Huntdown è un altro grande simbolo di un importante momento di ritorno al passato nel mondo videoludico. Nelle ultime settimane infatti si è notato, attraverso la pubblicazione di giochi come Streets Of Rage 4 oltre che del titolo che stiamo per recensire, un comeback dei giochi a scorrimento in 2D, un genere mai tramontato ma che in questo periodo è particolarmente tenuto in considerazione, in quanto ancora in grado di sfornare grandi perle.
Huntdown non fa eccezione: il gioco di Easy Trigger è infatti la sintesi perfetta di questo periodo. Sparatorie, pixel art, grafica 2D, mondo cyberpunk gestito da megacorporazioni, nemici svitati e difficili da buttare giù… Insomma, il mix perfetto per una ricetta perfetta.
Huntdown è disponibile su tutte le piattaforme: PC, PS4, Xbox One e Nintendo Switch, ma la nostra prova è avvenuta sulla console di casa Sony, ossia la mia cara e vecchia PS4 base.
Il gameplay
Come detto, il titolo di Easy Trigger vi porterà in un mondo cyberpunk, dove le megacorporazioni gestiscono tutto. Nei quartieri più bassi della città però si sono formate delle gang criminali, che ovviamente rendono difficile la vita ai poveri malcapitati e si fanno le leggi da soli. In Huntdown andremo ad interpretare un mercenario, chiamato dalla polizia per aiutare a sgominare queste bande e riportare l’ordine. All’inizio del gioco potrete scegliere tra tre opzioni di personaggio, scelta che influenzerà il vostro arsenale: potremo infatti selezionare un personaggio tra Anna Conda, John Sawyer e Mow Man. Ognuno di questi personaggi possiede un arsenale unico, ma va detto che le differenze si fermano praticamente qui. anche se la loro presenza aggiunge un certo elemento di rigiocabilità. Nell’avventura vi troverete ad affrontare quattro bande, e ognuna di queste ha quattro boss, per un totale di sedici livelli. Ognuno di questi boss è abbastanza differenziato, e alcuni sono davvero molto belli da vedere, in quanto sono personaggi ben caratterizzati e sapranno anche mettervi in difficoltà.
Passiamo ora invece al vero e proprio gameplay. Huntdown è estremamente semplice: spara o muori. A differenza di grandi classici dello sparatutto 2D quali Metal Slug (e qui il mio cuore si riempie di gioia anche solo nel citare un gioco del genere), in Huntdown non potrete sparare in alto o in basso, ma solo davanti a voi. Questo rende il gameplay ancora più semplice e lineare, ma sarà fondamentale per sopravvivere sfruttare le coperture e il dash in avanti, che vi rende invulnerabili. Per coperture si intendono casse piazzate a terra, ma anche vere e proprie rientranze nei muri: nelle situazioni più concitate sono una vera e propria salvezza, anche perché in alcuni momenti i controlli tendono ad essere un po’ “legnosi”, e quindi è sempre bene partire con una strategia, e non ad armi spianate (come piace fare a chi vi scrive e si è ritrovato a morire malamente più di qualche volta).
A livello di difficoltà, potrete scegliere tra quattro diversi livelli, e sono tutti abbastanza bilanciati: solo in alcuni frangenti, e come detto senza valutare bene le proprie azioni, la difficoltà si alza in maniera eccessiva. Ma, come sempre, un po’ di sano trial and error vi permetterà di capire dove sbagliate e quindi a passare la sezione senza grossi problemi.
Huntdown prende a piene mani dai grandi classici, come il già citato Metal Slug, come ad esempio il fatto che, nel corso dei livelli, vi capiterà ogni tanto un drop di armi speciali, che vi aiuteranno a distruggere chiunque vi si parerà davanti. Mitra, fucili automatici, lanciagranate, ma anche armi melee come mazze da baseball e piedi di porco, insomma, un vero e proprio arsenale da battaglia. I nemici sono molto vari, e variano a seconda dell’arma che utilizzano, ma ci sono anche cani da caccia, e molte sezioni in cui vi arriveranno addosso nemici speciali, che dovrete imparare quanto prima ad affrontare, altrimenti sarà difficile proseguire. Huntdown è giocabile in co-op, ma questa opzione è disponibile solo in locale: manca infatti la co-op online, e questo è un elemento che fa sentire la sua mancanza: sarebbe stata una feature gradita.
Effetto nostalgia
Huntdown pone in netta evidenza questo fattore: la nostalgia. Da quanto vi ho descritto sopra risulta chiaro ed evidente come i ragazzi di Easy Trigger abbiano voluto puntare fortemente su un pubblico adulto, abituato a spendere cento lire su cento lire in un cabinato, inserendo però chiaramente anche delle novità legate ai tempi moderni. I personaggi sono delle chiare ed evidenti citazioni ai protagonisti di grandi opere di fantascienza degli anni 80 quali Blade Runner, e lo stesso vale per il gran numero di nemici presenti nei livelli. Anche la trama, che è solamente accennata, è un chiaro richiamo a quel tipo di film. Non si può negare che il 2020 sia l’anno del cyberpunk.
Huntdown vi terrà impegnati per circa 4 o 5 ore, che però possono essere triplicate, se pensate di giocare il titolo con gli altri personaggi, oppure possono diventare molte di più se decidete di giocare su più livelli di difficoltà. Le caratteristiche per darvi soddisfazione ci sono tutte: gameplay semplice ma comunque difficile da gestire, pixel art, musica elettronica… Insomma, se siete giocatori di vecchia data, amanti dei cabinati degli anni ’80, allora Huntdown è un gioco che vi consiglio caldamente. Se siete dei fan più giovani e freschi, Huntdown resta un gioco consigliato, perché sa intrattenere e divertire in poche semplici mosse.