Un cast di assoluto livello, un’America che mette in mostra il lato più oscuro di sé stessa, una regia dinamica e innovativa rendono Hunters, serie TV disponibile ora su Amazon Prime Video, uno dei titoli da non perdere per nessun motivo, specie in questo periodo frastornato e “impanicato”, dove molti si rintanano in casa per godersi il lusso dell’home demand, vuoi per il clima ancora abbastanza ostico, vuoi per le vicende note a tutti.
Come detto, l’America di Jimmy Carter è il teatro principale di questa serie, con la fine degli anni Settanta come sfondo e i grandi brani dell’epoca come sottofondo musicale. Jonah (Logan Lerman) è un giovane newyorkese di Brooklyn di origini ebraiche che, come molti suoi coetanei, vive la sua era in mezzo a interrogativi esistenziali e piccoli traffici di marijuana, tra una relazione multietnica e qualche rissa qua e là. Tuttavia, la lettura che si ha da subito sul personaggio è molto meno confusa di quanto non sembri in apparenza. Jonah non è né un violento né un gangster di strada, ma più semplicemente un giovane ebreo che vive con la nonna (sopravvissuta ad Auschwitz) e che tenta di sbarcare il lunario in una New York già abbastanza agitata per le proteste dei fratelli di colore e la delinquenza che è, ormai, ben radicata nella Grande Mela dell’epoca.
La sua storia parte dunque da qui, ma il suo destino lo porterà molto più in alto di quanto non si possa immaginare: per una serie di motivi che non posso e non voglio rivelare, si troverà ben presto invischiato in una guerra molto pericolosa, ma allo stesso tempo appagante per il protagonista e chi gli sta intorno. Almeno in apparenza. La caccia al nazista epurato, riscattato e “ripulito” dopo le atrocità ed i crimini commessi più di vent’anni prima è in fondo il vero perno dell’intera serie. Sarà questa, quindi, la linea che collegherà i vari personaggi (tutti molto belli e molto ben strutturati nell’arco della stagione): questa “caccia” degli Ebrei ai reduci del Reich ci porta dentro un mondo ben congegnato, tanto duro quanto risolutivo, che però non tralascia mai l’aspetto emotivo delle azioni.
Il giovane e ancora ignaro cacciatore si imbatterà in una serie di variopinti personaggi, dal magnate e filantropo Meyer (Al Pacino) alla brava e ligia poliziotta FBI Millie (Jerrika Hinton), portandoci dentro questa nuova guerra, che prevede enormi sacrifici da parte di tutti. L’escalation di violenza e follia è tutto quello che i nostri occhi vorranno vedere, spingendoci a guardare la serie con una velocità disarmante, tempo permettendo ovviamente, visto che le puntate sono dieci della durata di un’ora ciascuna. Io l’ho vista in tre giorni e vorrei già la seconda stagione, anche se presumibilmente non arriverà prima dell’anno prossimo, dato che la serie è uscita il 20 di febbraio.
Due parole di merito vanno spese per la regia: è, semplicemente, davvero di grande qualità. Quest’opera è ben fatta sia sotto l’aspetto della fotografia, che per quanto riguarda il taglio che la regia offre. Dal mash-up di vari stili ai momenti splatter, è tutto ben curato e invoglia lo spettatore a guardare con interesse, rendendolo certo del fatto che qualcosa di spettacolare succederà da un momento all’altro. Alcuni momenti vi rimarranno impressi nella mente per lo loro creatività, per la qualità con la quale vengono proposti al pubblico, oppure semplicemente per la denuncia sociale che vogliono fare di un sistema troppo complice di certe azioni.
Perché guardarla:
- Cast di qualità.
- Storia ben scritta.
- Enfasi tra spettatore e personaggi.
- Possibilità di una discreta longevità temporale.
- Colpi di scena a gogò.
Perché non guardarla:
- Se siete dei discendenti del terzo Reich o dei fan del genere, potrebbe non piacervi.
- A volte il racconto introspettivo dei personaggi rallenta un pochino il ritmo, altrimenti incalzante.