lavoro ma non ottimo come si poteva sperare.