Ci sono film fatti per il puro intrattenimento, per passare in allegria il sabato sera, che non hanno pretese o messaggi di alcun tipo da trasmettere. Ce ne sono altri invece che smuovono le coscienze, il cui obiettivo è richiamare l’attenzione su situazioni e ingiustizie che non ci si aspetta ai giorni d’oggi.
“Il diritto di opporsi” di Destin Daniel Cretton, prodotto dal due volte nominato agli oscar Gil Netter – “The Blind Side” e “Vita di Pi”- appartiene alla seconda categoria.
Tratto dal libro dello straordinario avvocato statunitense Bryan Stevenson “Just mercy”, questo film è un ottimo esempio di cinema civile e politico che vuole denunciare la discriminazione e il malfunzionamento di un sistema giudiziario di cui ancora oggi molti innocenti pagano le conseguenze.
Trama
Bryan Stevenson è un giovane avvocato di colore, appena uscito da Harvard, che avrebbe tutte le carte in tavola per lavorare nei più prestigiosi studi di avvocati del Massachusetts; ma sceglie di seguire un’altra strada. Decide di trasferirsi nel profondo Sud in Alabama per fondare l’associazione no-profit Equal Justice Initiative -EJI- per dare assistenza legale gratuita a chi non può permettersela.
Il suo punto di partenza sono i detenuti nel braccio della morte dell’Holman State Prison e tra i suoi primi clienti, entusiasti di ricevere una vera assistenza per la prima volta, spicca l’afro-americano Walter McMillian. L’uomo, conosciuto da tutti come Jhonny D., nel 1986 è stato accusato di aver ucciso una giovane ragazza bianca, Ronda Morrison, e l’unico testimone chiave dell’accusa era un piccolo criminale di nome Ralph Meyers che aveva fornito una testimonianza irrealistica e piena di contraddizioni. Dopo tutti gli anni passati in prigione Walter ha perso ogni speranza e il giovane avvocato si troverà a dover combattere contro un sistema estremamente ingiusto per difendere l’innocenza dei suoi clienti, in una società ancora troppo razzista e imparziale di fronte chi è più svantaggiato.
Regia e sceneggiatura
“Il diritto di opporsi” è il terzo lungometraggio del regista statunitense Destin Daniel Cretton che nella sua giovane carriera ha già collaborato con attori di alto livello come Naomi Watts e la stessa Brie Larson che ha preso parte a tutti i suoi lavori. Anche in questa sua opera ha svolto un ottimo lavoro, rispettando eccezionalmente i tempi della narrazione senza incorrere in frettolose conclusioni ma anzi, dando il giusto spazio a tutti i personaggi e alle loro personali battaglie rispettando un’andamento molto più rilassato, quasi da documentario.
Il film, visto dal punto di vista dell’avvocato Stevenson, non si concentra solamente sul caso di McMillian ma anche su quello del veterano di guerra Herbert Richardson interpretato magnificamente da Rob Morgan (Mudbound). Mantenere in piedi due storie estremamente toccanti e complesse poteva rivelarsi un’ardua impresa, ma il regista è stato abile nel gestire i tempi di entrambe, portando alla luce i sentimenti e lo struggimento di personaggi così diversi ma al contempo legati ad uno stesso triste destino.
Punto forte della pellicola sono inoltre i dialoghi curati dal regista stesso e dallo sceneggiatore Andrew Lanham. I due hanno lavorato a stretto braccio con l’avvocato Bryan Stevenson e con il suo staff dell’Equal Justice Inititative, per dar vita ad un prodotto cinematografico di grande spessore e significato. Le battaglie legali e gli scontri di ideali portati in scena dagli attori non hanno l’obiettivo di trovare il cattivo o il buono nella storia, ma di aprire gli occhi su un razzismo latente che ancora dilaga tra le prigioni in America nei confronti di chi è penalizzato da un diverso colore della pelle o da una precaria condizione economica.
Cast
Il ruolo dell’avvocato , protagonista del film, è ricoperto dal duro dal cuore tenero Michael B. Jordan che ha abbandonato i costumi del pugile Adonis Creed per un ruolo di cui si è dimostrato adeguatamente all’altezza. Il giovane attore ha saputo mettere in luce la sensibilità e l’empatia di un avvocato che volontariamente decidere di farsi coinvolgere e di prendere a cuore ogni suo cliente apparendo però un po’ ingessato e rigido soprattutto nelle sequenze in aula di tribunale.
Il suo personaggio è affiancato dalla psicologa Eva Ansley, interpretata da Brie Larson, la cui presenza però è estremamente marginale e la cui essenza sembra non spiccare mai dal volto dell’attrice premio oscar per Room.
Eccezionale la performance di Jamie Foxx, volto di Walter McMillian. L’attore, già premio Oscar per la straordinaria interpretazione di Ray Charles in “Ray”, ha dato ulteriore prova delle sue doti recitative impersonando un uomo senza speranza, la cui dignità e personalità sono stati annientati dai pregiudizi e dalla menzogna. Foxx è riuscito in primis a trasmettere la fierezza e la straordinaria bontà di un uomo non limitandosi a riportarne solo la sofferenza e la disperazione.
Un ulteriore menzione va fatta per la prova recitativa di Tim Blake Nelson, irriconoscibile nel ruolo Ralph Meyers, il criminale che ha testimoniato contro McMillian. Punto di forza è l’indescrivibile somiglianza con il vero personaggio di cui l’attore ha studiato nei minimi dettagli le movenze e il modo di parlare per esserne il più fedele possibile. Tutti i tic e le cicatrici nell’animo e nel corpo sono state riportate minuziosamente per mostrare la fragilità e le debolezze di un uomo sopraffatto dal potere di un sistema corrotto, senza scendere nel ridicolo o nel grottesco.
Conclusioni
“Il diritto di opporsi” è un film potente, capace di emozionare e di far riflettere con personaggi e vicende che resteranno nel cuore. Sposta l’attenzione su disparità che si tenta di ignorare e lascia sorpresi il fatto che questi eventi siano accaduti solo negli anni novanta e che ancora oggi l’associazione EJI continua a scagionare uomini innocenti a cui gli anni rubati in prigione non verranno restituiti mai più.