Route 59, team indie australiano con sede a Melbourne, ha rilasciato lo scorso 22 Luglio Necrobarista, su Steam, GOG e Apple Arcade. Tale titolo arriva sugli store digitali grazie al lavoro del suo studio di sviluppo, il quale nel mettere a frutto l’esperienza maturata in progetti passati in un tentativo di fare un salto di qualità. Fortunatamente, tale obbiettivo non si è retto solo sulle sue gambe, ma ha ricevuto il supporto dell’editore Coconut Island Games e del distributore giapponese Playism, responsabile della pubblicazione di altri titoli tra cui La-Mulana 2. Ad ogni modo la storia segue le vicende del café “Capolinea”, il cui nome deriva dal fatto che sia un ponte tra il mondo della vita e quello della morte.
In questo limbo tra una tazza di caffè e un drink conosceremo un gruppetto di personaggi assai divertenti che popolano il locale. In particolare, abbiamo Maddy, irritabile barista e nuova proprietaria del Capolinea, aiutata da Chay, suo mentore ed ex proprietario del locale, e da Ashley, piccolo genietto della meccanica. Tutti e tre lavorano fianco a fianco, servendo qualsiasi cliente. L’unica differenza è che le anime dei morti possono sostare nel cafè per un massimo di 24 ore, prima di passare definitivamente oltre.
Narrazione
Siccome possiamo avvicinare questo videogioco al canone delle visual novel, la trama, i personaggi e lo stile “nipponico” onnipresente rivestono un ruolo centrale nell’esperienza di gioco. All’interno della propria partita si vivrà una storia assolutamente lineare totalmente sprovvista di un qualsiasi finale alternativo, anche se si avrà la possibilità di rigiocare i vari capitoli già completati. Come prevedibile per una produzione di questo tipo, la narrazione si dipana attraverso una grande quantità di dialoghi privi però doppiaggio, accompagnata da scene dal forte stile da “anime”. Più nello specifico, tale caratteristica è ravvisabile nell’uso di cambi di inquadratura, della telecamera mobile e nella caratterizzazione dei personaggi che si avvale di schemi cari alla tradizione delle produzioni nipponiche. Tuttavia, seppure presentano una natura tutt’altro che originale, non mancheranno dialoghi e scenette che sapranno strappare più di un sorriso al giocatore.
Gameplay
Per la maggior parte della propria partita si cliccherà il tasto sinistro del mouse per far avanzare le scene e i dialoghi, i quali presentano anche una traduzione in italiano. Quest’ultima purtroppo non è esente da alcune imperfezioni, ma allo stesso tempo questo aspetto non intacca in maniera profonda la comprensione delle molte righe di testo. Ogni capitolo si chiude con dei siparietti divertenti di un trio di robottini costruiti da Ashley, che daranno vita a discorsi su temi diversi tra loro. A queste parti segue una schermata, in cui scegliere sette parole, segnalate in giallo nei dialoghi delle sezioni precedenti. Ognuna di queste scelte permettono di ottenere dei simboli, con i quali si possono sbloccare approfondimenti e ricordi che approfondiscono maggiormente la conoscenza degli abitanti del cafè.
Gli unici momenti veramente “interattivi” sono legati alle meccaniche appena citate. Infatti, una volta compiute le scelte delle parole, ci si può spostare all’interno del locale alla ricerca di oggetti, collegati proprio ai ricordi sopra descritti. Un espediente assai semplice che sancisce il passaggio da un capitolo e l’altro, nascondendo una natura quasi duplice. Se da un lato risulta un elemento azzeccato dal punto di vista narrativo, d’altra parte non cela sezioni non proprio riuscitissime dal punto di vista realizzativo, funzionali solo allo scopo di presentare delle storie parallele.
Grafica
La grafica di Necrobarista non è allo stesso livello di produzioni odierne tanto da poter essere accostata ad un gioco della passata generazione console. I modelli poligonali risultano abbastanza spigolosi così come le animazioni appaiono un po’ legnose, ma dal punto di vista estetico il tutto è pervaso da uno stile “anime quantomeno caratterizzante. Analizzando il comparto sonoro, va sottolineato che mancano completamente le voci dei personaggi, perciò l’audio del gioco si compone principalmente delle melodie della colonna sonora. Quest’ultime risultano azzeccate anche se non memorabili e testimoniano l’esperienza di Kevin Penkin, compositore anglo-australiano che ha lavorato alle musiche di altri videogiochi come Norn9.
Conclusioni
In sostanza, il videogioco si presenta come una visual novel che si sorregge principalmente sul proprio comparto narrativo. D’altronde ciò non rappresenta una vera novità dato che esistono produzioni simili che addirittura trattano gli stessi argomenti in maniera differente. In effetti Necrobarista sfiora ma non raggiunge l’impatto narrativo di altri suoi simili anche a causa di scelte che hanno comportato l’assenza di alcuni meccanismi che avrebbero giovato al titolo. Ad esempio, sarebbe stato assai gradito l’introduzione della possibilità di interagire con i dialoghi in modo anche da influenzare lo svolgersi della trama. Del resto uno stratagemma di questo tipo avrebbe sia aumentato la rigiocabilità del titolo che l’impatto della narrazione. Ad ogni modo, Necrobarista sa come valorizzare i suoi aspetti positivi, come l’ambientazione bizzarra o la stravaganza dei personaggi e dei dialoghi, rimanendo dunque opera assai gradita agli amanti di questa tipologia di prodotti.